L'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI
a cura del Centro Comunista Studi Politici - Genova

 

II - Il primo sviluppo dell'Internazionale (1864-1866)

 

Le vicende connesse alla fondazione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori sono fin troppo note perché si debba darne una cronologia dettagliata, ci preme piuttosto sottolineare come nonostante l'apparente occasionalità e improvvisazione dell'incontro che prelude alla fondazione dell'A.I.L. (si trattò di una riunione tra sindacalisti francesi ed inglesi ed esponenti dell'emigrazione straniera a Londra a margine di un meeting per l'indipendenza della Polonia) si trattasse di un evento ormai maturo, dell'oggettiva necessità per il proletariato europeo di superare i limiti nazionali di fronte all'unitarietà internazionale dello sfruttamento capitalistico e del dominio borghese, del punto di arrivo di una serie di incontri e di confronti tra i sindacalisti francesi e quelli inglesi che durava ormai da anni.

Gli uomini che il 28 settembre 1864 si riuniscono alla St. Martin's Hall a Londra e decidono la fondazione della Workingmen's International Association sono gli emblematici rappresentanti del proletariato europeo e delle sue dirigenze politiche e ne esprimono tutta la maturità come tutti i limiti e le contraddizioni.

Partecipano al congresso di fondazione i mutualisti proudhoniani francesi Tolain (1), Limousin (2), Fribourg (3), il collettivista Varlin (4), e Lefort (5); i sindacalisti inglesi Odger (6) e Cremer (7), Weston (owenista); come emigrati il francese Le Lubez (8), gli italiani Wolff (9) e Fontana, i tedeschi Eccarius (10), Marx (11), Lessner (12) e Schapper, il polacco Bobczinski, gli svizzeri Jung (13), Becker (14) e Dupleix.

L'accordo sulla necessità della nuova associazione è subito trovato, anche se le prospettive e il suo significato non erano state altrettanto chiaramente e comunemente acquisite (né diversamente poteva essere data l'eterogeneità politica del congresso) come non ci sono difficoltà a vararne le strutture e gli organismi di coordinamento.

Viene istituito un Consiglio generale provvisorio con sede a Londra e del quale i membri più in vista sono Odger, Cremer, Wolff, Le Lubez, Eccarius, Marx; presidente del Consiglio è designato il sindacalista inglese Odger, segretario generale Cremer; vengono inoltre nominati dei segretari corrispondenti per i vari paesi con il compito di mantenere i contatti e di stimolare lo sviluppo della nuova associazione, tra questi Jung per la Svizzera e Le Lubez per il Belgio; viene deciso di convocare nel settembre del 1865 il primo congresso generale ufficiale dell'Associazione a Bruxelles.

A un sottocomitato (a cui parteciperà Marx) viene dato l'incarico di stendere l'indirizzo inaugurale dell'A.I.L. e gli statuti.

La composizione politica dell'A.I.L. alla sua fondazione

Abbiamo parlato di eterogeneità politica della composizione dell'assemblea di fondazione della prima Internazionale e della rappresentatività degli uomini che la compongono nei confronti delle classi operaie dei vari paesi; di fatto analizzare la composizione politica dell'AIL e le battaglie avvenute ai vari congressi significa seguire passo a passo lo sviluppo politico, la maturazione, lo svincolarsi del proletariato dalla tutela degli strati borghesi illuminati e radicali, il suo cammino -seppur travagliato- verso l'autoidentificazione come classe con interessi autonomi e inconciliabili da quelli di ogni altra classe e ceto sociale.

Cammino travagliato perché significherà in Italia spezzare l'egemonia dei mazziniani (15) sul movimento operaio, in Francia sconfiggere i proudhoniani di destra fautori di un socialismo per artigiani e per piccoli imprenditori.

