Il Governo Amato, con l'assenso dei vertici sindacali, blocca i salari, elimina la scala mobile e limita la contrattazione
Annunciata da una martellante campagna orchestrata dai mezzi di informazione, la manovra economica del governo scarica, ancora una volta, i conti della crisi sui lavoratori e sugli strati sociali più deboli.
Dopo la manovra tampone che ha rastrellato trentamila miliardi dal lavoro dipendente, si prospetta un vero e proprio attacco alle pensioni mentre l’annunciata riforma del salario avrò il compito di agganciare definitivamente le dinamiche dei salari e delle retribuzioni all’andamento dell’economia nazionale.
La riforma del rapporto di lavoro nel Pubblico Impiego ha come scopo non il miglioramento dei servizi, bensì l’introduzione di tutti quegli strumenti che, come la cassa integrazione, i licenziamenti e la mobilità forzata, hanno piegato i lavoratori dell’industria.
Il trasporto ferroviario è privatizzato e l’assistenza sanitaria è delegata alle Regioni che potranno innalzare i contributi per far quadrare i conti.
IN UN SIMILE CONTESTO I SINDACATI CONFEDERALI FIRMANO UN ACCORDO SUL COSTO DEL LAVORO CHE BLOCCA I SALARI, ELIMINA LA SCALA MOBILE E LIMITA LA CONTRATTAZIONE.
UN SIMILE ACCORDO SIGNIFICA UN PASSO SOSTANZIALE VERSO LA PIANIFICAZIONE AUTORITARIA DELLA SOCIETÀ.
QUESTO PASSO È STATO COMPIUTO DAI VERTICI SINDACALI CHE INTENDONO ACCREDITARSI COME PARTNER DEL GRANDE CAPITALE, AL FINE DI COGESTIRE CON ESSO IL RILANCIO IMPERIALISTA SUI MERCATI ESTERI.
I reiterati richiami al senso di responsabilità, il farsi carico della ripresa economica imponendo una nuova moderazione salariale, il blocco della contrattazione e la fine di un sistema di indicizzazione automatica dei salari, sono vecchi obiettivi della Confindustria che sono condivisi e difesi dal nuovo sindacalismo nazionale. Ma sono, contemporaneamente, anche gli obiettivi che nel 1978 sancirono la svolta dell’EUR, con la quale i sindacati confederali intesero accreditarsi come parte integrante della nazione. Ma per giungere alla realizzazione di simili obiettivi era necessario privare i lavoratori delle loro rappresentanze: i consigli di fabbrica e dei delegati furono progressivamente svuotati del loro significato e la sia pure debole coscienza di classe dei lavoratori distrutta, per affermare una burocrazia decisionista e legata ai partiti politici, che decide ed agisce sena considerare i lavoratori.
Contro la linea della capitolazione e dell'unità nazionale è necessario rilanciare le lotte:
- Ritiro della firma all'accordo sul costo del lavoro
- Rilanciare la contrattazione aziendale con particolare riferimento al salario ed alle condizioni di lavoro, su obiettivi egualitari, legati da un forte principio di solidarietà che rifiuti la concorrenza tra i lavoratori
- Vincolare le organizzazioni sindacali confederali a piattaforme proposte ed approvate dai lavoratori, che conferiscano il mandato a trattare su costo del lavoro, scala mobile, pensioni, riforma del salario e riforma del P.I.
- Preparare per settembre lo Sciopero Generale di tutti i lavoratori contro il decreto sul costo del lavoro
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
11 agosto 1992