VERSO UNA NUOVA RIVOLUZIONE

Prefazione a "Verso una nuova rivoluzione"

di Jaime Balius

Il gruppo "Gli Amici di Durruti" si formò agli inizi del 1937. I suoi membri e sostenitori erano insigni compagni provenienti dal fronte di combattimento di Gelsa. Essendo rimasta ferma la loro impostazione anarchica, essi rifiutarono di sottomettersi alla militarizzazione e alla fine si recarono nella capitale catalana (Barcellona) dove, insieme ad altri compagni locali, costituirono il gruppo. Assunsero come loro simbolo la figura di Buenaventura Durruti, un idealista che aveva dedicato tutta la sua vita all'anarchismo. Egli fu un uomo d'azione, come testimoniato dalla sua eroica morte sul fronte di Madrid … quella eroica ed eterna Madrid che continua a vivere nello slogan spontaneo tirato fuori dagli abitanti della capitale alla fuga del governo della Repubblica dalla loro città: "Viva Madrid sin gobierno!".

Questo indomabile spirito del popolo di Madrid perdurò durante tutto l'assedio della capitale, ed era questo spirito che il Gruppo fece proprio. Fu così che i combattenti di Gelsa (con la Colonna Durruti sul fronte d'Aragona) divennero gli araldi del messaggio "Stai saldo e combatti fino all'ultimo!". Erano virtù che nessuno può affermare che non avesse Durruti, l'anarchico di León. Al suo funerale Barcellona gli dette il tributo di una della più grandi manifestazioni popolari mai svoltesi, atteso che il proletariato catalano scese in piazza come un sol uomo per rendere omaggio all'uomo che aveva dato la vita per la causa dei diseredati del mondo intero. 

Avendo dato un sommario abbozzo della natura del nostro Gruppo, farò una breve introduzione al nostro opuscolo: "Verso una nuova rivoluzione". Prima di tutto, quando fu scritto? Verso la metà del 1938. Ma va sottolineato che per noi scrivere un opuscolo di questo genere, col titolo che gli demmo, in quel momento tragico per il proletariato spagnolo, fu un'azione altamente suggestiva, equivalente a un grido di speranza per i combattenti di Spagna. Nonostante il loro eroismo e la loro tenacia, trovarono intorno a sé la più terribile sconfitta a causa del loro insuccesso nell'annientare la controrivoluzione condotta dagli Stalinisti, che erano spalleggiati dai riformisti camuffati dentro la Confederación Nacional del Trabajo (CNT) e la Federación Anarquista Ibérica (FAI), e da tutti coloro che occupavano i più alti livelli della gerarchia statale. L'epoca era il 1938 (40 anni fa), quando la guerra era una causa persa e quando i fronti di guerra stavano collassando uno dopo l'altro come risultato del tradimento degli Stalinisti situati nelle posizioni decisionali chiave, obbedendo agli ordini di Stalin per minare il proletariato spagnolo in armi. Così era tragica l'ora in cui noi degli Amigos de Durruti nell'ultima sessione del Gruppo, dopo un approfondito esame del disastro in cui ci aveva trascinato la controrivoluzione, e nonostante l'entità del disastro stesso, rifiutammo di accettare il carattere definitivo di tale sconfitta.

L'infame linea di condotta seguita da Largo Caballero, nel cui governo c'erano vari ministri anarchici, aveva eroso il morale rivoluzionario della retroguardia, e il governo Negrín - il governo della sconfitta e della capitolazione - conferì alla disfatta proporzioni da ecatombe. Per questa ragione noi decidemmo di pubblicare "Verso una nuova rivoluzione" che era, come dicemmo, un messaggio di speranza e di determinazione a rinnovare il combattimento contro un capitalismo internazionale che aveva mobilitato i suoi gendarmi negli anni '30 (in altre parole le sue camicie nere e camicie brune) per abbattere la classe lavoratrice spagnola alla cui testa marciavano gli anarchici, le schiere rivoluzionarie e la base della Confederación Nacional del Trabajo.

Nel preludio di luglio noi possiamo discernere la Spagna del proletariato spagnolo che cercava di distruggere la nera Spagna teocratica dominata da grandi proprietari terrieri a cui si deve la resa dell'economia del paese ai poteri esteri. Questa è una vecchia lotta che data dal XV secolo fino al 1936, ponendo la libertà contro la tirannia, il progresso contro l'oscurantismo; in questa contesa sono sempre stati presenti l'anarchismo e la Confederación Nacional del Trabajo, i cui militanti erano oggetto di una selvaggia repressione sotto la monarchia di Alfonso XIII, il nonno di Juan Carlos, il monarca attuale imposto al popolo spagnolo dal capitalismo internazionale. Quest'imposizione può essere motivata dal terrore che la Spagna rivoluzionaria ispira a tutte le forze capitaliste fra loro collegate, a causa delle sue sublimi gesta in tre anni di ribellione negli anni '30. Di qui la paura provata dall'asse Washington-Mosca e dal triangolo Bonn-Parigi-Londra. 

