Partito Anarchico Italiano

Elezioni Politiche 1992

 

Pensiamo utile porre all'attenzione dei compagni e degli amici, alcuni elementi di riflessione, in vista delle prossime elezioni politiche del 5 aprile.

Crediamo quindi importante al di là delle scelte dei singoli compagni rispetto alla scelta elettorale di indicare alcuni elementi di analisi sulla situazione politica e sociale attuale, che consentano una riflessione comune su temi per noi oggi centrali.

Alla conclusione della guerra del Golfo e alla caduta dei regimi dell'Est è inspiegabilmente aumentata la paura e l'incertezza negli equilibri internazionali; il rallentamento dell'economia mondiale, lo squilibrio Nord/Sud, la proliferazione nucleare, sono tra gli elementi che hanno costituito la formazione di una situazione di "assedio" della fortezza Europa e al Nord del mondo. Il segnale più evidente sta nello sviluppo del razzismo e del neo-fascismo all'interno della nostra società, in termini di formazione di "leghe" o di fenomeni di rifiuto dello straniero e del "diverso" in generale.

Il processo di industrializzazione prodotto dalle politiche neo-liberiste degli anni ottanta è iniziato anche nelle nostre realtà; la congiuntura è inoltre aggravata dal ritardo rispetto al costante aggiornamento tecnico e di ristrutturazione produttiva imposto da economie "aggressive" come il Giappone e la Germania. Questo sta ridimensionando un modello di sviluppo locale e generando elementi di crisi sociale ed economica come da anni non si constatava nelle nostre realtà.

Le elezioni del 5 aprile possono essere la affermazione politica di queste prospettive, in una ipotesi "neo-autoritaria" che tende a stravolgere definitivamente i termini costituzionali che delimitano le garanzie sociali e politiche per i lavoratori e le classi subalterne.

Per l'affermazione di un nuovo processo di riconversione produttiva e di accentramento dei poteri statali, occorre un blocco "forte" e "reazionario" che rimandi i bisogni collettivi e le emergenze ambientali e soprattutto scarichi i costi sulla collettività e sugli strati sociali più deboli.

Il blocco della scala mobile, la legge sulle tossicodipendenze, le restrizioni all'emigrazione. Lo smantellamento dello stato sociale, la riduzione dei diritti civili, sono i primi segnali di un progetto politico che le elezioni possono affermare in modo definitivo.

Questa affermazione emarginerebbe e renderebbe più difficile ogni ipotesi di mobilitazione sociale e di risposta politica a questa strategia; risposta oggi più debole anche per le lacerazioni e le discontinuità che si sono prodotte nella sinistra italiana alla conclusione del processo che ha portato alla scioglimento del PCI e alla formazione del PDS, con risultati inoltre di maggiore ambiguità e di carenza propositiva rispetto al quadro istituzionale che si tenta di prefigurare oggi.

La frammentazione politica della sinistra, o di quelle forze che hanno un riferimento storico con questo patrimonio politico, è certo anche una conseguenza di una profonda trasformazione della società italiana, ma è una modificazione che ha al suo interno sia aspetti progressivi che involutivi; ne può uscire la perdita di valore della strategia della sinistra, una azione puramente amministrativa e consociativa sul piano istituzionale in un momento dove la spartizione del potere e delle istituzioni da parte del sistema clientelare dei partiti ha generato una forte protesta e la richiesta di maggiore autonomia locale e di rigetto della partitocrazia.

Sono emersi nuovi elementi e specificità nell'impegno sociale, come le crisi territoriali dovute ad impatti distruttivi sull'ambiente e sulla vita del pianeta, determinando la richiesta di strategie di riconversione e revisione del modello di sviluppo, che si scontrano però con la difficoltà di creare un progetto politico innovativo e alternativo rispetto ad un quadro tradizionale, dove è difficile coniugare tra loro gli aspetti locali e globali del problema ambientale.

Altro aspetto di frammentazione si è espresso con l'intervento sul piano politico di quelle espressioni aggregative definite come "società civile"; una serie di associazioni e di gruppi di base che sono entrati in contrasto con la centralizzazione statale e la caduta di risorse nei servizi sociali e la crisi etica della classe politica italiana; se sul piano della azione di base il progetto politico è positivo, permangono comunque elementi di differenziazione e di distinzione che possono essere coniugati in una prospettiva strategica più distinta.

Ne consegue da questi breve quadro la non facile collocazione specifica dei libertari, specie per il loro ruolo unitario e aggregante che hanno svolto nei movimenti sociali e nelle articolazioni politiche della sinistra italiana.

Pensiamo quindi che sia valido oggi riproporre questa azione politica. Per far convergere e coniugare le lotte sociali e politiche, in una strategia alternativa che aggreghi quello che oggi appare diviso; recuperando quindi quello slancio che consenta sul piano di massa una nuova prospettiva ai bisogni sociali e collettivi, ai valori della solidarietà e della pace, alla carica utopica che rinnovi la società e il lavoro.

Partito Anarchico Italiano

Modena, aprile 1992


(Originale cartaceo presso l'Archivio storico della FdCA di Fano.)