In tempi di sistema maggioritario, gli scioperi generali non fanno più tremare il Palazzo né mandano a gambe all'aria i governi come ai bei tempi del proporzionale. Poi, da quando governa il governo Berlusconi, di scioperi generali, sia di categoria che di tutto il paese, se ne sono fatti a iosa, tutti di carattere difensivo, nel tentativo di prevenire o fermare la diffusione di metastasi come la Legge Biagi, la legge sulle pensioni, quella sugli ammortizzatori sociali art.18 compreso, la riforma Moratti; senza dimenticare le ultime 4 leggi finanziarie. Ma, nonostante le migliaia di ore di sciopero e le centinaia di migliaia di lavoratori in sciopero, le metastasi berlusconiane iniziano a recare i danni temuti per le condizioni di vita dei lavoratori. Gli scioperi generali assumono così una sorta di ritualità, mentre per le èlite politiche e sindacali diventano occasione per la ricerca del consenso.
Scioperi inutili allora? Tutt'altro! Gli scioperi generali a cui i lavoratori hanno partecipato con generosità, incuranti se ad indirli erano i confederali o i sindacati di base, hanno avuto la funzione ed ancora l'avranno di creare le condizioni per la sconfitta delle politiche neoliberiste del governo della Casa delle Libertà, nei luoghi di lavoro e nelle piazze prima ancora che nelle urne, come monito anche all'indirizzo di paventate tentazioni neoliberiste da parte dell'Ulivo.
Per questa ragione salutiamo lo sciopero generale del 30 novembre (indetto da Cgil-Cisl.Uil) e quello del 3 dicembre (indetto da Cub ed Usi-Ait), pur su piattaforme diverse e nonostante la pessima prassi delle date differenziate, come ulteriori passaggi di questo percorso in cui la lotta dei lavoratori marca la distanza e la differenza di interessi tra la classe lavoratrice vittima delle leggi e della politica del governo e la classe al potere che le ha emanate. Noi da questa parte, voi da quell'altra. I pontieri comunque ci sono: si annidano nell'Ulivo e nei sindacati confederali e parlano con lingua biforcuta. Così come maligna è la posizione di Confindustria che su questi scioperi generali oggi specula per un indebolimento del governo Berlusconi.
Ma è enorme la massa di lavoratori in attesa di rinnovare i contratti e gli esempi di autonomia espressa da tranvieri e metalmeccanici lo scorso inverno sono lì a dimostrare che la stagione della concertazione ha ormai dovuto cedere il passo al ritorno della soggettività dei lavoratori nelle lotte per i rinnovi contrattuali. Si mobilita il Pubblico Impiego, sciopera la Scuola, si mobilitano i lavoratori dei trasporti ed i metalmeccanici, consapevoli che la posta in gioco non è solo salario ed occupazione, ma anche dignità e difesa degli interessi di classe.
Anche gli scioperi categoriali per i contratti portano quindi il medesimo segno di marcare l'inconciliabilità di interessi tra i lavoratori e le politiche neoliberiste nel pubblico e nel privato. In una situazione in cui il salario diretto e differito dei lavoratori dipendenti viene usato per foraggiare il mercato finanziario e le riduzioni delle tasse per le caste di potere che sostengono Berlusconi , cedono gli argini dell'interclassismo di Cisl e Uil così come del post-riformismo della Cgil, ed ai lavoratori non rimane che assumere l'iniziativa per la difesa dei propri interessi di classe in modo autonomo ed auto-organizzato, nella speranza che i sindacati di base non perdano tempo a stabilire chi di loro deve avere l'egemonia.
E' in questo scenario che gli attivisti sindacali libertari ed anarchici hanno il gravoso compito di saper coordinare le proprie forze perché l'azione di lotta sia unitaria e radicata alla base nei luoghi di lavoro e nel territorio, perché è il momento di sedimentare nuova coscienza di classe, nuovo desiderio di riscatto sociale, voglia di democrazia sindacale diretta, protagonismo nella contrattazione sul salario ed il lavoro.
Novembre 2004
Federazione dei Comunisti Anarchici - Commissione Sindacale