Quarant'anni dopo, l'importanza di quanto scrivemmo in quelle ore, con una carica di passione e di dolore, è palese. Se, negli anni '30, il proletariato spagnolo si gettò in una lotta prodigiosa, benché sotto tiro e con i fronti di battaglia e le retrovie sabotate dall'ibrida, criminale politica dei comunisti, oggi il proletariato spagnolo di nuovo si lancia nella grande avventura della rivoluzione. Ci sono segni carichi di speranza sotto forma di una magnifica generazione più giovane, forgiata nelle prigioni, che si è attrezzata culturalmente attraverso libri, particolarmente quelli scritti da rivoluzionari che sono rimasti fermi di fronte all'ondata di marea della controrivoluzione … e sul piano della teoria essi possono essere meglio preparati degli uomini del luglio 1936, che furono sgomenti dinanzi alla grandezza di una rivoluzione sociale comparsa così gloriosamente sul suolo iberico, e che sarebbe potuta diventare il primo stadio di quella europea e quindi della rivoluzione mondiale. 

Nell'opuscolo del 1938 noi dicemmo che tutte le rivoluzioni sono totalitarie. Esse devono essere interpretate e devono esprimersi nel senso che tutte le rivoluzioni sono integrali. Il che vuole dire che esse non possono essere fatte a metà né trattenute da una parte senza che il grande edificio della rivoluzione venga a trovarsi faccia a faccia con la distruzione. È terribile quando si pensa al modo in cui le rivoluzioni finiscono male. La rivoluzione spagnola era destinata a perire dal momento in cui ci fu il divorzio tra lo spirito rivoluzionario e la guerra. Si prenda, per esempio, il decreto sulla militarizzazione delle milizie. In rapporto alla struttura statale non vi era nessuna possibilità che la rivoluzione spagnola potesse sopravvivere. I comitati di difesa, le pattuglie di controllo e le collettività vennero dissolti. Questo fece da fondamenta all'improvviso assalto subito dal proletariato catalano nel maggio del 1937, quando i lavoratori cercarono di riguadagnare le conquiste fatte a luglio del 1936. 

Gli eventi di maggio sono descritti nel nostro opuscolo. La lezione di maggio è inequivocabile. Le rivoluzioni non possono restringersi ai confini del paese di origine. Una nuova rivoluzione spagnola deve, se questo ha da accadere, assumere proporzioni europee. L'Europa di oggi è seduta sull'orlo di un vulcano. Fedeli al nostro messaggio del 1938, continueremo a combattere per una rivoluzione nuova ed europea, proprio come la rivoluzione spagnola del 1936 e quella portoghese del 1974 devono essere considerate europee. Entrambe hanno avuto lo stesso difetto consistente nell'aver lasciato intatto lo Stato, e in entrambi i casi pseudorivoluzionari hanno riparato le strutture statali quando esse andavano in pezzi da tutte le parti. 

I lavoratori europei devono aiutare il proletariato spagnolo nella lotta contro il capitalismo internazionale, che è stata già iniziata sul nostro suolo. La solidarietà europea è indispensabile, se la monarchia imposta al popolo spagnolo dal capitalismo internazionale deve essere abbattuta. Una volta ancora la Spagna proletaria servirà da catalizzatore per l'Europa proletaria se noi stabiliamo una stretta alleanza con i lavoratori spagnoli rivoluzionaria per contrastare l'assedio capitalista che dispone della collusione sia di socialisti sia di comunisti. 

L'impatto trascendente della rivoluzione spagnola del 1936, che avrebbe potuto essere l'inizio di un ciclo di rivoluzioni europee, necessariamente terrorizzò i magnati capitalisti, che videro una sua possibile estensione in tutto il continente, e così massacrarono il popolo spagnolo! 

Noi avevamo indicato le cause della sconfitta, ma noi vogliamo mettere in rilievo la necessità di preparare un autentico internazionalismo proletario che deve manifestarsi nella creazione di un potente ed europeo movimento libertario. Lasciate che una nostra speranza, e titubanza, riguardi il fatto che lo spirito libertario dei giovani europei di questa Europa, che è solo un passo per allontanarsi dal fascismo, non finisca nel nulla. La nuova rivoluzione spagnola sta prendendo forma: tutto quello che rimane da fare è organizzare la mobilitazione di tutti i rivoluzionari europei attorno alla Spagna, che non ha cessato- neanche per un istante, e nonostante il terribile bagno di sangue inflitto dal capitalismo internazionale negli anni '30, il periodo di terrore degli anni '40 e l'attuale monarchia - di manifestare sé stessa. 

La monarchia è la creatura dei lacchè dell'asse Bonn-Parigi e dei mercenari del gendarme USA, senza dimenticare la tacita acquiescenza dell'URSS.

Jaime Balius, 1978.


Verso una nuova rivoluzione

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