Queste battaglie, condotte nel movimento operaio francese e in quello italiano dai primi socialisti rivoluzionari (Varlin, Bakunin e i suoi compagni italiani), avranno il loro riflesso nei dibattiti accesi che si svilupperanno ai vari congressi dell'A.I.L. sui principali problemi politici in discussione (collettivizzazione degli strumenti di produzione, della terra, ecc.).

La prima grossa battaglia che vede emergere le profonde divisioni politiche che travagliano gli inizi dell'Internazionale è quella che vede impegnati nella stesura dell'Indirizzo inaugurale e degli statuti dell'Associazione Marx e suoi amici da una parte e i mazziniani dall'altra; alle prime sedute del sottocomitato incaricato della stesura, Wolff propone di adottare lo statuto delle associazioni operaie italiane (scritto dallo stesso Mazzini), un documento dal quale traspaiono gli aspetti più classici del pensiero mazziniano come l'esaltazione della collaborazione tra le classi, dell'unione tra capitale e lavoro, della proprietà privata, della lotta per un governo democratico, una dichiarazione di principi insomma che contraddiceva pienamente le concezioni socialiste e marxiane.

Marx, con il pretesto di voler operare alcune modifiche marginali, ottiene l'incarico di rivedere gli statuti proposti da Wolff trasformandoli radicalmente in una chiara anche se sfumata dichiarazione di principi socialisti ed internazionalisti.

Lo statuto emendato da Marx (allegato 1) viene accettato dalla commissione come pure viene approvato l'Indirizzo inaugurale steso dallo stesso Marx.

Dopo una lunga analisi della situazione dei lavoratori inglesi, l'Indirizzo conclude:

"In tutti i paesi d'Europa -cosa che oggi è incontestabilmente vera per ogni spirito imparziale ed è negata solo da coloro il cui interesse consiste nel promettere agli altri mari e monti- né il perfezionamento delle macchine, né l'applicazione della scienza alla produzione, né la scoperta di nuove vie di comunicazione, né le nuove colonie, né l'emigrazione, né la creazione di nuovi sbocchi, né il libero scambio, né tutte queste cose messe insieme sono capaci di eliminare la miseria della classi lavoratrici; al contrario finché continueranno ad esistere le ingiuste premesse di oggi, qualsiasi sviluppo della forza produttrice del lavoro scaverà necessariamente un abisso più largo e più profondo fra le differenti classi e acuirà gli antagonismi sociali".

L'Indirizzo fa poi il punto sul fallimento della rivoluzione in Europa e comunque considera le riforme o lo sviluppo delle cooperative dei produttori semplici chimere e conclude:

"La conquista del potere politico è quindi divenuta il primo dovere della classe operaia.

La classe operaia sembra averlo capito, infatti in Inghilterra, in Germania, in Italia, in Francia si sono viste rinascere contemporaneamente queste aspirazioni comuni e sono stati fati contemporaneamente degli sforzi comuni per riorganizzare politicamente il partito dei lavoratori".

Nonostante l'insuccesso patito, i mazziniani rimangono nell'Internazionale e Mazzini, almeno fino al 1870, la considera favorevolmente (16) anche se la sua benevolenza non si spinge fino al punto di rinunciare alla sua tutela sul movimento operaio italiano: fino al 1868 infatti le società operaie italiane non avranno nessuna notizia precisa sulla natura e sugli scopi dell'A.I.L. e Mazzini moltiplicherà gli sforzi per impedire una loro adesione all'Associazione.

Superato così il primo scoglio, l'Internazionale inizia il suo cammino tra le classi operaie d'Europa, divisa al suo interno tra una maggioranza mutualista proudhoniana, Marx e i suoi seguaci, i tradeunionisti inglesi, i mazziniani e i primi collettivisti, ma profondamente vitale e destinata a suscitare speranze nelle masse proletarie e terrore nei governi.

La sua consistenza agli inizi

Se grandi sono le premesse e i propositi, la consistenza effettiva dell'A.I.L. agli inizi è abbastanza ridotta: solamente in Francia e in Inghilterra si formano sezioni di una certa importanza.

