Scioperi senza illusioni
Ricostruire l'unità della classe lavoratrice
In 10 giorni 4 scioperi, manifestazioni nazionali e regionali. Sembra un autunno di lotta, ma è soprattutto un autunno di rabbia. Hanno iniziato i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego il 26 ottobre, poi quelli della scuola il 27 ottobre. I primi senza un contratto decente, entrambi a chiedere le risorse necessarie nella Finanziaria 2008 per i contratti. Alcuni milioni di lavoratori sempre più sguarniti di difese sul piano salariale ed occupazionale, che vedono saltare interi bienni di rinnovi contrattuali, che poi diventano trienni, che perdono costantemente sullo stipendio tabellare e si "arricchiscono" di voci accessorie, non pensionabili, finalizzate ad una fantomatica produttività, che da anni lavorano fianco a fianco con alcune centinaia di migliaia di colleghi precari, esternalizzati, appaltati, frutto e vittime dei processi di privatizzazione che colpiscono sia i lavoratori che i cittadini, cosiddetti utenti. Ancora una volta è stata la rabbia dei lavoratori ad animare lo sciopero più che un'inesistente intransigenza di CGIL-CISL-UIL, tanto non si rischiava nulla, né la crisi di governo paventata e brandita nei giorni del referendum sul Protocollo del 23 luglio, né una rottura di trattative.
Il 30 ottobre è la volta dei metalmeccanici. Sciopero nazionale per il contratto. Proprio la categoria che ha detto NO nel referendum sul Protocollo del 23 luglio, proprio la categoria più colpita dalla repressione nelle fabbriche, proprio la categoria che oggi vede nella FIOM una determinazione alla lotta superiore al passato, si va a misurare con un padronato tronfio ed arrogante, guidato da una Confindustria determinata a portarsi a casa tutto: dal pieno controllo sulla flessibilità e sugli orari alla riforma della contrattazione. Il salario è, appunto, una variabile conseguente. La riuscita di questo sciopero può rafforzare i lavoratori nelle trattativa, ma senza troppe illusioni; grande sarà il condizionamento dei vertici sindacali confederali su questa trattativa.
Il 9 novembre è la volta dei sindacati di base, per tutte le categorie. Uno sciopero spezzettato in tante manifestazioni regionali, in cui lo sforzo di coordinamento delle tante sigle ha prodotto questa giornata di astensione dal lavoro, ma in cui ancora una volta non vi si scorge un progetto complessivo di alternativa sindacale quanto una dimostrazione di necessaria alterità rispetto alle politiche di partneriato di CGIL-CISL-UIL.
Occorre adesso far sì che la mobilitazione si articoli e coinvolga tutta l'opposizione che viene espressa nei luoghi di lavoro, a partire da tutte quelle realtà in cui il NO al Protocollo ha avuto risultati significativi.
Lo scontro imminente sull'assetto della contrattazione in Italia, sulla struttura del salario e sulla flessibilità collegata alla produttività che produce precarizzazione diffusa, richiede la ricostruzione dell'unità dei lavoratori e delle lavoratrici, la apertura di sinergie e forme di coordinamento produttrici di alternativa, a partire dai luoghi di lavoro, dai territori, fino ad intese a livello nazionale.
E' necessario vincere la lotta salariale per incidere sulla redistribuzione della ricchezza, per portare benefici immediati alle condizioni di vita dei lavoratori. Pura illusione è quella di far crescere i salari solo tramite la riduzione del prelievo fiscale. Si tratta di condurre una grande vertenza per il salario che riguardi tutte le categorie e tutti i lavoratori a tempo indeterminato ed a tempo determinato.
Non aspettiamo la pietà del Governatore della Banca d'Italia, non abbozziamo di fronte alla carità della FIAT. Una classe lavoratrice immiserita dal punto di vista salariale è una classe che ha perso la sua autonomia ed è vittima dei ricatti e delle divisioni.
Per forti aumenti salariali intercategoriali, per le libertà sindacali, per la libertà del nostro tempo di vita.
Per l'unità dei lavoratori e delle lavoratrici.
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
29 ottobre 2007