Weidmann, chi è costui?
Derivati, colpa e debito, immobili e crediti nell'Unione Europea
Mentre l'Eurogruppo dei 27 informalmente si incontra e la Merkel perde le elezioni in Vestfalia, i mercati sembrano oscillanti sulle misure che verranno prese dopo le prossime elezioni in Grecia, nel caso di una fuoriuscita dall'euro; l'instabilità delle borse continua e gli spreads dei BTP e dei Bonos continuano ad oscillare.
Derivati alla deriva
"La verità è che non ci sono motivi strutturali per vedere le borse orientate stabilmente verso l'alto. Il 2012 sarà per l'Europa un anno di rallentamento; terranno gli USA e gli emergenti, ma a un passo di marcia meno tonico del solito. E se sarà così, verrà a mancare il vero propellente di un rialzo sano sui mercati che è quello degli utili", i quali - stimati in agosto del 13% - scivolano ogni mese, attestandosi a un 5%, stime UBS, per l'Europa, meglio in USA. In ogni caso il P/R, cioè il prezzo delle azioni rispetto ai profitti, del 10/12, esprime parere di un ciclo normale non in contesti di shock esogeni.
Tutto sotto controllo: chi gestisce patrimoni da investire deve, quando è necessario, produrre situazioni per fare business e le oscillazioni sui titoli offrono incentivi a rapidi posizionamenti di vendita o acquisti che fruttano plusvalenze; in più si amplia il volume dei derivati, mentre i futures sulle materie prime perdono attrattive in una riduzione della congiuntura economica nella locomotiva mondiale, la Cina. Un fondo tranquillo come un private equity USA dispone in cassa circa di 1.000 miliardi che deve posizionare e motivare la scarsa redditività legata all'instabilità. Diversamente come potrebbero crescere i prodotti derivati che nel 2008 erano 673 trilioni (1.OOO miliardi) per scendere a 600 trilioni nel 2010 e riprendersi a fine 2011 a 700 trilioni? Nelle banche USA, ne sono concentrati almeno 1/3, principalmente nella J. P. Morgan Chase che detiene 70 trilioni, di cui 5 trilioni in CDS, poi Citibank e Bank of America solo 50 trilioni, la famosa Goldman Sachs è solo al quarto posto, comunque l'81% è sui tassi di interesse, che prossimamente non oscillano certamente, seguiti dai cambi, dai crediti un 6%, circa 15 trilioni di nominale, principalmente over the counter, fuori mercati ufficiali.
Jamie Dimon, il CEO di J. P. Morgan, aveva appena chiuso la trimestrale della banca con un utile di 5,4 miliardi per trovarsi con una perdita iniziale di 2 miliardi fatta nell'ufficio di Londra, il Chief Investment Office della stessa, su una posizioni di 100 miliardi, legato al CDX.NA.IG.9, un corporate, collegato a 121 grandi aziende in Nordamerica, puntando su un miglioramento dell'indice, cioè delle condizioni aziendali che invece 12 hedge fund hanno posizionato in negativo: quindi guadagnandoci.
Ugualmente l'ottimismo sulla salute del mercato ha nociuto alla J. P. Morgan, che ha qualche tensione su ABS (Asset-backed securities) collaterali di mutui europei degli ultimi tre anni, che risultano tendenzialmente tossici almeno per 100/150 miliardi (su 500), quindi difficilmente con cash-flow prossimamente (cioè pagabili).
Comunque i Credit default swap (CDS) sono definiti come "strumenti finanziari che funzionano come polizze assicurative. Pagando un premio, qualunque investitore può assicurarsi contro l'insolvenza di uno Stato, di un azienda: in caso di default, chi ha venduto il CDS dovrà risarcire il danno restituendo all'investitore l'intero capitale". Però, poiché il loro valore cambia rapidamente, la oscillazione percepisce il rischio e quindi influenza il costo della "polizza" [dal Sole24Ore].
Quindi un "venticello" sui CDS influenza il rendimento dei titoli di stato o aziendali a cui fanno riferimento. Il paese al mondo su cui ci sono più CDS è l'Italia (circa 342 miliardi per 20 miliardi netti: segue la Spagna per 184 miliardi, Brasile e Turchia, poi la Francia per 147 miliardi, e pure la Germania per 123 miliardi (Sole24Ore del 12 maggio 2012).
