1977 - "...dopo Bologna"

Le giornate di ottobre '77

 

L'assassinio del compagno Walter Rossi ha fatto giustamente dimenticare tutti gli scazzi dei "quartieri generali" (ma sono poi veramente scazzi solo dei quartieri generali?) e rinsaldato l'unità, la solidarietà, tra tutte le componenti, tra tutti gli strati sociali che hanno dato vita a quelle che possiamo definire "le giornate di ottobre", non solo ma la mobilitazione di questi giorni ha amplificato le potenzialità del movimento del '77, rompendo l'isolamento che in molte città d'Italia partiti e sindacati avevano creato intorno al "nuovo mostro".

Il movimento ha spiazzato tutti i piani che lo Stato, la stampa, il governo, avevano già preparato per il 1977 ed il 1978, dando vita ad un movimento non previsto, che se per ampiezza e mobilitazione fa ricordare le "giornate di aprile", quando i fascisti ammazzarono il compagno Varalli e i caroselli dei poliziotti il compagno Zibecchi; per maturità, contenuti e potenzialità di sviluppo non ci sono paragoni possibili, né possibilità per nessuno di quantificare tali aspetti, in quanto sono aspetti su cui il movimento e i compagni ne discutono nelle assemblee, nei capannelli, nelle case, nelle strade, nelle piazze, sono aspetti che costituiranno la storia del movimento nei prossimi mesi; storia che migliaia di giovani proletari e non più giovani scriveranno con la loro personalità, la loro prassi, la loro volontà di continuare a lottare per l'emancipazione di tutti i proletari.

Una cosa è certa: la mobilitazione di questi giorni ha alle spalle la lotta di febbraio-marzo, le esperienze dei mesi successivi, il Convegno di Bologna.

Le prossime discussioni sulle prospettive e sulla prassi del movimento partiranno da quello che sono state le "giornate di Bologna", non tanto e non solo per quello che hanno significato per lo Stato, o per quello che hanno lasciato di scritto sulla stampa di regime, sui volantini, sui giornali della sinistra, ma soprattutto per quello che hanno significato per i 30.000 compagni presenti a Bologna e per i 50.000 che hanno dato vita alla manifestazione di domenica 25 settembre.


Walter Rossi

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