2° CONGRESSO

Federazione dei comunisti anarchici

Cremona, 1-2 novembre 1986

 

MOZIONE II

Analisi della società italiana (politica, economica e sociale) e tendenza di sviluppo fino al prossimo congresso

1. Solo un anno fa l'andamento dell'economia statunitense corroborava le più rosee aspettative dei sostenitori della teorie monetariste. La produzione cresceva a ritmi vertiginosi, il dollaro aveva raggiunto quotazioni record e l'inflazione era tornata a livelli minimi. Questo quadro altamente positivo si è infranto sul deficit della bilancia commerciale, cui neppure il drastico, ma tardivo, ridimensionamento del valore del dollaro ha posto un consistente rimedio. La situazione internazionale oggi palesa un'incapacità globale del monetarismo, quale teoria di riferimento per lo sviluppo capitalistico. L'economia statunitense presenta vistosi segni di crisi latente, le cui prospettive sono solo un lungo periodo di stagnazione o una brusca caduta complessiva; la Gran Bretagna presenta un conto vistosamente negativo della lunga gestione thatcheriana, fino all'anno scorso coperto dai vantaggi derivati dal petrolio del Mare del Nord, tanto da far pensare ad un suo tramonto definitivo del proprio ruolo di potenza industriale. In definitiva, le ricette monetariste hanno perso il fascino che fino a poco tempo fa hanno esercitato sui governi dei paesi industrializzati.

2. La situazione, dal punto di vista delle teorie economiche, è priva di sbocchi immediati. Con la crisi del monetarismo non coincide, se non parzialmente, un ritorno alle teorie keynesiane o neo-keynesiane. I modelli econometrici non rappresentano che schemi parziali di calcolo, che mostrano costantemente le inefficienze derivanti dall'inevitabile riduzione dei parametri considerati rispetto a quelli reali e dalla semplificazione dei complessi meccanismi di retroazione. Manca, quindi, al capitale una teoria-quadro di riferimento in grado di guidare il cammino della ripresa economica. Lo scopo perseguito col monetarismo era quello di operare con una teoria che fornisse la possibilità di controllo su di un sistema complesso, non trattabile riduzionisticamente, quale è l'economia internazionale, operando su pochi opportuni parametri. Il fallimento di questo tentativo non comporta l'abbandono dello scopo suddetto, su cui anzi si orienterà la futura ricerca.

3. La situazione economica internazionale segna di conseguenza una fase di stallo. Le prospettive di recessione si affacciano sull'orizzonte statunitense e investiranno ad ondate ritardate tutte le economie. Gli Stati Uniti sono stati egli ultimi anni lo sbocco di mercato privilegiato per molti paesi che vanno incontro ad una concreta prospettiva di blocchi delle esportazioni con conseguenti sovrapproduzioni.

4. Il crollo verticale del prezzo del petrolio sembra essere giunto al suo limite estremo. Ma anche se in futuro è prevedibile una ripresa dei prezzi internazionali, ovviamente limitata, è scaduto in maniera irreversibile il ruolo di grandi compratori di beni durevoli e di consumo dei paesi produttori. Il nuovo costo del petrolio tende a renderlo nuovamente baricentro delle fonti energetiche, ma lo sviluppo di altre fonti non è ormai più frenabile, cosicché, la riacquistata centralità degli idrocarburi non si configurerà più quale monarchia assoluta, consentendo lo svilupparsi di un sistema di consumi articolato e differenziato.

5. Lo stato economico dei paesi produttori di petrolio ha sbilanciato il sistema produttivo italiano, tradizionale esportatore nei loro confronti di infrastrutture. Momentaneamente la strozzatura di mercato è stata superata grazie alla crescita di esportazioni verso i paesi industrialmente avanzati (USA prima di tutti) favorita da un'accorta politica di elevamento degli standards tecnologici dei prodotti sapientemente attuata dal capitalismo italiano negli ultimi 10 anni. Questo, unito al ridimensionamento del prezzo del petrolio, ha comportato un significativo miglioramento della bilancia commerciale italiana.

6. La recessione cui va incontro il mercato internazionale rimette in discussione il modello esportativo, cui si è, comunque, adagiato il sistema produttivo italiano. L'unica prospettiva che si apre è la rivitalizzazione del mercato interno, troppo a lungo compresso. Non è un caso che le richieste contrattuali medie del P.I. siano circa doppie di quelle del settore privato, in sintonia con un modello di sviluppo che ripiana i conti dell'impresa aumentando a carico dello Stato le possibilità di spesa dei consumatori. Contrasta con tale prospettiva il progetto di Legge Finanziaria, che ricalca strade consumate negli anni passati.

7. Il fallimento del progetto socialista di riaggregazione dei ceti medi emergenti ha reso mobile un quadro politico da lungo tempo stagnante. D'altro lato, l'assenza di un'opzione economica di fondo tra vecchie vie e nuova situazione internazionale impedisce un cambiamento deciso di direzione politica. Quanto detto giustifica la permanenza temporalmente limitata di una replica del governo Craxi, che opera, come detto per la legge Finanziaria, scelte economiche e sociali effettuate più per inerzia che per adesione ad un progetto reale (tagli previdenza, sanità, ecc.).

8. L'opposizione al governo pentapartito ha dimostrato la propria inefficacia, in quanto:

9. Il movimento anarchico sprofonda nella decennale incapacità di sapersi confrontare con la realtà, riallacciare un legame con le lotte sociali e riprendere un ruolo propositivo tra le masse.

10. Il 1985 è stato l'anno con minor numero di scioperi nella storia del movimento operaio italiano del dopoguerra. La stagione dei Congressi sindacali ha mostrato l'incapacità delle OO.SS: a farsi interpreti e veicolo della crescente insoddisfazione dei lavoratori, che non trovando canali concreti operativi, rifluisce nell'individualismo e nel corporativismo, favorendo la strategia del capitale.

11. La gestione democristiana del Ministero della Pubblica Istruzione ha giocato la carta delle nuove norme concordatarie in funzione di una più generale restaurazione di valori culturali integralisti ed intolleranti, consentendo ed agevolando l'azione di invasione della società civile da parte del clericalismo woytiliano; con questa operazione si cerca anche di operare, con carte truccate, un ampio referendum che sancisca una presenza dominante dei cattolici nella società italiana, da tempo tramontata nei fatti.

12. Il disastro nucleare di Cernobyl ha riattivato, sull'onda della paura, il movimento antinucleare e popolare nel nostro paese, provocando l'opportunistico spostamento di settori di partiti che, per interesse e per miopia, non avevano compreso l'importanza delle lotte sulle scelte energetiche.

(approvata all'unanimità)


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Mozione III