In ogni caso la finanza-ombra muove negli USA 15 trilioni di dollari, il 53% del totale dell'intermediazione bancaria e finanziaria, in Europa solo il 28% circa 11 trilioni di euro, quasi il valore del PIL dei paesi: USA $14,5 trilioni, Europa $12 trilioni, BRIC $11 trilioni, (Cina $6 trilioni) - stime Bloomberg.
Ma non sono solo i perfidi speculatori USA che puntano sui derivati, anche salde istituzioni centrali e monetarie: la Banca d'Italia ha chiuso in perdita, all'inizio del 2012, un derivato con la Morgan Stanley con 2,5 miliardi, istituito dal 1994, mantenendone altri per un valore assicurato di 160 miliardi che stimano a prezzi correnti perdere 20 miliardi. Semplice trasferimento di ricchezza monetaria se l'incendio non divampa.
Colpa e debito
In realtà la mediazione in Europa è già stata trovata, ma prima tutti i parlamenti debbono approvare il "fiscal compact", il pareggio di bilancio in Costituzione, in primis la Germania che lo deve ancora ratificare e dove la convergenza con i socialdemocratici, divenuti maggioranza con il voto in Renania Settentrionale-Vestfalia nel parlamento dei Lander, è imprescindibile e dove si individueranno i termini della mediazione da allargare in Eurolandia. In ogni caso nel Fiscal Compact, all'articolo 3, paragrafo 3, lettera b), si legge il riferimento "alle circostanze eccezionali che potrebbero giustificare un parziale allontanamento della disciplina di bilancio [...], in periodi di grave recessione economica", purché il bilancio a medio termine sia sostenibile.
Nel frattempo la Commissione Affari Economici del Parlamento Europeo ha proposto la nascita di un fondo di redenzione del debito dove mettere il debito superiore al 60%, garantito da tutti gli Stati, con rimborsi a tempi prefissati, in grado di emettere bond a tassi calmierati; proposta sostenuta dalla SPD (Partito Socialdemocratico Tedesco) e dal FDP (Partito Liberale Democratico), i liberali tedeschi che sono più rigoristi della Merkel stessa. Il "redemption fund" è proposto da Alexander Graf Lambsdorff, deputato europeo liberale, con questa motivazione "...è che rispetta i dettami della Corte Costituzionale di Karlsruhe: le garanzie nazionali sarebbero limitate nel tempo e nell'ammontare"; praticamente sono gli stessi Eurobond proposti da Prodi e Quadrio Curzio, però a tempo variabile e asimmetrico. In ogni caso, si dà il via al potenziamento della BEI (Banca di Investimento), dei project bond, obbligazioni per investimenti in infrastrutture e a banda larga, preparando un firewall con il prossimo passaggio dal EFSF all'ESM a luglio di un fondo - di riserva - attorno ai 700 miliardi, per interventi urgenti al sostegno delle economie nazionali già difficoltà (Irlanda, Portogallo, Grecia) a cui sono andati 300 miliardi (+ 90 da parte del FMI) e anche a quelle che prossimamente avranno difficoltà a reperire finanziamenti per i loro buoni di Stato (Spagna?). I fondi salva Stati sono coperti da garanzie dei paesi dell'Europa, per EFSF la Germania ha garantito per 211 miliardi, la Francia per 158, l'Italia per 140; la Spagna per 92; sono stanziamenti virtuali, "diventerebbero reali solo in caso di bancarotta dei Paesi assistiti"; invece per ESM, con inizio nel luglio 2012, con 5 rate da 80 miliardi, ultima a giugno 2014: quota tedesca 21,7, quota francese 16,3, quota italiana 14,3 miliardi. Ma la Germania è un paese dove - ci ricorda Nietzsche in Genealogia della Morale - "l'idea di colpa è legata al debito", (in lingua tedesca schuld significa sia debito che colpa), per cui da buoni protestanti, esiste una propensione affinché i debitori espiino la propria colpa.
In ogni caso, la Germania dopo un decennio di rigidità salariale ha improvvisamente riconosciuto aumenti del 6% ai dipendenti pubblici, ai telefonici ed ai bancari, mentre IG Metall (metalmeccanici e elettrici) ha ottenuto un incremento del 4,3% con un contratto a fine aprile 2014, in pochi mesi, con garanzie di controllo sui tempi determinati da 18 mesi, massimo 20, per inserimento a tempo indeterminato; nel frattempo i metalmeccanici delle grandi aziende avevano per il 2011 ottenuto discreti premi di produttività.