In Francia i mutualisti (proudhoniani di destra) dominano largamente il nascente movimento operaio, una forte sezione dell'Internazionale viene da loro costituita a Parigi e i suoi dirigenti ne sono Tolain e Limousin; di fatto l'espansione dell'Associazione viene a coincidere con lo sviluppo del movimento sindacale francese.

I blanquisti, che per un certo periodo aderiranno anch'essi all'A.I.L., così come i radical-borghesi, non avranno mai una reale influenza sul proletariato francese; solo i collettivisti come Varlin, Malon (17) e Richard (18), proudhoniani di sinistra giunti ad affermare la necessità della collettivizzazione degli strumenti della produzione, vedranno crescere il loro seguito fino a strappare ai mutualisti la direzione del movimento operaio e sindacale.

In Inghilterra come in Francia e più che in Francia, la fortuna dell'Internazionale sarà garantita dal fatto che i suoi membri sono anche dirigenti del movimento sindacale inglese: Odger, Cremer, Carter, Whitlock, Wheeler (19) e Dell (20), dirigenti del movimento tradeunionista, vedono nell'A.I.L. motivo di prestigio e un prezioso strumento per lo sviluppo e la penetrazione della Trades Council nel movimento operaio inglese. 

Negli altri paesi l'effettiva consistenza dell'Internazionale al momento della sua fondazione è puramente formale.

In Italia, come si è già visto, il proletariato sarà tenuto all'oscuro da Mazzini sulla natura e sugli intenti dell'A.I.L., fino a che non sarà Bakunin a introdurla e a farla conoscere; l'unica forma di partecipazione italiana è in questo periodo l'adesione all'Associazione Internazionale dei Lavoratori dell'Associazione dei lavoratori italiani di Londra tramite i suoi delegati Lama (21) e Fontana (22).

In Belgio la prima manifestazione di una certa consistenza delle sezioni locali ci sarà solo nel luglio del 1865 con il Congresso di Bruxelles delle sezioni belghe dell'Internazionale, dominato dalla figura di César De Paepe (23).

In Svizzera esiste solo un comitato provvisorio dell'A.I.L. a Ginevra diretto da Duploix (24).

Dalla fondazione al Congresso di Ginevra

Questo è il periodo del primo e più intenso sviluppo dell'Internazionale; l'Associazione si rafforza in Francia e in Inghilterra dove si registrano adesioni di massa e fondazioni di nuove sezioni, penetra decisamente in Svizzera e in Belgio e lentamente comincia a diffondersi in altri paesi come la Germania e l'Olanda (25).

In Francia, nonostante i crescenti contrasti tra mutualisti e collettivisti, l'Associazione prende sempre più piede, nuove sezioni dell'Internazionale vengono fondate nel 1865 a Lione, Neufchateau (nei Vosgi) e a St. Denis.

In Inghilterra numerosi sindacati di categoria aderiscono all'Internazionale, la Shoemaker's Union (5.000 membri) nel 1865, il sindacato dei sarti nel 1866; il giornale "The Workman's Advocate" diventa l'organo di stampa inglese dell'Associazione.

Una sezione di francesi in esilio si costituisce a Londra nel gennaio del 1866, i suoi esponenti più in vista sono Dupont (26), Jung, Lafargue (27) e Le Lubez.

In Svizzera, l'Associazione acquista nuove sezioni nel Giura e due organi di stampa, il "Journal de l'A.I.T." della sezione della Svizzera Romanda di Ginevra e "Der Verbote", anch'esso di Ginevra organo degli operai di lingua tedesca.

Anche in Germania e in Spagna l'A.I.L. comincia a penetrare, si registrano adesioni di operai tedeschi della Sassonia e i primi contatti con gli spagnoli.

In questo periodo le strutture organizzative dell'Associazione si rafforzano e si precisano; il Consiglio generale provvisorio di Londra si trasforma (28), in accordo con le prospettive di Marx, in un vero centro dirigente; vengono nominati segretari corrispondenti per quasi tutti i paesi europei (29).

