FIAT MELFI 
PROFITTI E REPRESSIONE
CAPITALISMO E STATO
A BRACCETTO COME SEMPRE

 

Ancora una volta il capitalismo, nelle vesti della  FIAT, è ricorso alla violenza istituzionale dello Stato per salvaguardare i propri interessi, appena minacciati dalle lotte dei lavoratori dello stabilimento di Melfi e dalla solidarietà di migliaia di altri lavoratori in Basilicata ed in altri stabilimenti FIAT. Ancora una volta la repressione dello Stato è scattata a tutela del dominio di classe del capitale sui lavoratori-merce.

 

A Melfi era in corso, dopo 10 anni di subordinazione assoluta, un risveglio della coscienza e del protagonismo di classe dei lavoratori fondato su 4 precise questioni: il salario, la turnazione, i carichi di lavoro, la disciplina.

 

A Melfi la maggiorazione oraria della paga oraria per gli straordinari è del 45%, in tutti gli altri stabilimenti FIAT è del 60,4%.

 

A Melfi si lavora per 18 turni la settimana, 3 al giorno di 8 ore ciascuno di cui 7,15 lavorate, 30 minuti per la mensa, 15 di riduzione; si monta alle 6, alle 14, alle 22.

 

A Melfi si lavora due settimane per 6 giorni di fila, la terza settimana per 3 giorni. Nelle 2 settimane consecutive il turno è sempre lo stesso, chi monta alle 22 si fa metà mese sempre di notte, uomini e donne. Centinaia i lavoratori vittima di incidenti d’auto nel ritorno a casa.

 

A Melfi vige un regolamento dei tempi di lavoro, il tmc2, che è pensato per ritmi massacranti.

 

A Melfi le obiezioni o le proposte dei lavoratori non vengono ascoltate, alla faccia della tanto sbandierata fabbrica basata sulla collaborazione di tutti.

 

A Melfi vengono comminati migliaia di provvedimenti disciplinari all’anno a carico dei lavoratori.

 

Le solite armi del dominio del capitale in fabbrica, oggi in piena globalizzazione, come una volta 150 anni fa.

 

Contro tutto questo stanno lottando i 5000 lavoratori dello stabilimento di Melfi più i 3330 dell’indotto, con l’appoggio di alcuni sindacati di categoria come la FIOM-Cgil e lo SLAI-cobas e con la determinazione che una vera contrattazione costringa l’azienda a rivedere le regole imposte 10 anni fa, grazie al ricatto occupazionale in una regione come la Lucania.

 

Ancora una volta l’intervento repressivo dello Stato conferma la deriva autoritaria che porta alla limitazione del diritto di sciopero, alla criminalizzazione delle lotte sindacali auto-organizzate, all’intimidazione tramite provvedimenti punitivi, come le sanzioni comminate ai ferrotranvieri per aver violato la legge antisciopero146/90.

 

Ancora una volta le scelte di alcune sigle sindacali confermano l’obiettivo di dividere i lavoratori, di impedirne l’unità e la piena titolarità sulle lotte e la contrattazione.

 

Ancora una volta si firmano accordi contro le indicazioni delle lotte dei lavoratori.

 

Ma una nuova soggettività di classe si sta manifestando, ferrotranvieri anziani con i giovani a contratto a tempo determinato insieme nei trasporti, i 5000 addetti con i 750 lavoratori in outsourcing insieme alla Sata di Melfi, la solidarietà negli altri impianti e stabilimenti.

 

Alla capacità di lotta e di auto-organizzazione dei lavoratori vada il sostegno di tutto il sindacalismo conflittuale e di tutti i lavoratori, perché il lavoro non diventi merce e schiavitù.

 

Contro lo sfruttamento, contro la repressione, auto-organizzazione ed unità dei lavoratori.

 

FEDERAZIONE dei COMUNISTI ANARCHICI
commissione sindacale
26/04/2004