Nulla di particolare: un'economia tedesca che nel 2010 ha visto un aumento del 3,7 e nel 2011 del 3% e che nella trimestrale del 2012 riesce a definirsi con un positivo 0,5%, mentre si prevedeva uno scarso 0,6 annuale; con una disoccupazione del 6,8% - anche se una caratteristica sono i nuovi lavori detti minijob, cioè forme di precariato legalizzato, attività da 15 ore pagate, senza tasse, a 400 euro. Un'economia che esporta un valore di 1.000 miliardi di euro (Italia 400, Francia 400, Spagna 200), principalmente in UE (60%), ma anche nei BRIC e USA. La composizione nel 2011 è legata per 2,1% alla crescita della domanda interna, meta per spesa per consumi, solo lo 0,8% da export netto, e questo per crescita della massa salariale con 41 milioni di occupati.
Invece nel trimestre l'esportazioni hanno garantito leggera crescita che ha trainato anche le esportazioni dell'Italia con un 11%. Quindi un'economia che definisce il 27% dell'area, necessità di stimolare i consumi interni con aumenti salariali per evitare la stagnazione e favorire un leggero traino all'insieme dell'Europa, in modo anticiclico, intrecciandosi con un calo nello scambio rispetto al dollaro a 1,25 euro, dopo 2 anni, cosa che aiuta l'area meridionale dell'Euro nelle esportazioni verso il resto del mondo, questa una delle principali richieste della Confindustria italiana. Oggi la Bundesbank ci ricorda che il patrimonio finanziario dei tedeschi è a quota 4.715 miliardi, incrementato nel 2011 di 149 miliardi, incremento per nulla stravolgente, visto che la Cina ottiene solo $128 miliardi dagli investimenti di circa 1.770 miliardi all'estero e la Fed ha versato al Tesoro degli USA nel 2011 utili per $77 miliardi (nel 2010, 79).
Immobili e crediti
La situazione spagnola, a detta del governatore della Banca di Spagna è "nelle condizioni del capitano che ordina l'abbandono della nave e nello stesso tempo deve riparare le scialuppe di salvataggio" citato da Onado sul Sole 24 Ore, perché la bolla immobiliare che aveva raggiunto il 35% del PIL, in una situazione di depressione economica, accentua le difficoltà di capitalizzazione delle stesse banche e di tenuta della riserva rispetto ai crediti in sofferenza i quali, pur avendo aumentato le riserve di 50 miliardi, dovrebbero raddoppiare per mantenere un rapporto del 50% tra riserve e prestiti dubbi. Il settore immobiliare in spagna vale almeno 330 miliardi (1/3 del PIL), e i crediti deteriorati, di difficile riscossione, sono stimati a 184 miliardi. Precedentemente le banche spagnole hanno svalutato un valore di 155 miliardi di immobili; nel frattempo la liquidità ottenuta dalla BCE, circa 200 miliardi, tra rimborso obbligazioni in scadenza, sostegno ai Bonos, ricapitalizzazione e dovendo sopperire ala fuoriuscita dei depositi clienti (nel febbraio 2012, circa 65 miliardi, cfr. Sole24Ore di fine aprile) ha solo 20 miliardi da poter usare.
Zingales ci ricorda che essendo diversa la normativa sui crack immobiliari in USA, dove il debitore non diventa debitore insolvente, qui il crollo è del 9% contro il 3% della Spagna. Ma non che altri paesi siano messi meglio. L'Italia, secondo la Banca d'Italia, nel dicembre 2011 aveva crediti di difficile recupero per il 10% del totale degli impieghi; alla stessa data quelle spagnole solo dello 7,6%. Infatti sembra che se le banche italiane portassero a "fair value" (valore corrente e reale) i loro crediti, perderebbero 23 miliardi, ma anche le tedesche "brucerebbero 12 miliardi. Se il mercato immobiliare continuasse a deprezzarsi nei prossimi anni, in Francia avremmo perdite per 140 miliardi e in Inghilterra solo 110 miliardi. Le banche italiane e spagnole hanno in "pancia" molti titoli del tesoro, il 7,8 e 7%, rispetto alle concorrenti europee al 3/4%, sempre su attivi totali; per l'Italia circa 323 miliardi (sui 1.600 miliardi emessi), quindi influenzati dai movimenti dello spread. In realtà il Sole24Ore del 16 maggio ci ricorda che Credit Suisse a giugno del 2011 aveva 37 miliardi di euro di titoli tossici, pochi rispetto agli 81 miliardi del 2008, per 111% del patrimonio netto e 93% del patrimonio di vigilanza. Abbastanza esposta anche la Deutsche Bank, ancora metà dei 45 miliardi del 2008, quasi l'88% del patrimonio netto, ma solo 2,5% sugli attivi totali; Barclays 36 miliardi, circa il 52% sul patrimonio, BNP Paribas solo 30 miliardi, il 35% sul patrimonio. Unicredit solo 10 miliardi, il 15% sul patrimonio!
