Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica
Terremoto del 25 novembre 1980 in Irpinia
Ricostruzione!
Come e per chi
Premessa
Non c'è bisogno di sprecare altre parole su quello che il 25 novembre 1980 ha significato per tutti noi: una lacerazione tragica e mortale del tessuto territoriale di una parte del meridione.
La distruzione dei paesi della Lucania e della Campania ha suscitato in tutti noi sgomento e pianto, ha suscitato reazioni di solidarietà e immediato intervento, un amaro ricorso alla volontà e alla fratellanza.
I primi a giungere nei luoghi della sciagura sono stati molti giovani, "chiunque e qualsiasi persona" che in quell'istante hanno voluto offrire la propria opera di soccorso.
....Nel frattempo un prefetto (quello di Avellino) si preoccupava soltanto di accertare se resistevano le mura di casa sua e gente "più su", quelli di Roma consumavano una cena "di Stato"...., che noia, proprio allora il terremoto!?
Dai fatti risulta quanto segue:
le istituzioni sono state ampiamente superate dalle immediatezza e dall'umanità della gente qualsiasi intervenuta;
lo Stato e la sua organizzazione militare ridicoli e ridicolizzati nel dimostrare una grande capacità nel riscuotere le tasse dei lavoratori da una parte ed altrettanta incapacità di voler sapere e voler ricambiare il "favore" dall'altra.
Il Mezzogiorno da "sottoprodotto della produzione a "sua eccellenza il terremotato"...
Nel clima delineato da una così ampia tragedia non si possono che racimolare le intense contraddizioni che una disgrazia accaduta nel "Mezzogiorno" è in grado di denudare completamente.
Da territorio costretto a concepire e partorire emigranti senza biglietto di ritorno, a subire le velleità e le arroganze di un potere ancora clericale e fascista, protettore ed istigatore della cosiddetta "camorra", sia essa del pomodoro che della manodopera bracciantile e, più generalmente, del lavoro, che solo negli ambiti di una imposizione padronale, democristiana e perbenista poteva trovare linfa per la sua progressione economica e politica.
Prima si era dimenticati e abbandonati nella considerazione più vasta del bisogno di competitività e produttività a livello europeo ed internazionale. Ora si può, invece, portare all'occhiello anche "la terra dei cafoni". Il Sud, "Sua Eccellenza il Terremotato", chiede riforme, stanziamenti e programmazione per ricostruire un "lembo di terra": grande occasione di lucro, questa, per gli sciacalli (differenti da quelli che si fanno arrestare perché sciacalli dilettanti) che pur di sembrare "meridionalisti" certamente non se la faranno sfuggire e si autocostringeranno, poverini, a godere di affidamenti bancari elevati, concessioni di appalto ed esoneri fiscali-contributivi per "ricostruire" il Mezzogiorno anti-sismico, sinonimo, per loro, di ricostruzione di clientele e del potere mafioso e democristiano. Oppure assisteremo al proliferare delle ormai convenzionali baracche??
Quale ricostruzione?
Questo è quello che si può immaginare sulla ricostruzione, viste le esperienze del Belice, che, si dice, aspetta ancora la "cacciata dei Borboni".
Noi lavoratori e rivoluzionari, invece, dobbiamo operare sin da oggi affinché si imposti la ricostruzione di un territorio che sia vitale per la gente che vi abita e vi lavora e non più riserva di emigrazione e di depredazione.
Ripartire, quindi, i due livelli: tecnico e politico:
TECNICO, perché si ricostruiscano subito strutture antisismiche ed accoglienti per le popolazioni terremotate. Ricostruzione di strutture indirizzate in un programma di utilità sociale e non solo, quindi, di dormitorio per gli ormai "anziani", ma di vita e lavoro per i giovani e i lavoratori a tutt'oggi emigrati. Perciò strutture che siano servizi, produzioni agricole (non più baronie e luoghi di abbandono), valorizzazione delle istanze culturali.
POLITICO, affinché la si faccia finita con le clientele della D.C., generatrici di oppressione ed emarginazione, e si blocchi, perciò in partenza qualsiasi tipo di sciacallaggio legale, tipo camorra degli appalti e degli Enti Locali, nonché lo svisceramento dei grossi residui di potere feudale missino-democristiano.
