SETTORE SCUOLA
Quadro di insieme
Il settore scuola è attualmente alle prese con 3 questioni di natura legislativa e sindacale con numerosi nodi di intersecazione reciproca.
La Riforma Moratti (L.53/03; Dlgs. 59/04)
Lasciando ad altra trattazione gli aspetti di natura strettamente pedagogico-didattica, vanno invece qui evidenziate alcune rilevanze:
gli effetti sulla riduzione della spesa tramite il taglio degli organici e la ristrutturazione gerarchica dell'organizzazione del lavoro nelle singole scuole;
la conseguente contrazione del tempo-scuola, con l'introduzione di insegnamenti opzionali e facoltativi a scelta delle famiglie, quale corridoio di accelerazione verso la mercificazione delle proposte formative della scuola della repubblica;
il declino della scuola della repubblica come istituzione dedicata alla formazione, in presenza del proporsi e realizzarsi dei luoghi della produzione capitalistica come luoghi in cui si esplica la formazione stessa.
Il federalismo ed il ddl sullo stato giuridico
L'attribuzione alle Regioni del potere di organizzazione in materia di istruzione conferma la tendenza dello Stato a devolvere a livello periferico la responsabilità e la gestione della scuola, trasformandone così la natura di istituzione universalistica in servizio regionale regolato da criteri di sussidiarietà ed economicità. Che i lavoratori della scuola diventeranno progressivamente prima dipendenti delle Regioni e poi delle singole istituzioni scolastiche è cosa del tutto coerente con il quadro legislativo introdotto dalla riforma del Titolo V della Costituzione e dalla devoluzione di ispirazione leghista.
Si interseca strettamente con quanto detto il ddl giacente in Parlamento a firma Napoli-Santulli, rispettivamente deputati di AN e FI, con cui viene istituito l'albo dei docenti, il reclutamento a livello di singola istituzione scolastica, la ristrutturazione delle carriere, la de-sindacalizzazione e la de-contrattualizzazione della carriera e della rappresentanza.
L'interazione di questi elementi del quadro legislativo avrebbe un effetto di accelerazione sul processo di privatizzazione del rapporto di lavoro e sul processo di formazione delle giovani generazioni, subordinando entrambi a restrizioni della libertà di insegnamento/apprendimento ed a variabili legate al committente politico, religioso, economico interessato ad investire/estrarre profitti dalla scuola.
Il contratto
Manca un anno alla scadenza del quadriennio giuridico, mentre il biennio economico è scaduto il 31 dicembre 2003. Tutto il 2004 è stato impegnato in una estenuante trattativa sulle ricadute della Riforma Moratti a livello contrattuale per effetto dell'art.43 del CCNL. Gli esiti di questa trattativa sono certamente pregiudizievoli dell'impostazione del prossimo CCNL giuridico e la situazione di stallo deriva dalla mancanza di un compromesso onorevole per la parte datoriale ARAN e per quella sindacale (confederali + autonomi) più che da un braccio di ferro frutto di contrapposizione netta ed irriducibile a mediazioni al ribasso. L'insufficienza delle risorse nella Finanziaria 2005, sia a fronte dell'applicazione della Riforma che delle esigenze poste dal rinnovo contrattuale, è il pretesto dello stallo, in attesa dell'intervento di qualche ministro (come Fini nel 2003) pronto a garantire fantomatiche risorse virtuali.
Tra la richiesta sindacale (8%) e l'offerta governativa (4,3%), considerati tutti i calcoli sui tassi di inflazione programmata/statistica/differenziale, verrà trovato il compromesso, probabilmente ancora una volta a danno del salario-base per privilegiare il salario accessorio, connesso al proliferare di ruoli e figure sempre più gerarchiche all'interno della Riforma.
I lavoratori; i sindacati
Raramente si era vista in passato una generosità di lotta e di mobilitazione da parte dei lavoratori della scuola, come quella che si è manifestata tra scioperi e cortei, negli ultimi 4 anni. Senza badare spesso a chi indiceva lo sciopero -se sindacato di base o della triplice- i lavoratori della scuola hanno espresso chiaramente la loro contrarietà alla Riforma Moratti, ricorrendo anche a forme di auto-organizzazione quali i comitati di difesa della scuola pubblica, in cooperazione con le famiglie.