Weidmann, chi è costui?
"Chi è Weidmann", chiese Obama, quando la Merkel interruppe una riunione per andargli a telefonare e ottenere valutazioni del governatore della Bundesbank sugli argomenti all'ordine del giorno!
Il "poliziotto cattivo", quello degli interrogatori fatti con rigidità, che proprio l'altro ieri dichiara a "Le Monde", riportato dal "Sole24Ore" del 26 maggio: "dareste mai la vostra carta di credito a qualcuno, senza avere il controllo della spesa?" Non è la Germania lo Stato che mette più soldi nella BCE, più denaro nel Fondo EFSF e ESM, senza aver alcun vantaggio?". In realtà in Germania esiste un altro tema, quello del Target 2, da noi sconosciuto che indica il trasferimento e i flussi tra le Banche centrali dei diversi paesi, dove risulta che la Bundesbank ha negli ultimi anni un flusso di 600 miliardi verso i paesi detti Piigs o Club Medi, cioè un attivo che copre il passivo dei conti correnti e della bilancia dei pagamenti dei singoli paesi, situazione descritta come perdita di produttività delle aree, che quindi acquistano importazioni e dispongono di un deficit nei pagamenti.
Fugnoli, strategist di Kairos ricorda, "Eurolandia è in pareggio di partite correnti, ha il disavanzo pubblico più basso (e in veloce diminuzione)..., ha il sistema pensionistico più in ordine..., ma cosi descrive il "dramma"... "I soldi in fuga dai BTP vanno sui Bond, le banche greche si svuotano a favore di quelle tedesche che depositano i soldi in BCE. La BCE, a sua volta, li presta alle banche greche e il cerchio si chiude. Tutto viene riciclato all'interno di un circuito talmente sigillato che persino la Banca Nazionale Svizzera, quando riceve euro in fuga dal Mediterraneo (es., dalla Grecia almeno 80 miliardi negli ultimi mesi), li reinveste immediatamente in Bund. La convinzione è che l'area periferica europea non andrà in frantumi. Non conviene a nessuno".
Situazione che dura da alcuni anni e che solo attraverso molti anni potrà riequilibrarsi, invertendo il flusso e qui, la ragione delle politiche deflattive in atto per ridurre le importazioni attraverso la diminuzione dei consumi. Infatti in questo periodo la bilancia commerciale italiana è finita in attivo, "solo perché la crisi ha compresso consumi e le importazioni". Vedi ad es. il reddito necessario per acquistare un immobile: il numero di stipendi annui necessari è passato da 4,7% a 6,7% (dal 2000 al 2011)", anche se il 20% degli acquisti del settore, il 20%, circa 130.000 case è di investimento nel 2011.
Ma il dibattito in Germania, in vista della attuazione del fiscal compact dove è necessario la maggioranza dei 2/3 del parlamento, ha già il compromesso, dal novembre scorso con il documento dei "5 saggi", messo nel cassetto per i momenti opportuni, a cui le mozioni al parlamento europeo di SPD, Verdi, FPD, stanno preparando: l'allestimento del "Redemption fund" (durata 25 anni, 2.300 miliardi, il 40% debiti italiani), appena come dice Schäuble, ministro delle finanze, si inizia a definire una vera unione fiscale.
Nel frattempo si può accettare una inflazione del 3% annuo, stante il costo inesistente del debito pubblico in Germania, che significa una discreta riduzione del proprio debito tra inflazione e tassi negativi sui Bond, ma anche un sostegno della domanda interna che traini l'insieme dell'area europea, almeno un poco. Anche perché da un sondaggio fatto per una televisione, i tedeschi non sono d'accordo con gli Eurobond per i greci, ma al 62% non sono intenzionati ad annullare il debito che invece recepiscono come stimolo all'economia e sono pure intenzionati ad incrementare.
Per questo la SPD vince in Renania Settentrionale-Vestfalia e la Merkel perde molti elettori. Ma la lentezza dei tempi della politica europea e delle decisioni che necessitano di imposizione, almeno all'esterno, e di costruzione del consenso all'interno (situazioni di emergenza), potrebbero essere diversi dai tempi economici della flessione del PIL del sistema mondo: quindi la sfasatura dei tempi crea l'imprevisto probabile.
Monte
25 maggio 2012