Il controllo del processo di ricostruzione
Le uniche garanzie affinché si possa evitare una riproposizione del "sottosviluppo" delle zone terremotate le possono offrire soltanto i lavoratori con i loro organismi.
Bisogna tener presente che il primo problema pratico della ricostruzione sarà, come già accennato, quello edilizio, e cioè le gare per gli appalti; conseguentemente della manodopera e perciò della qualità tecnica della "ricostruzione" stessa.
Occorrerà necessariamente che siano il sindacato e le strutture di base dei lavoratori del sud e delle zone strettamente interessate ad assumersi il ruolo di attore e controllore di questo processo.
Il sindacato dovrà adoperarsi affinché gli appalti edilizi non vengano spartiti fra la "camorra" locale incrementando le speculazioni, ma siano funzionali ad un programma organico di ricostruzione reale, strettamente aderente perciò alle necessità tecnico-geologiche del territorio (nessun lucro causato dall'uso di materie prime di scarto spacciate di prima qualità, ad esempio); assumere informazioni dettagliate sulle imprese che andranno ad eseguire i lavori, con il conseguente esercizio di un controllo puntuale e documentato, oltre che tecnico (impiego di criteri antisismici, macchine ed attrezzature idonee), pure politico, se consideriamo il problema dei tempi di lavorazione, le varie furberie per giocare al rialzo sulle revisioni dei prezzi, l'utilizzazione della clientele già tristemente esistenti ed operanti; inoltre controllo sull'impiego di manodopera il cui collocamento sia tutto indirizzato dalla F.L.C. (Federazione Lavoratori delle Costruzioni), affinché si attinga forza lavoro fra i giovani, i disoccupati, i lavoratori in cassa integrazione oltre quelli, in primo luogo, dei territori interessati, a condizioni controllate nell'ambito del CCNL del settore, respingendo perciò ogni pratica di sfruttamento e speculazione relativa ai lavori a cottimo o senza regolare contratto di assunzione.
Il controllo sulla fase di ricostruzione è un impegno che tutti noi lavoratori, attraverso la lotta e la mobilitazione dobbiamo assumerci spingendo così verso una maggiore e concreta solidarietà con la gente terremotata, respingendo ogni istanza disgregatrice che le burocrazie locali e i padroni vorranno far filtrare in questa fase per potenziare i loro "feudi". Solo praticando (e pretendendo di farlo) il controllo sul processo di rinascita e curandone la finalizzazione si potranno innescare:
una spinta verso un cambiamento degli interventi al sud, non più fatti di promesse e di investimenti pagati a caro prezzo da noi stessi;
un rilancio della lotta contro l'emarginazione e lo strapotere statale e democristiano;
praticare l'unità di classe tra tutti gli sfruttati per non lasciare spazio a sicure strumentalizzazioni ai danni dei giovani e degli strati più lacerati da parte dei "procacciatori" di voti per poltrone da scaldare in Parlamento.
E' nell'ambito di questa proposizione politica che manifestiamo, oggi, la nostra volontà di promuovere la costituzione di un coordinamento cittadino che veda la partecipazione più ampia possibile dei cittadini, dei lavoratori e di tutte le altre componenti politiche, sociali e culturali, che li porti a far parte del comitato comunale già esistente in modo da garantire maggiormente il controllo ed orientare le scelte che nel corso dell'intervento e del dibattito si andranno a fare.
Perciò ci proponiamo di poter lavorare proficuamente con le altre forze aderenti e condividerne come lavoratori e compagni gli sforzi per cui tutti noi ci stiamo adoperando in questi momenti di tragedia, per evitare che quelle istanze disgregatrici di cui parlavamo prima (tipo collaborazionismi con poltrone burocratiche e furberie democristiane) inducano gli sforzi dei giovani, dei lavoratori, degli organismi attivati, a divenire "briciole" di solidarietà, che se nell'immediato hanno pur sempre un valore per urgenza e necessità di aiuti (per minimi che siano), domani diventerebbero soltanto "solletico" per la grande macchina della "ricostruzione" dei padroni, sempre che non saran baracche...
Organizzazione
Rivoluzionaria Anarchica
Sezione di Altamura
13 dicembre 1980