UNO SCIOPERO RIUSCITO IN PIENO

 

E’ pienamente riuscito lo sciopero dei ferrovieri per la sicurezza del trasporto ferroviario proclamato da alcuni RLS, dal SULT e da CUBtrasporti su mandato dell’assemblea autoconvocata a Bologna il 12 gennaio scorso.

E’ questa la prima volta da oltre un decennio che i ferrovieri italiani dichiarano ed effettuano un’astensione dal lavoro autogestita, senza la partecipazione delle sigle sindacali storiche ed utilizzando una delle poche “aperture” nelle leggi antisciopero in vigore in questo Paese (la possibilità di indire una protesta sindacale senza il canonico preavviso e senza la copertura di OO.SS nel momento in cui venga messa a repentaglio la sicurezza del trasporto).

Il risultato è stato più che soddisfacente, con un’adesione di oltre l’80% dei ferrovieri. Un’adesione che va ben oltre il bacino delle due organizzazioni sindacali di base che hanno dichiarato lo sciopero insieme con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

Sia l’assemblea autogestita che lo sciopero hanno colto in contropiede FILT – CGIL, FIT – CISL, UILT, SMA, UGL ed ORSA ed il tentativo operato dalle loro segreterie (in particolare di quella della FILT – CGIL) di delegittimare quest’azione di lotta è miseramente fallito.

E’ sicuramente presto per pronosticare la costituzione di un movimento autogestito della categoria ed una ripresa delle lotte autorganizzate in ferrovia ma le premesse ci sono tutte. La categoria vive oggi uno stato di prostrazione senza precedenti. Il nuovo CCNL, in vigore da oltre un anno e mezzo, ha portato condizioni di vita e di lavoro insostenibili in particolare nel personale viaggiante e di macchina, mentre si smantellano e si esternalizzano interi settori provocando esuberi sempre più spesso “coperti” con personale con contratti part–time, a tempo determinato, di apprendistato, o addirittura in affitto. Intanto il processo di liberalizzazione spinta (sul modello di quello britannico) procede inarrestabile, lasciando dietro di sé la sua lunga scia di distruzioni, di feriti, di morti. Un processo a cui non è estranea la sinistra storica, visto che le famigerate direttive che liberalizzano il trasporto ferroviario risalgono ai tempi dei governi Prodi e D’Alema. Ma a cui non sono estranee nemmeno le centrali sindacali storiche, che questo processo hanno caldeggiato e continuano in vario modo a supportare.

Non serve, infatti, chiedere come fanno i politici della sinistra storica ed i sindacalisti concertativi, maggiori investimenti per la sicurezza in un quadro di liberalizzazione – privatizzazione delle ferrovie. Non serve, perché è proprio sulla manutenzione e sulla sicurezza, oltre che sui livelli occupazionali e sul costo del lavoro che il Gruppo FS interviene pesantemente, operando in un’ottica tipicamente privata. Il problema è strutturale ed è quindi necessario fermare subito la liberalizzazione criminale delle ferrovie. Solo una ferrovia pubblica e sociale, gestita da un’unica azienda che non si ponga l’obiettivo di creare profitto, è in grado di garantire un trasporto regolare, confortevole e sicuro ai cittadini, permettendo al contempo ai ferrovieri di migliorare con la lotta sindacale i propri salari e le proprie condizioni di lavoro. Diversamente c’è solo la legge della jungla, con centinaia di imprese di trasporto private attente solo al proprio profitto da realizzarsi anche a costo di abbattere i parametri della sicurezza e rendendo precari e sottopagati tutti i lavoratori. Questo è uno scenario inquietante che però lo sciopero di ieri ha cominciato a mettere in discussione.

Noi ferrovieri comunisti anarchici, che abbiamo preso parte all’assemblea di Bologna ed abbiamo preparato e fatto lo sciopero autogestito, intendiamo continuare a lavorare per la costruzione di un movimento di lavoratrici e di lavoratori delle ferrovie realmente autorganizzato, che si ponga come obiettivo principale la lotta alla liberalizzazione. In linea con la piattaforma rivendicativa dell’assemblea di Bologna, ci battiamo inoltre per la riassunzione immediata dei colleghi licenziati per aver detto la verità (che è sotto gli occhi di tutti) sullo stato delle ferrovie italiane alla trasmissione Report, per il ritiro immediato delle centinaia di giornate di sospensione comminate a capitreno e macchinisti “rei” di aver preteso il rispetto delle norme di sicurezza o di aver avuto contatti con i media. Infine, continuiamo la nostra battaglia contro un CCNL ignobile che riporta la categoria indietro di oltre 50 anni, per la costruzione dal basso di una piattaforma contrattuale alternativa dei ferrovieri.

Genova, 18 gennaio 2005

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
commissione sindacale 
(Cellula Ferrovieri Viktor Balach)