L'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI
a cura del Centro Comunista Studi Politici - Genova

 

VI - Conclusioni

 

Dunque l'Internazionale muore per l'azione liquidatrice di Marx; il rivoluzionario tedesco ormai convinto dell'irrealizzabilità della prospettiva rivoluzionaria insurrezionale a tempi più o meno brevi e dopo aver tentato il "colpo di mano" della Conferenza di Londra (trasformazione delle sezioni nazionali dell'A.I.L. in partiti politici operai) per non lasciare il monopolio dell'Associazione alle tendenze più estremiste ed autonomiste, decide di colpire quelli che ne ritiene i dirigenti, Bakunin e gli internazionalisti del Jura, anche se questo lo porta ad affossare l'Internazionale.

In questa prospettiva si spiega l'uso di strumenti scorretti ai quali Marx ricorre per raggiungere il suo scopo: la maggioranza precostituita del Congresso dell'Aja che non rispecchiava certamente gli orientamenti e i rapporti di forza reali all'interno dell'A.I.L. e che era stata ottenuta con la massiccia partecipazione dei membri del Consiglio generale, il rifiuto del dibattito sui contenuti politici invano sollecitato da Guillaume e Schwitzguebel, l'accusa di frazionismo all'attività di Bakunin e i presunti riferimenti all'affare Necaev (1) sono altrettante armi per stroncare le tendenze autonome che si stavano sviluppando nell'Associazione.
D'altra parte proprio nell'azione di Bakunin e degli anti-autoritari, prima durante e dopo la crisi dell'A.I.L., si può trovare la prova più chiara dell'inesistenza di ogni loro attività frazionistica organizzata, l'Alleanza segreta esisteva solo sottoforma di una vasta rete di rapporti personali e politici che Bakunin intratteneva con amici e compagni di ogni paese.

La prova più evidente della mancanza di ogni piano per impadronirsi dell'Internazionale da parte di Bakunin e degli "alleanziati" sta proprio nell'ordine sparso con cui affrontano il Congresso decisivo dell'Aja: emblematico è l'atteggiamento delle sezioni italiane che addirittura rifiutano di partecipare; Bakunin stesso, stanco e deluso, non parteciperà all'attività della nuova Internazionale antiautoritaria, preferendo animare i tentativi insurrezionali che si avranno in quegli anni in Italia.

In ogni caso, al di là dei motivi politici e personali, al di là delle manovre di corrente, l'Internazionale muore, chiunque ne sia stato l'esecutore materiale, dopo aver esaurito le sue funzioni nei confronti dello sviluppo della lotta di classe in Europa.

I suoi sei anni di vita hanno costituito una tappa importante nel processo di maturazione della presa di coscienza della propria autonomia delle classi operaie d'Europa; le discussioni che portano all'emarginazione ed all'abbandono delle posizioni mazziniane e mutualiste segnano un preciso progresso in questo senso, infatti dimostrano che il proletariato europeo ha superato la confusione e l'indeterminatezza di un'interpretazione delle concezioni proudhoniane che tendeva ad assimilarlo ed a confonderlo con i ceti sociali degli artigiani e dei piccolo imprenditori, ha abbandonato l'illusione secondo la quale lo sfruttamento si elimina tornando a unire nelle stesse mani capitale e lavoro nell'ambito di una organizzazione delle forze produttive che non prevede l'abolizione della proprietà privata, ha rinunciato all'utopia moralistica di Mazzini che faceva appello al senso di fraternità umana propria di tutti gli uomini senza distinzione di classe, per invocare la solidarietà e la collaborazione fra le classi sociali al fine di ottenere il bene comune delle nazioni e dell'intera umanità.

Tutto ciò indica che il proletariato europeo aveva fatto un passo avanti nella comprensione dei rapporti di classe nell'ambito della società capitalistica e di conseguenza aveva imboccato la strada di una maggiore autonomia sia sul piano organizzativo, avviandosi a creare sindacati ed organizzazioni politiche nettamente distinti dai partiti radical-borghesi, sia sul piano della definizione della strategia politica (internazionalismo contrapposto all'ideale borghese di nazione, solidarietà di classe contrapposta all'individualismo e all'egoismo borghese) che su quello degli obiettivi (socializzazione della terra e di tutti i mezzi di produzione) nella prospettiva di sostituire un nuovo assetto a quello economico-sociale-politico della borghesia.

Possiamo sintetizzare la funzione dell'Internazionale nell'aver fatto decantare le scorie della precedenti lotte del proletariato europeo e di elevare queste esperienze, dalle prime lotte del secolo fino alla Comune di Parigi, a livello di lucidità razionale.

Il Congresso dell'Aja rappresenta il culmine di questo processo, il punto al di là del quale la funzione catalizzatrice e razionalizzante dell'Internazionale si esaurisce nell'esplodere di contraddizioni proprie di una nuova fase di sviluppo del proletariato europeo contraddistinta dall'esigenza di nuove prospettive e strumenti politici.

Tradizionalmente queste contraddizioni sono ridotte al progressivo divergere dell'analisi e delle concezioni politiche di Marx e di Bakunin; i sostenitori di questa tesi, sottilmente deformante, comprimono nell'esaltazione di queste due figure, pur emblematiche, la complessità dei problemi politici organizzativi e strategici che si aprono nello sviluppo della lotta di classe in quegli anni.

