Dopo il XII congresso della CGIL
Prospettive di azione sindacale dei compagni comunisti anarchici e libertari
Il dibattito congressuale e gli stessi risultati dei Congressi di categoria e territoriali della CGIL hanno evidenziato quanto forti siano le ragioni che hanno indotto molti militanti di base ad aprire un grande dibattito su ruolo, funzione e strategie della CGIL.
Intorno alla mozione "essere sindacato" si sono coagulati lavoratori che provenivano da aree politico-sindacali diverse, tutti fortemente radicati nelle categorie e nel territorio. Il dibattito ha avuto come assi centrali la democrazia come pratica quotidiana della vita dell'organizzazione al suo interno e nei rapporti con i lavoratori, la separazione di ruoli tra il sindacato e le controparti governative e padronali - al fine di affermare l'autonomia di classe e la conflittualità come prassi di lavoro sindacale per il conseguimento degli obiettivi, il prevalere, contro le presunte compatibilità, delle aspirazioni, dei diritti dei lavoratori e della difesa e miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro.
Pur consapevoli che la mozione "Essere Sindacato" si collocava all'interno dello scontro fra le varie anime dello schieramento riformista e che per le premesse che l'accomunava al "programma fondamentale" poteva prestarsi al compromesso e alla logica spartitoria delle cariche sindacali tra componenti vecchie e nuove, riconoscevamo anche e soprattutto il suo valore oggettivo capace di ritardare il costituirsi di una "maggioranza blindata", capace di soffocare ogni opposizione all'interno della CGIL.
Come avevamo previsto, in una fase di divisione del movimento dei lavoratori, nella quale il riformismo gioca la carta del sindacato istituzione per ristabilire la propria centralità, la mozione "Essere Sindacato" poteva essere un veicolo per inserirsi nel dibattito esprimendo precisi contenuti di classe. Il dibattito congressuale ha infatti avuto il merito di radicalizzare le posizioni, di spingere ad una maggiore chiarezza. Dalle altre componenti della CGIL, questa aggregazione viene vista sempre più come incompatibile con la linea interclassista e il ruolo istituzionale che si vuole dare al sindacato.
Ma quello che politicamente è più interessante per noi è che ciò che è emerso dal dibattito congressuale della CGIL, è solo una parte del potenziale di energie e disponibilità di lotta che vi sono. Molti lavoratori, anche iscritti, sono rimasti ai margini del dibattito congressuale, sfiduciati e delusi rispetto alla possibilità di cambiare linea politica ed invertire la tendenza all'istituzionalizzazione imboccata dall'attuale gruppo dirigente.
All'esterno della CGIL, in forme, con strutture, con consistenza, con credibilità differente, con composizione politico-sindacale diversa, si sono create strutture di militanti sindacali e di lavoratori con i quali vi sono frequenti incontri sugli obiettivi dell'azione rivendicativa e sindacale.
Ciò significa che i compagni che hanno lavorato nell'aggregazione che ha preso il nome di "essere sindacato", se da un lato devono salutare con favore la decisione assunta il 19 settembre a livello nazionale di lasciare in vita questa aggregazione anche dopo la fine dei Congressi, hanno il compito politico di dare contenuti a questa diversità di posizioni, rendere visibile all'esterno della CGIL le differenze di valutazione politica, di metodo, di proposta politica.
Non dobbiamo nasconderci - come sindacalisti politicamente schierati su posizioni comuniste anarchiche e libertarie - che vi sono dei pericoli ed esiste la possibilità che quanto di buono è stato costruito, anche con il nostro contributo, venga distrutto o comunque snaturato dal rinascere di tentativi egemonici portati avanti da Rifondazione Comunista e da un'ala del P.D.S., forze politiche che soni entrambe presenti in modo massiccio all'interno di "essere sindacato". In questo senso c'è da dire che le istanze superiori dei Congressi hanno dato brutti segnali ed abbiamo visto una lotta serrata per l'occupazione di posti e per la conquista dei distacchi e del funzionariato.
Queste pratiche sono pericolose non tanto e non solo per le posizioni politiche che sottendono e perché riflettono il tentativo di egemonia politica di alcuni partiti, ma anche perché privano l'aggregazione sindacale di quelle caratteristiche di novità, di democrazia, di diversità nei contenuti dell'azione sindacale e politica degli anni passati che hanno permesso ai compagni nei Congressi e tra i lavoratori di crescere e conquistare consensi.
I lavoratori che sono su queste posizioni, che hanno le nostre stesse preoccupazioni sono tanti. La nostra capacità politica si misurerà su quanto e come sapremo stabilire dei canali di collegamento che permettano una crescita collettiva con le caratteristiche appena delineate.
Dobbiamo quindi darci delle strutture di collegamento nazionale, regionali e locali che ci permettano di sviluppare la nostra azione, mantenendo aperto il dialogo con chi opera all'esterno del sindacato o con quei lavoratori ancora diffidenti e sfiduciati.
Commissione Sindacale
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
novembre 1991