Contaminazione chimica dei contratti di lavoro

 

E’ da un pezzo che Confindustria cerca di giungere alla revisione degli accordi del luglio 1993 Ci aveva provato alcuni mesi fa col contratto dei metalmeccanici, ora ha accelerato i tempi col contratto dei chimici, che rappresenta una chiave di volta nel perseguimento della strategia che Confindustria persegue per

1. trasformare il CCNL in un accordo di rito di maggiore durata e con aumenti dei minimi tabellari calcolati sulla base di un tasso d’inflazione programmata di dimensione europea (il 2%);

2. vincolare la contrattazione di secondo livello sia a parametri di efficienza della prestazione, sia a parametri di produttività e di redditività delle imprese;

3. rivedere il sistema delle regole, sia sul versante della rappresentanza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, sia sul versante delle procedure di conciliazione e delle sanzioni.

Mentre si avvicina alla scadenza di luglio la sperimentazione dell’orario plurisettimanale concordato nel contratto dei metalmeccanici, un altro passo verso l’introduzione della flessibilità contrattata a livello aziendale viene fatto nel contratto dei chimici autorizzando le RSU a contrattare deroghe - presumibilmente in peggio - in modifica del CCNL, in tema di orari di lavoro (maggiorazioni di turno, gettoni per il lavoro notturno) e di salario (premi di risultato, erogazione della quattordicesima). E come per i metalmeccanici vale la regola dei 100 euro polverizzati in 3 tranches che inchioda il salario ancora una volta alla sua attuale funzione di mera sussistenza.

Così Confindustria sembra avvicinarsi ai suoi primi due obbiettivi, la CISL torna a vedere inverarsi la sua linea sindacale favorevole al primato della contrattazione decentrata, la CGIL si infetta nuovamente e risveglia virus malefici nel suo apparato mai debellati. Con la modifica delle procedure di raffreddamento del contenzioso e col preavviso di sciopero, Confindustria sembra centrare anche il suo terzo obiettivo (sono necessari 5+5 giorni prima di poter proclamare uno sciopero e comunque 48 ore di preavviso). Sull’applicazione della Legge 30/2003, nessuna novità: continuano ad essere utilizzati i contratti a termine anzi aumenta notevolmente il periodo, continua ed aumenta (fino al 18% la somministrazione di lavoro interinale; confermato l’apprendistato al 70%, (conferma con franchigia sotto i 4 dipendenti).

Una "commissione nazionale contrattazione" composta da 2 esponenti delle imprese e 3 dei sindacati vaglierà ed approverà (è richiesta l’unanimità) le deroghe al contratto nazionale che perverranno dagli accordi aziendali. Un vero e proprio accordo di cogestione, che ricorda molto lo spirito dei famosi enti bilaterali del Patto per l’Italia del 2002. Un vero e proprio atto di sabotaggio a danno del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Un’ulteriore scelta di rinuncia all’autonomia di contrattazione e di rappresentanza da parte del sindacato, quale organizzazione dei lavoratori; un’ulteriore conferma ed un ulteriore moto verso quella deriva che la burocrazia padrona dei sindacati concertativi sta guidando in direzione di un approdo in cui i diritti indisponibili diventano opzioni, la contrattazione degrada in confluenza di interessi tra padroni e burocrati sindacali; la firma di un accordo sancisce un’operazione di mercato e non l’esito di una mobilitazione di base e di lotte.

Questo contratto di categoria sembra aprire quella stagione neo-concertativa che prima delle elezioni politiche del 9-10 aprile veniva auspicata dalle associazioni imprenditoriali e dalle burocrazie sindacali sulla scia di una vittoria dell’Unione. Potrebbe avere effetti a cascata sugli altri contratti, potrebbe infettare tutto il sistema delle relazioni industriali e marcare quel patto di legislatura che viene chiesto dai leader sindacali. Potrebbe fiaccare ogni mobilitazione dei lavoratori, ogni partecipazione alle lotte sindacali, se l’esito è la deroga al contratto... per contratto!

Tutto questo deve essere fermato!

E può fermarlo solo la mobilitazione di base dei lavoratori che nelle assemblee, attraverso le RSU e le RSA, rigetti questo contratto di svendita e lo rispedisca al mittente.

E per fare questo, come tante altre volte è successo negli ultimi 5 anni, è necessario che la classe lavoratrice sappia nuovamente esprimere quella sua capacità di autonomia organizzativa e propositiva che le restituisce protagonismo e titolarità nella contrattazione, delegittimando i rappresentanti sindacali opportunisti, praticando forme di auto-organizzazione e di libertà in netta opposizione con il verticismo degli apparati della burocrazia sindacale.

Noi, comunisti anarchici, come sempre non possiamo che esserci.

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
commissione sindacale
16 maggio 2006