Il previsto primo Congresso ufficiale non può essere tenuto nel 1865 a Bruxelles per le restrizioni imposte dal governo belga alla circolazione degli stranieri, in sua sostituzione si terrà una Conferenza a Londra (25-27 settembre) alla quale parteciperanno 4 delegazioni di sezioni nazionali, Francia, Belgio, Svizzera e Inghilterra oltre naturalmente ai membri del Consiglio generale e ai rappresentanti dell'emigrazione straniera a Londra.

La Conferenza di Londra si limita ad affrontare le questioni più urgenti e a fissare l'ordine del giorno e le modalità di svolgimento del prossimo congresso, non vengono affrontati grossi problemi politici e sulle uniche due questioni di una certa importanza, e cioè la nozione di "lavoratore" e l'ammissione delle donne, non viene raggiunta una conclusione e viene lasciata libertà alle sezioni nazionali.

Nel luglio del 1866, allo scoppio della guerra austro-prussiana, il Consiglio generale compie una delle sue prime uscite ufficiali condannando la guerra e invitando alla neutralità il proletariato di quei paesi:

"Il Consiglio generale dell'Associazione Internazionale degli operai è dell'opinione che il conflitto scoppiato sul continente sia un conflitto tra governi e raccomanda agli operai di restare neutrali e di unirsi per trarre dall'unità le energie necessarie alla sua liberazione sociale e politica".

 

Note al Capitolo Secondo:

