PER UNA RIPRESA DEL SINDACALISMO CONFLITTUALE
Il movimento di lotta e di protesta che dai luoghi di lavoro si è sviluppato per tutto l'autunno 2001 e l'inverno 2002 è giunto ad un punto cruciale: lo sciopero generale del 16 aprile contro le politiche sociali del governo & della Confindustria.
Dopo lo sciopero generale del 15 febbraio indetto da tutte le sigle del sindacalismo di base che ha registrato un grande consenso di piazza nella manifestazione di Roma; e dopo la manifestazione del 23 marzo indetta dalla CGIL, convergono verso la data del 16 aprile 2 spinte contraddittorie, che però ritrovano almeno nell'opposizione alla modifica dell'art.18 dello Statuto dei Lavoratori, un elemento di forte unità.
Da un lato CGIL-CISL-UIL vi giungono costrette dall'attacco governativo-padronale nonchè private dello strumento della concertazione, quindi della legittimazione istituzionale costruita negli anni '90.
Dall'altra parte il sindacalismo di base vi giunge sull'onda del successo del 15 febbraio finalmente convergente su una piattaforma, fortemente conflittuale:
l'estensione dell'art.18 anche alle aziende con meno di 15 dipendenti
la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore a parità di salario
nuove rigidità contrattuali per ridurre il ricorso al lavoro precario e flessibile
la difesa e l'ampliamento dello stato sociale
il rientro di tutte le privatizzazioni
l'adeguamento dei salari all'inflazione reale con una nuova scala mobile
il salario minimo europeo
il ritiro delle norme anti-immigrazione della legge Bossi-Fini.
I milioni di lavoratori/trici portati in piazza dall'appello della CGIL costituiscono un'oggettiva massa d'urto e di resistenza per capacità di mobilitazione; ma questo non significa necessariamente che si stiano aprendo nella CGIL spiragli per una eventuale radicalizzazione di un apparato ormai definitivamente istituzionalizzato, i cui quadri dirigenti sono solo capaci di pensare ed agire in termini di concertazione, avendo disimparato la prassi del sindacalismo conflittuale e della contrattazione reale.
In questa situazione, il sindacalismo di base non deve temere i numeri messi in piazza dalla CGIL; se unito come in occasione del 15 febbraio, può rappresentare il catalizzatore per una radicalizzazione delle lotte e di una ripresa del conflitto sindacale, categoria per categoria, regione per regione, soprattutto quando quei milioni di lavoratori/trici verranno sacrificati sull'altare di una rinnovata concertazione governo-sindacati-padroni sui temi del Libro Bianco del ministro Maroni.
E' per questa ragione che proprio in occasione delle mobilitazioni e delle manifestazioni del 16 aprile, è necessario che il movimento dei lavoratori/trici esprima la più alta unità. E' necessario che le istanze del sindacalismo di base vengano proposte e diffuse presso il più largo numero possibile di lavoratori/trici. E' necessario che venga abbandonata la concertazione e ripresa una prassi di contrattazione dal basso. Occorre rivendicare la piattaforma che a fianco della difesa dell'art.18, ponga un effettivo rilancio dell'autonomia del movimento di lotta per difendere ed ampliare i diritti indisponibili: diritto all'occupazione, alla salute, al salario, all'istruzione, alla piena cittadinanza per tutti/e
La Federazione dei Comunisti Anarchici invita le/i suoi militanti e le/i libertari/e tutti/e a partecipare in forma unitaria alle manifestazioni del 16 aprile.
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
Consiglio dei delegati - Pordenone, 7 aprile 2002