Una figlia dell'officina

Silvia Francolini (1977-2013)

Il 10 aprile 2013 a Losanna, ci ha lasciati Silvia Francolini, compagna della Federazione dei Comunisti Anarchici, a soli 35 anni anni, dopo 2 anni di lotta contro una malattia implacabile.

Lunedì 15 aprile daremo l'ultimo saluto alla nostra compagna e amica al cimitero urbano di Fano alle 16.00 per accoglierla nella sua terra e cantare per l'ultima volta con lei Bella Ciao e Figli dell'Officina. Ci incontreremo poi al centro di Documentazione Franco Salomone per ricordarla, anche se non la dimenticheremo mai, per bere insieme un bicchiere di vino rosso alla sua forza e al suo coraggio, e come voleva lei alla libertà e alla rivoluzione.

Militante sin da giovanissima, rigorosa quanto non dogmatica, nel 1995, Silvia fonda la sezione FdCA di Fano, dove ha dato un grande contributo alla diffusione delle idee comuniste anarchiche ed alla costruzione di organismi di lotta e di resistenza a prassi libertaria, nelle lotte studentesche, nelle lotte femministe, in quelle dei precari, antifasciste e antirazziste. Trasferitasi da Fano a Losanna con il suo compagno Ismael, era diventata collaboratrice del Centre Internationale de Recherches sur l'Anarchisme e della Organisation Socialiste Libertaire, dove aveva partecipato alle mobilitazioni no-global locali ed internazionali come quella di Evian (2003) e di Davos (2003); aveva partecipato come delegata della FdCA al primo meeting di Euroanarkismo a Parigi (2010) ed all'incontro internazionale anarchico di St.Imier (agosto 2012).

FdCA


Lungo i ponti di Silvia...

Se n'è andata mercoledì 10 aprile, dopo una lunga lotta contro la malattia, Silvia Francolini. Accade a Losanna, città in cui aveva scelto di vivere con il suo compagno Ismael Zosso, ed Emilio, il loro figlio di appena due anni.

Nata a Fano nel 1977, Silvia si era laureata in Lingue e letterature straniere moderne, contemporaneamente lavorando ed impegnandosi nei collettivi libertari fanesi, primo fra tutti quello che negli anni '90 mise sotto l'attenzione cittadina il grave problema dell'assenza di spazi autogestibili dai giovani nella città addomesticata dai partiti e dalla convivialità commerciale (epiche alcune occupazioni di stabili sfitti sotto la giunta Carnaroli-PD).

Silvia, proveniente da una famiglia di solida cultura operaia, è culturalmente molto preparata sulla storia dei movimenti antirazziali e del movimento Black Panthers, ed ha portato a Fano in quegli anni interessanti iniziative, tra le quali quelle di sensibilizzazione contro la pena di morte negli USA (ricordiamo la campagna per la vita di Mumia Abu Jamal, o quella per il nativo americano Leonard Peltier). Nel frattempo si è occupata dell'attività della sezione fanese della Federazione dei comunisti anarchici, attiva nel movimento politico provinciale per le lotte sindacali, i diritti civili, l'antirazzismo, nella piccola sede di via G. da Serravalle 16, ora Infoshop, ed ha anche di recente contribuito alla costruzione del Centro Studi "Franco Salomone", con sala riunioni e biblioteca, a Fano2.

Da alcuni anni viveva in Svizzera, lavorava come insegnante, era attiva presso il Centro internazionale di ricerche sull'anarchismo, CIRA, di Losanna, luogo internazionalmente noto presso il quale si era formata come archivista, dando manforte al lavoro di archiviazione di documenti in lingua italiana e supportando molte attività multilingue. E' stata presente ad iniziative "ponte" tra lingue e culture nell'ambito dell'anarchismo, in ultimo al raduno internazionale di Saint Imier.

Il suo amore per la sua città d'origine, Fano, l'ha vista tentare diverse volte un ritorno, nonostante la congiuntura economica sfavorevole; Silvia, amava il sole e il mare, il dialetto e la cucina fanese, proprio a lei e al suo compagno si deve il varo di un'impresa di pedagogia tutta mirata al Porto di Fano e al mare, "Passaporto", integrata ed originale.

Nonostante i tanti interessi che la legavano al territorio (ricordiamo anche la sua partecipazione a seminari e spettacoli del centro danza Hangart di Pesaro), come succede per tante giovani persone italiane, il lavoro l'ha tenuta a lungo altrove. Certo è riduttivo parlare di "fuga dei cervelli" per persone che come lei hanno dato tanto in calore umano, passione politica e affetto, alla sua città. Silvia è riuscita, anche in questi ultimi anni, a costruire ponti tra due realtà apparentemente lontane, come le sue due città, Losanna e Fano, e da questo pensava di trarne un pamphlet ironico che raccontasse la Svizzera vista da una italiana, anzi da una marchigiana. Quante risate alla descrizione del vago odore di benzina che si sollevava dal lago di Losanna al primo raggio di sole primaverile, quando le famiglie svizzere fanno capolino per una grigliata, ed i capifamiglia armeggiano al barbecue in pantaloncini rigorosamente color kaki!

In questo momento in cui sembra sempre che, dopo tanti passi in avanti su quei ponti, la sua scomparsa ci faccia improvvisamente tornare indietro, siamo vicine al suo compagno, Ismael Zosso, ed al piccolo Emilio, perché quei ponti, fatti di umanità, di presenze tangibili e corporee, di sapori e parole, restino percorribili in entrambi i sensi, ed il senso della passione umana e politica di Silvia, siamo sicure, ci sosterrà sempre nei tragitti. Animiamo questo momento di sconforto e gelo con gli ideali e il vino rosso che condividiamo con Silvia.

Francesca Palazzi Arduini
femminismi.it/un osservatorio sulla libertà femminile