DPEF: La carità tra le macerie
Il Governo dell'Unione vara il suo secondo Documento di Programmazione Economico Finanziaria ed annuncia una storica svolta dopo l'emergenza. E mette sul piatto la bellezza di 6,5 miliardi di euro! Due e mezzo li prende dal famoso "tesoretto" dell'extragettito fiscale e gli altri 4 li prende quasi tutti - udite, udite!! - a titolo di anticipo dal TFR trasferito all'INPS. Ancora una volta soldi "freschi" presi dalle tasche dei lavoratori/trici!
Fatta la raccolta dei nostri soldi, ecco che con caritatevole magnanimità il governo intende dare
- 2,3 miliardi per il sociale (tra i quali spiccano i 900 milioni di una tantum per le pensioni basse ed i 700 milioni agli ammortizzatori sociali per i giovani precari);
- 2,3 miliardi per lo sviluppo, di cui 2 mld vanno a Di Pietro per le infrastrutture e 300 mln vanno agli imprenditori per incrementare il salario di produttività nella contrattazione e per gli straordinari;
- 1,9 miliardi per la sicurezza e la spesa dei ministeri (ancora soldi alla "politica" e all'apparato repressivo dello Stato!!).
E tutto questo anche a costo di portare il rapporto tra deficit e PIL dal 2,1% al 2,5% e fare una bella litigata con quelli di Bruxelles che volevano invece mettere tutto nel risanamento del conti pubblici italiani. E per il 2010 tutti i dati economici dovrebbero andare per il meglio. E bravo il governo che se ne frega dell'Europa!?
Ora, al di là che il DPEF può essere disatteso dalla Legge Finanziaria per il 2008 e che le previsioni quinquennali pure, vale la pena di notare che siamo di fronte a misure strettamente congiunturali, senza alcun carattere strutturale e continuativo, né sul piano delle risorse né su quello della spesa.
Sul piano delle risorse, il tesoretto non è frutto di politiche tese alla lotta all'evasione fiscale.
Sul piano della spesa, il bonus di 350 euro per circa 2 milioni di pensionati vale solo per il 2007 e comunque ne restano fuori almeno ancora 1 milione e mezzo di pensionati; i soldi a sostegno dei giovani sono uno sberleffo a confronto della situazione del lavoro precario in Italia ed in una certa misura sanciscono l'impianto legislativo vigente; gli stanziamenti per la contrattazione integrativa sono finalizzati alla produttività e agli straordinari.
Insomma stiamo parlando di interventi per la sussistenza, di assegni erogati per le famiglie e le prime case, per fasce d'età o di genere, per la "sfortuna" di essere precari/e o per il ricatto della produttività. Il lavoro viene cancellato come valore sociale, salvo che non sia legato appunto allo sfruttamento e alla precarietà.
Stiamo parlando perciò di carità tra le macerie.
Macerie di una società in cui la vera emergenza non erano e non sono i conti pubblici, ma ancora una volta - e come sempre - lo sfruttamento dei lavoratori/trici.
Infatti basta andare a vedere
- la situazione dei salari reali che vede l'Italia agli ultimi posti in Europa per retribuzioni lorde annue, retribuzione media oraria e rivalutazione dei salari (ricerca Eurispes),
- la crescita del numero dei lavoratori precari al 54,6% sul totale della forza lavoro (dati Unioncamere),
- l'alto numero di ore di lavoro in un anno (1800), inferiore solo a Portogallo e Grecia (dati Ocse),
- il costo del lavoro orario che in Italia è di 17,25 dollari contro i 31 della media europea (e Confindustria si lamenta pure!!),
- il numero degli incidenti e dei morti sul lavoro,
- le discriminazioni verso lavoratori e lavoratrici migranti
per rendersi conto dell'ipocrisia insita nel DPEF e della reale emergenza sociale nel paese.
E quand'anche si volessero apprezzare tali interventi, vale la pena di ricordare
- che sulle pensioni è in corso una trattativa che rischia di vedere aumentare l'età pensionabile e diminuire la pensione,
- che sulla casa il governo taglia l'ICI ma col decreto sfratti butta in mezzo alla strada centinaia di persone,
- che incombe la riforma della contrattazione con preannunciati funerali del contratto nazionale di lavoro,
- che ha preso il via il disegno di legge sul federalismo fiscale con previsione di nuovi tributi locali,
- che le privatizzazioni continuano e questa volta tocca alle Poste, all'Istituto Poligrafico dello Stato, della Tirrenia e della Fincantieri, con ricadute negative sull'occupazione.
Ma se questa è l'emergenza vera, allora la svolta non sta in opere di carità una tantum, nella "bontà" di un governo di "centro-sinistra" o nelle "virtù" concertative di sindacati da ministero; la svolta sta in una ripresa delle lotte sociali e sindacali, in una rinnovata capacità autonoma e rivendicativa dei lavoratori/trici nella contrattazione su salario, orario e diritti sindacali per tutti nei posti di lavoro, in una piattaforma sociale "di spinta" che punti al superamento della legislazione sulla precarietà e sull'immigrazione, alla dismissione dei progetti di devastazione e militarizzazione dei territori.
Nella difficile situazione attuale, lo sciopero generale del sindacalismo di base per il 13 luglio è un tentativo di mobilitazione - che insieme a quello dei metalmeccanici del 21 giugno scorso - cerca di rilanciare la conflittualità e di ridare protagonismo alle classi lavoratrici.
Per la ricomposizione ed il federalismo delle lotte, per l'unità e la solidarietà!
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
4 luglio 2007