Il mito della "spallata" per buttare giù il governo o una legge, ha favorito uno spostamento di consenso e di impegno dei lavoratori verso i sindacati concertativi Cgil-Cisl-Uil-Snals-Gilda ed in particolare la Cgil, sguarnendo così i cantieri per la costruzione di una opposizione sindacale di base che si erano aperti durante il governo del centro-sinistra e nel primo anno di governo Berlusconi, di fronte all'inerzia dei sindacati tradizionali. Il consenso ricevuto da questi ultimi nelle ultime elezioni delle RSU nel 2003 ne è la conferma, anche se, si fosse votato nel 2004, probabilmente avremmo avuto una tenuta migliore dei sindacati di base, viste le ambiguità dei sindacati concertativi nella trattativa con l'Aran. Consapevoli del rinnovato controllo sulla categoria, i 5 concertativi hanno lanciato la campagna per il fondo pensione Espero, di cui sono gestori, in piena sintonia con l'approvazione della riforma delle pensioni del governo della CdL. Si tratta di un passaggio delicato, che distrugge la percezione della pensione come fatto collettivo per farne un'aspettativa frutto di investimento finanziario individuale e che dovrà perciò essere affrontato in categoria con un'opposizione contraddistinta da chiarezza di controinformazione e senso di responsabilità sulle scelte individuali.
Il sindacalismo di base della scuola, pur contando su numeri e potenziale non trascurabili rispetto alla sindacalizzazione media della categoria, non è in grado di porsi come alternativa globale credibile, riuscendo a raccogliere consensi a livello locale e di rsu solo dove è organizzato. Spontaneismo da un lato, ideologismo dall'altra, totale incapacità e nolontà a darsi almeno strutture di coordinamento ed una piattaforma unitaria di lotta, sono i limiti e le carenze che impediscono ai litigiosi sindacati di base della scuola di poter raggiungere livelli di rappresentanza qualitativa e quantitativa tali da porsi come soggetto interlocutore ed affidabile per la categoria. Ciononostante, il loro ruolo è importante specialmente a livello locale, laddove il sindacalismo concertativo rinuncia alla lotta o addirittura la spegne, laddove occorre dare punti di riferimento ad attivisti sindacali disorientati e delusi; ma sarà ugualmente importante per riorganizzare le lotte, se e quando il sindacalismo concertativo tornerà ad essere cinghia di un eventuale governo di centro-sinistra.
Il ruolo degli attivisti sindacali anarchici e libertari
Indipendentemente dalle organizzazioni sindacali in cui militano è compito degli attivisti sindacali anarchici e libertari battersi perché nei luoghi di lavoro l'attività sindacale si svolga nel modo più democratico possibile per coinvolgere iscritti e lavoratori nelle decisioni di natura contrattuale, di lotta e mobilitazione. La stessa cosa è auspicabile all'interno dei sindacati di appartenenza. La battaglia salariale torna ad essere prioritaria, sia sul piano del salario diretto che di quello indiretto e differito e si interseca con la lotta a tutte le forme di gerachicizzazione salariale nei luoghi di lavoro ed a tutte le forme di fondi pensione, chiusi o aperti che siano, per difendere il sistema di pensioni pubblico. Sempre nei luoghi di lavoro occorre sviluppare controinformazione e lotte contro la riforma dello stato giuridico e la de-sindacalizzazione e contro e le ricadute verticistiche della Riforma Moratti.
Ma anche a livello territoriale occorre promuovere coordinamenti intersindacali, aggregazioni orizzontali per difendere la scuola della repubblica come istituzione bene della collettività, promovendo comitati misti studenti-genitori-docenti, aprendo le sedi sindacali di base all'auto-organizzazione studentesca, sviluppando una vertenzialità sul territorio contro Enti Locali afflitti da riformismo morattiano precoce o da federalismo coatto.
Gennaio 2005
Commissione Sindacale FdCA - (settore scuola)