Beninteso riteniamo corretto individuare un grosso nodo politico nella diversa valutazione fatta da Marx e da Bakunin della situazione politica e delle reali possibilità del proletariato dopo la Comune di Parigi; la violenza con cui la borghesia aveva schiacciato il primo embrione della rivoluzione proletaria aveva rafforzato in Marx la convinzione che i tempi non fossero ancora maturi per un capovolgimento a breve scadenza dei rapporti di classe.

Da ciò discendeva la necessità di foggiare strumenti di lotta più idonei alla situazione politica; Marx identifica questi strumenti nella formazione di partiti politici che avrebbero garantito il mantenimento e il livello della crescita di autonomia raggiunto dal proletariato attraverso la partecipazione attiva alle lotte politiche, non a rimorchio delle frange radicali della borghesia, su basi autonome.

Viceversa Bakunin, come abbiamo già visto, esaltato dall'esperienza parigina, è sempre più convinto dell'imminenza della rivoluzione in Europa e si prepara ad affrontarla chiamando i rivoluzionari ad un'opera educazionista e di propaganda nei confronti delle masse, propugnando l'abbattimento dello Stato borghese senza tappe intermedie tra la presa del potere politico da parte del proletariato e la società comunista senza Stato, proponendo come alternativa all'assetto borghese lo sviluppo in senso orizzontale di diverse forme di associazione e in senso verticale di federazioni di associazioni che dovevano in ogni caso costituirsi dal basso verso l'alto come risultato di un movimento spontaneo.

Tuttavia, anche se queste diverse concezioni e prospettive strategiche riflettevano indubbiamente diverse tendenze, frutto di varie condizioni oggettive delle classi operaie d'Europa, l'ottica riduttivistica a cui facevamo cenno adombra la contraddizione ben più esplosiva dell'esaurimento del ruolo dell'A.I.L. nei confronti dello sviluppo proletario: la sua struttura centralizzata, dal punto di vista organizzativo e da quello politico, veniva a rappresentare oggettivamente un abito troppo stretto per le classi operaie d'Europa alle prese con situazioni nazionali, politiche ed economiche, estremamente diversificate che richiedevano sviluppi strategici e organizzativi ben più meditati ed aderenti alle singole realtà dello "schematismo" inevitabilmente connaturato al centralismo strategico dell'Associazione.

E' ben chiaro come su questo problema di fondo la miopia di Bakunin, che pure fu l'elemento catalizzante delle tendenze autonomiste, fosse pari a quella manifestata da Marx con il suo riproporre come esemplare la vicenda politica della classe operaia inglese; per il russo, che ben concordava con il centralismo strategico e organizzativo dell'Associazione, l'alternativa consisteva nel proporre con valore assoluto la radicalità e l'asprezza delle forme con le quali lo scontro di classe si delineava in situazioni come quella spagnola e in parte quella italiana; lo stesso errore compiuto da Marx viene riproposto da Bakunin con un semplice scambio di termini.

Il problema del rapporto tra una corretta prospettiva strategica internazionalista e la necessaria autonomia dei singoli movimenti di classe nazionali determinata dallo sviluppo differenziato del capitale e della lotta di classe, rimane aperto anche oggi dopo la deviazione opportunistica dei partiti socialdemocratici della II Internazionale, per i quali il problema fu risolto a favore degli interessi particolari delle varie borghesie nazionali e dopo l'esperienza della III Internazionale culminata nella difesa del socialismo nel paese-guida a cui furono subordinati e sacrificati gli interessi dei proletari e dei movimenti di classe di tutti gli altri paesi.

Per concludere, la I Internazionale espleta la sua reale e preminente funzione nel destare le classi operaie d'Europa alle concezioni socialiste, rivoluzionarie e internazionaliste, nell'indirizzarle sulla strada dello sviluppo politico ed organizzativo autonomo, nello stimolarle alla rottura completa con i vari radical-borghesi; più in là non era possibile andare.

E' in definitiva quanto riconoscono, seppur da diverse prospettive, i protagonisti della scissione dell'Aja:

"L'operaio deve conquistare la supremazia politica per stabilire la nuova organizzazione del lavoro…
Noi non abbiamo affatto preteso che per arrivare a questo scopo i mezzi debbano essere identici…
Noi dobbiamo riconoscere anche che, nella maggior parte dei paesi del continente, la forza deve essere la leva delle nostre rivoluzioni
…" (2)

"Prendendo in considerazione la situazione in Europa è incontestabilmente augurabile, a mio avviso, di respingere provvisoriamente in secondo piano l'organizzazione formale dell'Internazionale….
Gli avvenimenti, lo sviluppo ineluttabile e l'aggravarsi della situazione, prenderanno cura essi stessi di fare resuscitare l'Internazionale in una forma migliorata
" (3)

"…la grande unità dell'Internazionale è fondata non sull'organizzazione artificiale, che è sempre controproducente, di un qualsiasi potere accentratore, ma sull'identità reale degli interessi e delle aspirazioni del proletariato di tutti i paesi e sulla federazione spontanea e assolutamente libera delle federazioni e delle sezioni di tutti i paesi…." (4)

 

Note al Capitolo Sesto:

(1): I rapporti di Bakunin con Necaev costituiscono un'ombra nella militanza rivoluzionaria dell'agitatore russo, ma furono troncati molto presto da parte dello stesso Bakunin e comunque Necaev non era né un provocatore né una spia.
(2): Da "La Liberté", Bruxelles, 15 settembre 1872 (Marx)
(3): Lettera di Marx a Sorge, 27 settembre 1873
(4): Seconda risoluzione del Congresso di Saint Imier, 15 settembre 1872


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