Tempi interessanti
Primo
I teorici del sistema mondo assumono il politico con uno spazio specifico, quello geopolitico che si esprime nelle relazioni tra Stati, dove questi hanno un stratificazione differente perché gestiscono diversamente lo spazio, il territorio: la politica di potenza ha le sue peculiarità.
Lo Stato non è sovrastruttura contingente e solo riflessa rispetto all'economico (diceva Bakunin), perché dispone di un apparato e di strutture, di un proprio codice fatto di comando attraverso il diritto, ma anche di situazioni di eccezionalità dove la forza domina.
Indubbiamente l'apparato militare ha le sue regole specifiche, anche quella di poter ampliarsi ed esistere solo attraverso l'uso della ricchezza /capitale, che invece dispone di altra gestione di tempo e spazio.
In questo senso le difficoltà economiche, i contrasti tra nazioni - in situazione di instabilità, nei periodi di "decadenza" del centro del sistema - rendono fluide le precedenti stratificazioni di comando, poiché spostano anche i baricentri di importanza dell'accumulazione, della rendita, della finanza.
Semplicemente questo spiega perché gli USA vincono le guerre (Irak e le altre), ma poi non sono capaci di gestire la pace, che è il vero motivo di tutte le guerre: cioè ridefinire poteri politici ed economici tra nazioni e quindi per il centro allargandoli; ma questo comporta sempre investimenti che solo nel lungo tempo vengono ammortizzati.
Gli USA sono impegnati su troppi fronti geopolitici nuovi, hanno difficoltà anche nella gestione e produzione di ricchezza. Emergono nuovi competitori molto concorrenziali (Cina, Brasile, India, Russia, Arabia Saudita) mentre vecchi alleati si ritrovano declassati (Germania posizionata a livello terzo nello spionaggio come potenzialmente nemica) o alleati in movimento (Giappone).
Secondo
Dentro il flusso del capitale nella divisione mondiale del lavoro, gli USA hanno assunto la funzione cardine di gestione finanziaria/bancaria, fin dalla svolta liberista di Reagan, diventando il network dove convogliare e smistare i risparmi delle rendite e degli interessi mondiali; attività che permette loro un ruolo di consumatore a credito da decenni (debito partite correnti, debito pubblico), grazie al ruolo unico di essere la Fed creatrice di liquidità nella moneta di pagamento delle transazioni internazionali (60%); quindi riescono a pagare forniture stampando pezzi di carta (o semplici segni contabili), ma poi questi dollari circolanti tornano ad essere depositati negli stessi USA (vedi ruolo dell'Arabia Saudita).
Lo spazio del capitalismo finanziario, che poi matura a capitalismo fittizio, riesce a crescere su se stesso, con inflazione degli asset, finché non implode. Questo determina la crisi, la recessione, perché in origine la bolla stimola la crescita (paradossi della Fed) nei consumi e quindi stimola la produzione. La domanda mancante non trova leva attraverso la spesa pubblica (keynesismo) e il debito pubblico, ma attraverso la stessa finanza. Abitualmente questo effetto nel ciclo è normale e classico, presente già dal 1857, ma dura pochissimi anni, infatti precede di poco il 1929. Il problema è che così si riesce a costruire un ciclo di crescita da decenni, circa dal 1987, con almeno 150 esplosioni di bolle monetarie e bancarie, funzionando da stimolo nell'economia mondiale. Il consumo USA (PIL al 25%, con consumi del 75%) traina le economie mercantiliste esportatrici (Germania, Giappone, Corea del Sud, ora Cina). Qui sorge un problema: se riprende la industrializzazione in USA e quindi i debiti si riducono e il consumo si soddisfa con produzioni interne, che fanno gli attuali esportatori? Infatti oggi appena si paventa la riduzione liquidità della Fed, i BRIC soffrono una fuga di investimenti che crea condizioni da "tempesta perfetta" anni 1997/8.
In ogni caso il capitalismo fittizio ha tempi di investimento brevi e movimenti repentini, diversamente da quello inizio secolo '900, che investiva in titoli a tempi lunghi (statali o ferroviari) ed era legato alle azioni e alle trimestrali dei profitti delle società di borsa. Ma il paradosso esplicita pienamente il modo di produzione capitalistico che è sempre accumulazione per accumulazione attraverso la riproduzione allargata per evitare la crisi, quindi questa è una situazione perenne che solo eccezionalmente viene evitata con la crescita del PIL. Ma questa "legge" diventa parvenza da anni per gli USA, che stimolano il loro consumo non con la riproduzione allargata (investimenti produttivi) ma solo con il simulacro di borsa. La crisi del 2008 colpisce il centro perché non si riesce più a spostare su altri lidi, ma questo evidenzia la fine del modello neoliberista, poi si tenta di riprodurlo con stimoli della Fed e lentamente sembra porsi come controtendenza; ma è troppo lenta e insufficiente e forse si mettono in crisi gli stessi cardini della gestione della moneta: il mantra monetarista.
Terzo
L'instabilità nel mondo cresce e la concorrenza tra nazioni, tra imprese transnazionali, tra flussi di moneta è sempre maggiore. Infatti questa instabilità economica diventa pressione sociale. La lotta di classe riappare sempre più spesso nel mondo dopo decenni da "vecchia talpa".
In questo frangente le lotte sociali emergono in latitudini diverse (Cina), o come risposte alle austerità (Europa dell'Est, Primavere Arabe) oppure come reazioni ad uno sviluppo in rallentamento che non ha modificato le differenze e l'autoritarismo (Turchia, Brasile), o persino nei settori studenteschi (Cile, Canada) dove l'addomesticamento è maggiore, o come un'altra "idea" sociale (contro 1%, Occupy in USA), infine nelle durissime lotte sindacali in Sud Africa.
La composizione di classe è dentro uno spazio definito e solo nel tempo riesce ad allargarsi superando o allargando gli spazi, ma la tattica è sempre nazionale rispetto ad uno specifico Stato.
La crisi economica diventa anche sgretolamento dell'ideologia corrispondente al dominio dei rapporti sociali, che da decenni è diventato il mantra culturale che ha spazzato ogni tema di solidarietà sociale, ma qui il recupero necessità di tempi lunghi.
La lotta di classe i padroni la fanno sempre; per reagire è necessario superare l'atomizzazione del venditore di forza-lavoro verso una pratica collettiva del lavoro vivo; e qui si devono anche cambiare i paradigmi della sconfitta e del mercato per recuperarne di antichi/nuovi del comunismo (libertario).
I processi sociali nell'economia, nella politica, nella sovrastruttura ideologica (linguistica e dei brand) e nei periodi dove il sistema-mondo sta trasformandosi, sono lunghi e complessi e vanno decifrati e trasformati con il tempo appropriato. Il passaggio dal centro dell'Inghilterra a quello USA ha necessitato di almeno 50 anni e di due guerre mondiali dove un imperialismo, quello germanico, aveva cercato di emergere ma la sua sconfitta ha fatto maturale un altro capitalismo: quello USA con modalità di organizzazione diversa dal precedente (fordismo-keynesismo), basandosi sui beni di massa nell'intreccio di petrolio-automobili e società dello spettacolo che costruisce plasmando i consumatori nello stile di vita.
Monte
5 settembre 2013