Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica – Puglia
Anche il silenzio è un modo di uccidere
La morte del compagno Benedetto Petrone ha fatto rinascere nella nostra città un movimento di lotta contro il fascismo e il suo tessuto organizzativo, che ha riproposto a livello di massa i valori più genuini della Resistenza, delle lotte antifasciste vissute come lotte anticapitaliste, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per una società senza classi.
Tale movimento ha ritrovato nella mobilitazione di massa e nell'azione diretta, la giusta risposta militante al barbaro assassinio del compagno Benedetto, avvenuto a distanza di soli due mesi dall'assassinio di Walter Rossi a Roma.
Tale risposta di massa ha avuto l'immenso valore di sintetizzare delle indicazioni politiche chiare:
la necessità di battere il fascismo con la mobilitazione e di massa;
la necessità di non delegare allo Stato e ai suoi organi rappresentativi tale compito; non solo perché sino ad oggi per trent'anni fascismo e Stato hanno vissuto a braccetto; non solo perché i fascisti, anche a Bari, hanno avuto tutte le coperture possibili e immaginabili, ma soprattutto perché gli operai, gli studenti, le donne, i disoccupati non possono scindere le lotte contro il fascismo da quelle contro la disoccupazione, contro l'emarginazione, contro il lavoro nero, contro l'aumento dei prezzi, contro la repressione, contro le leggi liberticide.
Ridicoli sono stati i tentativi di criminalizzare tale movimento attraverso l'uso terroristico della stampa.
Solo chi ha voluto negare la realtà di questo movimento, ha avuto il coraggio di parlare di pochi sparuti "gruppi di autonomi" durante l'assalto alla Cisnal (azione spontanea e fatta da oltre mille partecipanti): inoltre, per evitare l'espansione di questo movimento è stato costretto ad organizzare in fretta e furia i funerali del compagno.
A tale manovra la risposta l'hanno data i 10.000 compagni che nella sera del 30 novembre sono sfilati per le vie della città. Le iniziative prese dal movimento di lotta contro il tessuto organizzativo dei fascisti sono inequivocabili e nello stesso tempo hanno impedito che il clima di paura si potesse estendere ed isolare il movimento, clima di paura creatosi nella città la sera di martedì,
a causa dello scorazzare ingiustificato, in modo continuo, delle vetture della polizia (in borghese e non) con le sirene spiegate;
a causa delle notizie infondate che diffondevano i mezzi di informazione borghesi ("calata di orde di autonomi da Bologna e Roma", ecc.); degli "avvertimenti" che i poliziotti, in posizione di avanscoperta ai vari capannelli sviluppatisi nella città, davano ai negozianti ed ai venditori in alcuni mercati ("chiudete che ora stanno arrivando i rossi: spaccheranno tutto!");
a causa di azioni errate praticate su alcune automobili e alcuni negozi di Via Sparano (spaccatura delle vetrine). Alcuni di questi negozi, però, sono gestiti da finanziatori dei fascisti, anche se la popolazione non li conosce ancora come tali.
L'azione del movimento di lotta, che la stampa ed i partiti hanno tentato di presentare come azioni di teppisti, si è diretta contro il tessuto organizzativo dei fascisti, colpendo le loro sedi organizzative (Federazione Provinciale, in Via Piccinni, sede della Cisnal, la famigerata Passaquindici, da dove continuamente sono partite le squadre che picchiavano i giovani di sinistra); i loro posti di ritrovo (Bar Esperia, Bar degli Amici, Casa della Panna); negozi gestiti da noti squadristi e criminali (Al Kazar e Disco mix).
Sia chiaro che non si elimina il fascismo soltanto colpendone il tessuto organizzativo, come ha fatto il movimento in questi giorni, ma anche organizzandosi all'interno dei quartieri, con dei centri di mobilitazione antifascista permanenti, che svolgono attività di controinformazione, di vigilanza, togliendo ogni agibilità politica ai fascisti, impedendo che possano utilizzare piazze e luoghi cittadini, sia per radunarsi che per organizzarsi.
Solo in questo modo, Benedetto non è morto invano, e il suo ricordo rimarrà sempre vivo, non solo tra i compagni che gli sono stati vicini nelle lotte, ma tra tutti gli sfruttati che lottano e lotteranno per la liberazione dell'uomo dallo sfruttamento e dall'oppressione.
La mobilitazione di questi giorni è un'importante tappa per giungere all'obiettivo da tutti auspicato, di chiudere i covi fascisti, di impedire che nelle scuole e nei quartieri possano continuare a scorazzare seminando il panico tra i proletari e i giovani, contribuendo alla crescita della coscienza politica e della partecipazione diretta di tutti i proletari.
L'antifascismo non va delegato, perché la sua forza risiede nella forza e nella capacità degli organismi di massa degli studenti, degli operai, delle donne, dei disoccupati, di costruire e di portare avanti un processo di trasformazione radicale della società, un processo di costruzione di una società senza classi, autogestita ed egualitaria.
Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica
Bari, 2 dicembre 1977
(Tratto dal numero unico del 1978 "Anche il silenzio è un modo di uccidere" a cura dell'ORA, interamente dedicato alla memoria dell'assassinio del giovane comunista Benedetto Petrone del 28 novembre 1977, da parte di una squadraccia fascista, alla risposta del movimento a Bari, ed al ruolo del fascismo nel mezzogiorno. Originale cartaceo presso l'Archivio storico della FdCA di Fano.)