F.d.C.A.
62° CONSIGLIO dei DELEGATI
Pesaro, 4 giugno 2006
La
cruna del patto sociale
Il contratto di lavoro siglato all'Atesia e quello firmato per il settore dei chimici hanno anticipato probabilmente le linee su cui si muoverà il governo Prodi e hanno fatto da ouverture alle richieste della
Confindustria.
Ma, soprattutto, hanno già posto dei limiti alle (alquanto mal riposte) speranze di una stagione espansiva nel campo dei diritti dei lavoratori/trici e del miglioramento delle condizioni materiali di vita.
L'applicazione della Legge 30/2003 ne esce infatti rafforzata, attenuando così la priorità di una sua modifica (altro che superamento!!).
La centralità del contratto nazionale di lavoro viene sminuita dalla facoltà di deroghe in sede di contratto decentrato. Con grave pregiudizio e peggioramento del già pessimo impianto contrattuale del 1993.
Si accelera una pericolosa deriva verso la subordinazione del salario alla produttività ed alle bizze del mercato, verso la sua trasformazione in assegno di sussistenza, verso la sua polverizzazione in una pluralità di salari su base aziendale e territoriale.
Si fa in modo che la libertà di sciopero venga congelata dalle procedure di raffreddamento e di preavviso impedendo l'autonomia di iniziativa di Rsu e lavoratori.
Se ne deduce, perciò, che il passaggio ad un nuovo patto sociale dovrà essere tanto stretto ed angusto da dover mettere in conto non solo i soliti sacrifici e le solite moderazioni sul piano salariale, la precarietà sul piano occupazionale, ma anche il dismettere certezze e tutele, ormai non più indisponibili.
Ciò che si intende far passare nella cruna del patto sociale di legislatura, che governo, imprenditori e sindacati concertativi hanno fretta di definire in questo favorevole scorcio storico determinato dalla vittoria della coalizione di centro-sinistra, sono due modifiche strutturali profonde:
- la trasformazione delle relazioni industriali, sempre meno basate sulla contrattazione nazionale e sempre più su quella decentrata, fino a un vero e proprio partneriato economico e giuridico d'industria, con sinergie sul piano istituzionale a livello di governi locali;
- la metamorfosi della natura del sindacato da (ex)organizzazione di massa dei lavoratori ad organizzazione di massa rappresentativa di interessi plurimi ed interclassisti, impegnata nell'armonizzazione di tali interessi con le necessità di stabilità del sistema e nella funzione di sussidiarietà sul piano delle tutele minime e di patronato, tendenza rappresentata soprattutto dalla CISL.
Se questi processi, già iniziati a cavallo del passaggio di secolo, non sono andati avanti lo si deve alla diversa strategia della destra al governo nell'ultimo lustro ed alla capacità di lotta unitaria autonoma ed auto-organizzata dei lavoratori, che spesso ha impedito ed arginato certi processi.
Ed è ancora una volta su tale autonomia di classe che dovremo fare affidamento e che dovremo alimentare, affinché il patto sociale venga incrinato dall'emergere di lotte e movimenti ispirate alla prassi del sindacalismo conflittuale e dal basso.
E' compito quindi degli attivisti sindacali anarchici e libertari in questa fase impegnarsi in 3 direzioni:
- sostenere, moltiplicare e diffondere le esistenti e nuove esperienze di auto-organizzazione dei lavoratori/trici, di delegati
Rsu, Rsa, nei luoghi di lavoro e nel territorio per la crescita di una opposizione sindacale diffusa e
federabile;
- sostenere le istanze di collaborazione e coordinamento del sindacalismo di base, nuovamente chiamato a confrontarsi con una situazione oggettiva a fronte della quale la frammentazione dei soggetti sindacali appare sempre più come un grave limite;
- sostenere le istanze di critica, di opposizione e disagio che crescono all'interno della CGIL, sia a livello di singole categorie (vedi chimici, FIOM) che confederale (vedi percorso della Rete 28 Aprile).
E' inoltre compito degli attivisti sindacali anarchici e libertari farsi portatori in queste sedi di obiettivi quali:
- Conquistare e praticare la propria autonomia di lotta e di organizzazione dal basso nei luoghi di lavoro e nelle categorie
- Disporre pienamente della libertà di sciopero
- Difendere il contratto collettivo nazionale, rivendicazione di forti aumenti salariali, ripristinare un nuovo meccanismo automatico di rivalutazione dei salari
- Ottenere garanzie e tutele per i lavoratori/lavoratrici precari, abolendo la legge 30 che mira a svuotare la contrattazione collettiva
- Scollegare il permesso di soggiorno dal contratto di lavoro per i lavoratori/lavoratrici migranti
- Fermare le privatizzazioni dei servizi pubblici ed impedirne l'erogazione basata sulla sussidiarietà ineguale
- Ritornare alla pensione pubblica a sistema retributivo solidaristico
- Costruire una piattaforma unitaria delle diverse categorie in cui vi sia almeno il recupero dell'inflazione reale con aumenti egualitari e svincolati dalla produttività, il contenimento del lavoro straordinario, la rivendicazione di assunzioni a tempo indeterminato, la riduzione di orario a parità di salario, la riduzione sensibile del prelievo fiscale ai lavoratori dipendenti
- Costruire realtà auto-organizzate dal basso, comitati e coordinamenti territoriali di base intersindacali, camere del lavoro autogestite, per lo sviluppo della democrazia sindacale, per la valorizzazione del ruolo attivo ed indipendente delle
Rsu, per il coinvolgimento diretto nell'attività sindacale di tutti i lavoratori, per il riconoscimento della piena rappresentanza sindacale a tutti i soggetti organizzati a livello di base, territoriale, categoriale ed intercategoriale senza soglie percentuali di rappresentatività.
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
Consiglio dei Delegati
Pesaro, 4 giugno 2006
(approvata all'unanimità)