(1) Louise Tolain (1828-1897), operaio e proudhoniano; uno dei fondatori dell'A.I.L. e dirigente della sezione parigina, delegato a tutti i congressi fino al 1869; deputato all'Assemblea nazionale nel 1871; durante la Comune passò dalla parte della reazione e fu espulso dall'Internazionale.
(2) Charles Limousin, tipografo e giornalista proudhoniano; membro del Consiglio federale di Parigi nel 1870; editore di giornali.
(3) E. Fribourg, operaio proudhoniano; delegato al Congresso di Ginevra del 1866; pubblicò nel 1871 uno scritto contro la Comune e l'A.I.L.
(4) Eugène Varlin (1839-1871), operaio proudhoniano di sinistra poi collettivista; organizzatore sindacale, animatore dell'A.I.L. in Francia, delegato a tutti i congressi fino al 1869; membro del Consiglio generale della Comune, fu catturato e fucilato dai versaglieli.
(5) Henry Lafort (1835-1917), avvocato repubblicano, ruppe i suoi rapporti con l'Internazionale nel 1865.
(6) George Odger (1820-1877), operaio, dirigente sindacale; segretario del Trades Council di Londra, membro del Consiglio generale dell'A.I.L. dal 1864 al 1871, suo presidente dal 1964 al 1867; delegato al Congresso di Ginevra del 1866; nel 1871 si schiera contro la Comune ed abbandona l'Internazionale.
(7) William Cremer (1838-1908), operaio e dirigente sindacale; fondatore e membro delle Federazione unitaria dei carpentieri e dei falegnami, membro del Trades Council di Londra; membro del Consiglio generale dell'Internazionale e suo segretario generale dal 1864 al 1866, delegato al Congresso di Ginevra del 1866; in seguito aderì al partito liberale e fu membro del parlamento inglese dal 1885 al 1895 e dal 1900 al 1908.
(8) Victor Le Lubez, membro del Consiglio generale dell'A.I.L. dal 1864 al 1866; segretario corrispondente per la Francia nel 1864 e nel 1865; nel 1866 espulso.
(9) Luigi Wolff, mazziniano; organizzatore della Associazione degli operai italiani di Londra (Workingmen's Club), membro del Consiglio generale dell'A.I.L. nel 1864-1865; nel 1871 scoperto come agente della polizia bonapartista.
(10) Georg Eccarius (1818-1889), sarto; membro della Lega dei Comunisti, dirigente dell'Associazione operaia di cultura tedesca a Londra; membro del Consiglio generale dell'Internazionale dal 1864 al 1872 e segretario generale dal 1867 al 1871, segretario corrispondente per l'America dal 1870 al 1872, delegato a tutti i congressi; seguace di Marx, se ne distaccò nel 1872 per aderire alle Trade Unions.
(11) Karl Marx (1816-1883), nato a Treviri entra giovanissimo nell'ambiente culturale berlinese ed aderisce alla sinistra hegeliana; nel 1842 collabora alla "Gazzetta renana", nel 1844 partecipa alla fondazione del "Vorwarts" giornale di indirizzo socialista e anti-prussiano, nel medesimo anno conosce Engels con il quale stringe una profonda amicizia. Espulso da Parigi, Marx si trasferisce in Belgio dove resta fino al 1848; è di questi anni l'opera di critica e di revisione della filosofia hegeliana che lo conduce alla formulazione della concezione materialistica della storia: scrive "Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico" (1843), "Manoscritti economici-filosofici" (1844), "Tesi su Feuerbach" (1845), "L'ideologia tedesca" (1845-1846) e "Miseria della filosofia" (1847). E' del 1848 il primo approccio di Marx con la militanza politica più attiva, aderisce con Engels alla Lega dei Comunisti e scrive insieme a lui il "Manifesto del partito comunista". Dopo il fallimento della rivoluzione del 1848, Marx è costretto a emigrare ancora una volta, si stabilisce a Londra e inizia i suoi studi di economia politica, scrive nel 1859 "Critica dell'economia politica", nel 1864 è impegnato nella stesura del primo libro de "Il Capitale".
(12) Friedrich Lessner (1825-1910), sarto, esule tedesco; membro dell'Associazione operaia di cultura tedesca a Londra, membro del Consiglio generale dell'Internazionale dal 1864 al 1872, delegato a tutti i congressi e le conferenze, uno dei fondatori del partito laburista indipendente britannico.
(13) Hermann Jung (1830-1901), orologiaio, membro del Consiglio generale dell'Internazionale dal 1864 al 1871, segretario corrispondente per la Svizzera, delegato e presidente dei congressi di Ginevra del 1866, di Bruxelles del 1868, di Basilea del 1869 e della Conferenza di Londra del 1871; seguace di Marx se ne distacca nel 1872 per aderire alle Trade Unions.
(14) Philip Becker (1809-1886), operaio, amico di Marx e di Engels, fondatore della sezione ginevrina dell'Internazionale; direttore del mensile "Der Verbote" dal 1866 al 1871; delegato a tutti i congressi dell'Internazionale.
