La discarica dei 101 (euro)
Tre milioni di lavoratori del Pubblico Impiego sono stati scaricati in una notte di fine maggio, come ingombranti, inutili e costosissimi fardelli di cui i Ministeri competenti e qualche sindacalista della scuola di Ichino si disfarebbero volentieri definitivamente se solo potessero. Non che negli ultimi 10 anni siano mancate le esternalizzazioni in molti settori del P.I. e che non si sia scelta la strada della precarizzazione del rapporto di lavoro (quasi 300.000 lavoratori precari, la cui stabilizzazione procede a con grande lentezza giuridica e finanziaria). Ma questi tre milioni a tempo indeterminato sono ancor più e nient'altro che un costo per i delicati equilibri della finanza pubblica ed il loro (mal)trattamento come "problema" deve risultare evidente in sede di rinnovo contrattuale. Stipendi bassi allora, per poter ridurre nel tempo i dipendenti pubblici, per distruggere la dimensione culturale e civile del pubblico, inteso come servizi, come istituzioni sociali per la collettività, come ambito di pluralità e di solidarietà. Niente di meglio che approfittare di un rinnovo contrattuale, scaduto poi da un pezzo, e senza nemmeno tanti calcoli di opportunismo prima delle elezioni amministrative, come se del mitico voto dei dipendenti pubblici si può e si deve iniziare a fare a meno.
Infatti scompare dalle retribuzioni un intero anno (il 2006) che sarà coperto da quella fumosa indennità di vacanza contrattuale voluta con gli accordi del '93, raramente pagata, e su cui fioccano le sentenze favorevoli ai lavoratori che fanno ricorso per ottenerla. Ma, questa indennità andrà a coprire anche il mese di gennaio 2007!
Trattasi di grande acrobazia contabile. Così facendo infatti i 101 euro medi intercategoriali scatteranno da febbraio 2007. Ma senza gennaio, equivalgono in realtà a... 93 euro su base annua per un costo di 3,7 miliardi di euro, cioè quello già previsto per la finanziaria 2008. Si tratterà solo di pagare gli arretrati con uno stanziamento facile di 600 milioni, tirando la già corta coperta verso il Pubblico Impiego. Nessuna vittoria sindacale quindi, solo piena compatibilità coi numeri governativi e soddisfazione di Padoa Schioppa.
E infatti 93 euro lordi sono ciò che spetterà ai lavoratori degli Enti Locali, 104-105 euro lordi ai lavoratori della sanità, 115 euro lordi alla scuola (grazie ai risparmi fatti coi tagli di organico)..., ma è tutta da farsi ancora la trattativa per dividere questo ben-di-dio tra stipendio tabellare e salario aggiuntivo non pensionabile destinato alla meritocrazia, su cui i sindacati partners del governo si erano impegnati col famigerato memorandum autunnale di ammodernamento del P.I.
Infine, l'allungamento di un anno della durata del contratto fino al 2010, (in barba a quegli accordi del '93 che nessuno più sopporta), produce una ulteriore e gravissima lesione al potere d'acquisto dei lavoratori ed alla loro autonomia economica, aumentando quello stato di progressivo impoverimento ed indebitamento che colpisce ormai la classe lavoratrice italiana.
La mancanza di consultazione dei lavoratori negli uffici, negli ospedali, nelle scuole, su questioni contrattuali così cruciali è una ulteriore dimostrazione dell'auto-isolamento di un ceto sindacale la cui distanza dalle aspettative e dalla dimensione sociale del mondo del lavoro è tale da produrre sempre più fenomeni di desindacalizzazione, appena arginati dal volontarismo di un frammentato sindacalismo di base.
La deriva triennale nel P.I rischia ora di contagiare altri rinnovi in corso: ben 4,5 milioni di lavoratori sono in attesa di contratto, proprio mentre si riapre la discussione sulla riforma del modello contrattuale del '93.
Nel Turismo chiedono oltre 100 euro i 600mila lavoratori/trici, (di cui molti in nero), col contratto scaduto da 18 mesi.
Quasi due milioni sono i lavoratori tra commercio, terziario e servizi. La richiesta è di 78 euro.
Ci sono le Imprese di pulizia: 400 mila persone, quasi tutte donne, da quasi 24 mesi senza contratto, con uno sciopero già fatto e altri due in programma.
E poi gli Alimentari: 450mila lavoratori. La richiesta è di 125 euro medi a regime, oltre a una maggiorazione di 160 euro annuali dove non c'è l'integrativo.
I Bancari sono 320.000 e chiedono aumenti medi di 188 euro.
Nelle Ferrovie, il contratto è scaduto a fine 2006 per 100mila lavoratori.
Ancora i 120.000 Telefonici col contratto scaduto a fine 2006. La richiesta è di 111 euro.
L'infinita vertenza dei Giornalisti. 16.500 lavoratori (su 85 mila iscritti all'albo), con contratto scaduto il 28 febbraio 2005. Dopo oltre 15 scioperi la trattativa economica è bloccata dalla distanza su disciplina del precariato, lavoro autonomo e multimedialità.
Infine i Metalmeccanici che affrontano un difficilissimo rinnovo contrattuale ed hanno già alle spalle un prolungamento di 6 mesi della durata dell'accordo.
Se peggiorano le condizioni in cui rinnovare i contratti a causa della arroganza padronale e della subalternità sindacale, la passività rischia allora di prevalere indebolendo la rivendicazione dei diritti e dilaga la rinuncia all'impegno sindacale nei luoghi di lavoro procurando una delega in bianco all'opportunismo dei vertici sindacali.
Occorre perciò un nuovo protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici alla base e a partire dai luoghi di lavoro perché la questione salariale sia oggi l'elemento unificante di queste vertenze, al pari del controllo sulla contrattazione.
Sono allora questi gli ambiti su cui il sindacalismo conflittuale e di base è chiamato oggi inesorabilmente alla mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici.
Per la solidarietà tra le categorie e l'unità della lotta nei rinnovi contrattuali.
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
1 giugno 2007