INVERNO CALDO
Il nuovo anno è cominciato nel segno della lotta e della repressione. I nodi della politica economica del governo stanno venendo drammaticamente al pettine, mostrando d'altro canto crepe sempre più vistose nello schieramento sindacale.
Tasso di inflazione reale che non scende sotto il 5,5% a fronte di salari e pensioni che non ne possono reggere il passo, precarietà sempre più diffusa legittimata dalla legge 30, scelta governativa sempre più sfacciata di favorire imprese e redditi alti a scapito delle fasce più deboli della popolazione, sono elementi cardine di un ben preciso progetto sociale che il governo Berlusconi sta attuando innestandosi sulle politiche neoliberiste dei precedenti governi di centrosinistra.
Sul piano sindacale, alla rottura - più apparente che reale - dell'unità della triplice in seguito alla sigla del Patto per l'Italia da parte di Cisl e Uil, ha fatto seguito una fase di progressivo riavvicinamento della Cgil alle due confederazioni firmatarie, sia nella gestione dei rinnovi contrattuali di alcune importanti categorie come il pubblico impiego ed i ferrovieri, che nell'accettazione sostanziale dei contenuti di quel patto su temi centrali quali articolo 18 e legge 30.
Ciò ha dato origine nella Cgil ad una "schizofrenia" evidente, tra le federazioni che ne fanno parte, rispetto ai rinnovi contrattuali. Mentre la Fiom continua infatti la sua lotta coerente contro il contratto firmato separatamente da Fim e Uilm, una federazione come la Filt ha sostenuto a spada tratta un indecente rinnovo contrattuale dei ferrovieri, che contiene in sé tutti gli elementi di quel Patto per l'Italia contro cui la confederazione aveva dato battaglia giungendo anche a mettere in discussione l'unità sindacale. Non solo. La stessa Filt ha poi firmato un contratto autoferrotranvieri assolutamente in controtendenza e quindi gravemente insufficiente rispetto alle rivendicazioni di quella categoria di lavoratori, finendo scavalcata dalle lotte organizzate dalla base con scioperi duri e di massa, che proseguono tuttora anche in violazione della legge 146.
In questo quadro generale, in cui il governo dà coerentemente attuazione al proprio programma antipopolare e Cgil - Cisl - Uil balbettano chiedendo timidamente il ritorno ad una concertazione ormai morta e sepolta, si inserisce quindi l'esemplare lotta degli autoferrotranvieri. Esemplare perché autorganizzata e di massa, in grado di coinvolgere settori via via più ampi di popolazione e di smascherare un sindacato ed un centrosinistra (con tutte le sue componenti, non ultima quella delle organizzazioni di consumatori di riferimento), assolutamente schierati sul versante delle privatizzazioni dei servizi pubblici e più attenti alle necessità della cosiddetta azienda Italia che ai bisogni dei lavoratori e dei cittadini.
Ma nel momento in cui i lavoratori riprendono l'iniziativa e lo fanno autonomamente con il supporto di sindacati di base finalmente in grado di esprimere una posizione ed una piattaforma comune (come nel caso degli autoferrotranvieri), o settori combattivi di categorie come i ferrovieri, che non si stancano di denunciare i drammatici effetti della liberalizzazione di un servizio pubblico fondamentale come le ferrovie e si ostinano contestualmente a lottare contro un contratto vergognoso, ecco che puntuale scatta la repressione.
Sanzioni disciplinari agli autisti che hanno scioperato prima di Natale violando la precettazione, sospensioni, denunce ed addirittura licenziamenti a delegati rsu, rls, semplici lavoratori che denunciano a mezzo stampa lo stato precario della sicurezza e della regolarità di un servizio ferroviario pubblico ormai in via di smantellamento con la complicità attiva di Cgil-Cisl-Uil.
Il licenziamento di quattro ferrovieri per aver espresso la loro opinione nel corso della trasmissione televisiva Report, andata in onda nell'ottobre dello scorso anno, va letto come una vera e propria rappresaglia aziendale e come una minaccia ed un'intimidazione nei confronti di tutti i lavoratori. Questa misura rappresenta un "salto di qualità" nell'atteggiamento del Gruppo FS verso i propri dipendenti. Si è partiti dalle sospensioni per approdare, confortati da un contratto - firmato dalla triplice più sindacatini satelliti - che consente l'applicazione immediata delle sanzioni disciplinari, ai licenziamenti collettivi.
Dietro questi odiosi provvedimenti c'è anche, non secondario, il tentativo di imbavagliare qualsiasi forma di dissenso sociale. Un governo che non si preoccupa di fare strame dei più elementari diritti, da quello di parola a quello di svolgere liberamente attività sindacale, infatti, non si fa certo scrupolo di perseguitare con ogni mezzo chi gli si oppone con le armi della lotta politica. Di qui persecuzioni, provocazioni, "teoremi" e arresti, in particolare nei confronti dei settori più radicali dell'opposizione sociale.
La Federazione dei Comunisti Anarchici è presente con i propri militanti nelle lotte sindacali, politiche e sociali che oggi attraversano e scuotono il Paese.
Soggetti attivi di queste lotte, in cui portiamo e sosteniamo, coerentemente con la nostra impostazione, contenuti e pratiche libertarie, esprimiamo solidarietà totale ed incondizionata ai lavoratori autoferrotranvieri oggetto di pesanti sanzioni disciplinari ed ai ferrovieri licenziati, reputando indispensabile la costituzione di casse di resistenza e di comitati per sostenerli, così come una campagna nazionale per ottenere l'immediato ritiro delle sanzioni e dei licenziamenti.
Sarà necessaria la maggiore solidarietà possibile, perché occorrerà respingere i più biechi tentativi di criminalizzazione che vorrebbero ridurre qualsiasi espressione di auto-organizzazione a reato contro l’ordine costituito e la "sicurezza del paese". Sarà necessaria la maggiore mobilitazione di massa possibile perché la repressione non colpisca i lavoratori in lotta. Sarà necessario l’impegno delle forze sociali e politiche antiburocratiche ed antiautoritarie perché il disagio e l’esasperazione diventino progetto libertario di lotta e di autonomia.
Federazione dei Comunisti Anarchici
Commissione Sindacale
Genova, 14 gennaio 2004