(15) Il prestigio e l'influenza di Mazzini sul nascente movimento operaio italiano e sulle sue associazioni è, nel 1864, indiscutibile; il programma mazziniano è un miscuglio di rivendicazioni anche radicali, di esaltazione dell'unità e della conciliazione nazionale e sociale con un pizzico di mutualismo; la ricetta mazziniana per sanare la condizione della classi meno abbienti si articola in tre punti:
a) imposizione di un tributo unico sul reddito con l'esenzione del reddito necessario al sostentamento.
b) Creazione di banche di credito operaio
c) Costituzione di un fondo nazionale per il progresso economico e intellettuale di tutto il paese (prelevato dal reddito ecclesiastico e da altri beni dello Stato).
(16) Forse perché Mazzini aveva una fede illimitata nell'associazionismo operaio e pensava che le masse, una volta destate alla vita collettiva, avrebbero scelto il suo programma
(17) Benoit Malon (1841-1893), operaio collettivista, organizzatore sindacale, animatore dell'Internazionale in Francia; amico di Bakunin aderì all'Alleanza, delegato ai primi congressi dell'AIL, membro della Comune, negli ultimi anni della sua vita divenne assertore di un socialismo integrale.
(18) Albert Richard (1846-1918), giornalista collettivista, animatore della sezione lionese dell'Internazionale, amico di Bakunin, aderì all'Alleanza; pencolò dopo il 1872 verso il bonapartismo, in seguito divenne socialista.
(19) George Wheeler, membro del Consiglio generale dell'Internazionale dal 1864 al 1867
(20) William Dell, tappezziere, membro del Consiglio generale dell'Internazionale dal 1864 al 1869.
(21) Domenico Lama, presidente dell'Associazione degli operai italiani a Londra, membro del Consiglio generale dell'Internazionale nel 11864-1865
(22) Giuseppe Fontana, esule mazziniano, membro del Consiglio generale dell'A.I.L. nel 1864-1865, segretario corrispondente per l'Italia nel 1965.
(23) Cèsar De Paepe (1842-1890), tipografo poi medico, collettivista, uno dei fondatori della sezione belga dell'Internazionale, delegato a vari congressi e conferenze; dopo il congresso dell'Aja del 1872 appoggiò per un certo tempo i bakuninisti, in seguito fu tra i fondatori del partito operaio belga.
(24) Francois Duploix, rilegatore, profugo francese in Svizzera, presidente della sezione ginevrina dell'A.I.L., delegato ai primi congressi.
(25) La penetrazione dell'Internazionale in Germania trova un ostacolo notevole nell'egemonia del pensiero lassalliano sul movimento operaio tedesco. Ferdinand Lassalle (1825-1864), personalità brillante e precursore del socialismo tedesco, era a capo dell'Associazione generale degli operai tedeschi, sorta a raccogliere l'eredità organizzativa della Lega dei Comunisti dopo i moti rivoluzionari del 1848; valido economista e discepolo di Marx, se ne distacca sempre più sia sul terreno dell'analisi economica (lotta salariale, funzione dei sindacati) sia su quello della strategia politica (Lassalle vedeva in un certo senso positiva l'azione bismarckiana per l'unificazione della Germania). La popolarità di Lassalle presso il movimento operaio tedesco oscura per anni la fama e la conoscenza delle concezioni marxiane in Germania, ciò spiega perché alla sua morte i suoi successori alla guida del movimento operaio tedesco, Bernhard Becker e Schrewelzter, sono poco propensi ad aderire all'iniziativa internazionalista. Solo l'attività di Wilhelm Liebknecht, tornato in Germania nel 1862, darà a lunga scadenza i primi risultati conquistando alle concezioni socialiste ed internazionaliste una buona parte del movimento operaio tedesco (nel 1865 Bebel e Liebknecht fondano ad Eisenach il partito socialdemocratico; nel 1875 unificazione dei due movimenti e fondazione del partito socialdemocratico tedesco).
(26) Eugène Dupont (1831-1881), artigiano, membro del Consiglio generale dell'Internazionale dal 1964 al 1872; seguace di Marx, delegato a quasi tutti i congressi, fondatore della sezione di Manchester, mantenne i collegamenti con la Comune per incarico del Consiglio generale.
(27) Paul Lafargue (1842-1911), medico socialista, amico e allievo di Marx; membro del Consiglio generale dell'A.I.L. e segretario corrispondente per la Spagna dal 1866 al 1869, delegato al Congresso dell'Aja; fu tra i fondatori del partito operaio socialista francese; sposò la figlia di Marx, Laura.
(28) Nonostante la componente politica maggioritaria dell'Associazione fosse in quegli anni quella dei mutualisti proudhoniani seguaci di Tolain, il Consiglio generale fu sin dall'inizio composto quasi interamente da Marx e dai suoi alleati, i tradeunionisti inglesi.
(29) Sono segretari corrispondenti: Dupont per la Francia, Jung per la Svizzera, Longuet per il Belgio, per la Spagna dapprima è corrispondente Otto von Breidtschwerd poi è segretario Lafargue, Bobczinski per la Polonia, Wolff per l'Italia, Leon Lewis per l'America.


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Capitolo III