PAGHERÒ

 

Con una cambiale in scadenza nel 2006, il Governo si è impegnato ad aggiungere un pugno di euro lordi agli stipendi dei lavoratori degli Enti Locali (+91,51), della Sanità (+102,8), dei Ministeri e agenzie (+100,20), della Scuola (104,00), del Parastato (+120,7).

Con una firma inopinata i soliti sindacati filo-concertativi si sono impegnati a ridurre le richieste economiche (solo +5,01% lordi) ed a contrattualizzare la mobilità e la riduzione dei dipendenti pubblici (-110.000 previsti tra mobilità e tagli), come previsto nel comma 6 del protocollo di intesa.

È questo il dialogo con le parti sociali, come piace dire al ministro del welfare?

È questa la concertazione, come piacerebbe a CGIL-CISL-UIL?

È questa vera contrattazione con cui si sono "strappati" aumenti da posizioni di forza? E tutti quelle ore di sciopero?

In realtà questo accordo è un'ancora di salvezza reciproca, a cui si aggrappa il governo che può rivendicare la tenuta della sua posizione tra il 4,3 ed il 4,6% messa in finanziaria 2005; ed a cui si aggrappano i dirigenti sindacali di CGIL-CISL-UIL che ottengono la loro legittimazione con un contratto nell'ambito di quella ridicola oscillazione tra il 5 e l'8%, come si era già capito alcuni mesi fa.

Quello 0,5% che si aggiunge al 4,6% del Governo va poi alla produttività e cioè al salario individuale, come previsto nel comma 4 dell'accordo.

Gli aumenti reali in busta paga saranno in realtà dentro una media di 50-55 euro netti. Una miseria!

Una miseria di fronte ad una perdita del 20% del potere d'acquisto negli ultimi 2 anni e mezzo.

Il più grande drenaggio e rastrellamento di risorse finanziarie dalle tasche dei lavoratori è appena iniziato: il salario, lo stipendio, rischiano di non essere più neanche una variabile dipendente ma semplicemente un assegno di sopravvivenza. Altro che sostegno alla domanda! È lo sprofondare dei lavoratori italiani nel baratro dell'indebitamento per far fronte alle sole spese necessarie. E l'indebitamento di decine di migliaia di lavoratori è l'anticamera del ricatto sociale.

Certo, non è la prima volta che i sindacati tradizionali firmano accordi-bidone con la scusa del senso di responsabilità; non è la prima volta che i salari dei lavoratori vengono decurtati per parare le crisi capitalistiche; ma questa volta i due padroni, Stato e Confindustria portano un attacco in profondità all'autonomia degli interessi dei lavoratori e dei loro bisogni materiali per trasformare il lavoro salariato da una necessità ad uno stato di subordinazione giuridica e finanziaria dei lavoratori, non contrattabile e non emancipabile, in cui -una volta propagatasi la sfiducia dei lavoratori verso la lotta - non sono previsti rapporti di forza.

E dire che era in prospettiva uno sciopero generale regionale di 4 ore in cui scendessero in piazza anche i metalmeccanici uniti ai lavoratori pubblici in una vertenza salariale comune che non è più solo -se mai lo è stata- categoriale. Si era infatti fatta strada la possibilità di unire le lotte delle varie categorie. Ma questa strada può essere ancora tentata per i rinnovi del settore privato e per il quadriennio economico 2006-2009 del Pubblico Impiego.

L'unità delle lotte, la ricerca dell'autonomia dei lavoratori, la libertà di sciopero e di organizzazione sindacale sono infatti le condizioni da costruire per affrontare un lungo ciclo di conflitti che è davanti a noi e che ha bisogno di tutte le forze sindacali, sociali e politiche disposte a stare dalla parte dei lavoratori, dei loro diritti, della loro dignità, perché la fiducia nella lotta diventi fiducia nella nostra capacità autonoma di organizzarci.

I governi passano. I burocrati sindacali pure. La lotta di classe rimane.

 

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
30 maggio 2005