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Movimento antinucleare - la situazione

Giancarlo Leoni

 

I recenti avvenimenti di Chernobyl ripropongono la necessità di conoscere quale sia oggi in Italia la localizzazione degli impianti nucleari (centrali elettronucleari, depositi, centri di sperimentazione e ricerca) per capire quali siano i rischi possibili. E' altresì utile sapere dove è già presente un movimento di lotta ed opposizione a queste scelte e come esso si è mosso per trarre utili indicazioni per una mobilitazione futura che appare quanto mai necessaria.

In Piemonte, grazie anche alla condiscendenza delle giunte di sinistra comunali e regionali, la questione della localizzazione degli impianti ha avuto un decorso "normale" in quanto le istituzioni sono riuscite a fare un'azione preventiva tesa a mantenere nell'isolamento sostanziale il movimento di opposizione. L'inizio della costruzione della nuova centrale nucleare a Trino Vercellese ha segnato perciò una parziale sconfitta del movimento antinucleare. Tuttavia non sono state del tutto risolte le contraddizioni che la localizzazione ha creato nei settori contadini e della sinistra. In questa situazione si sono sedimentati nuclei di compagni che mantengono viva l'opposizione e poiché la localizzazione è stata "forzata" operando sulle stesse procedure previste: si sono sviluppate perciò vertenze giuridico-legali che possono riservare significative sorprese e comunque rallentare i tempi di costruzione dell'impianto.

In Lombardia l'esistenza di un forte movimento antinucleare ha imposto un rallentamenti notevole degli stessi tempi di localizzazione degli impianti; le diverse condizioni socio-politiche in rapporto alla realtà piemontese hanno gettato le basi e posto le premesse per il blocco ulteriore della localizzazione. Interessante per tutto il movimento l'esperienza dei compagni del mantovano, della quale diamo conto in un articolo a parte.

In Veneto, la recente delibera del CIPE ha dato inizio alle procedure di localizzazione nella regione individuando il sito tra le province di Rovigo e quella di Verona. Il governo spera di incontrare qui minori resistenze che altrove, bilanciando con le disponibilità reperite in quest'area quelle incontrate in altre regioni. Tuttavia anche qui ci sono le premesse per la crescita di un forte movimento antinucleare, anche se le condizioni politiche -forte presenza DC e PSI- e sociali -scarso ruolo dei piccoli contadini per la presenza di grande proprietà terriera e quindi poca densità di popolazione delle campagne- non sono le migliori. La vicinanza del sito veronese con quello mantovano può comportare il "trasferimento delle esperienze di lotta" e consentire l'espansione dell'opposizione. A suffragare questa tendenza va segnalato che sono in atto da tempo iniziative di coordinamento nelle quali i comunisti anarchici possono giocare un ruolo molto importante.

In Emilia Romagna si parla già del raddoppio di Caorso, ma pare che la buona disposizione della Regione non sia più così certa e dovrebbe diminuire dopo gli avvenimenti di questi giorni. L'iniziativa contro la centrale di Caorso è stata finora debole. Negli anni passati le forze di sinistra che governano gli enti locali hanno propagandato la scelta nucleare come indispensabile e positiva per la popolazione. Ancora qualche giorno fa il sindaco di Caorso magnificava i grossi investimenti permessi dai 6 miliardi di indennizzo che ogni anno arrivano alle casse del Comune (e altrettanti in quelle della Regione) e concludeva che "oggi come oggi fermare la centrale sarebbe assurdo". Intanto la popolazione viene a sapere che la centrale è ormai obsoleta e il rischio cresce: in pochi anni di esercizio nella centrale più potente d'Italia ci sono stati 90 arresti rapidi in 8 anni, oltre ad una decina di normale amministrazione, mentre il progetto prevedeva in 30-40 anni di attività 180 fermate come limite massimo di invecchiamento. E' bene ricordare che dopo Chernobyl ci sono state una fermata tra il 29 e il 30 aprile e una si almeno 10 giorni a partire dal 17 maggio.

In Toscana esiste solo l'impianto del Brasiamone, per fortuna ancora in costruzione dopo venti anni si prevedono prove sperimentali per un progetto senza futuro. I rischi di incidenti e di rilasci radioattivi sono qui molto forti ed è significativo che all'indomani dell'incidente di Chernobyl la Regione Toscana abbia denunciato la convenzione per l'utilizzazione dell'impianto. Anche qui le iniziative di lotta non sono mancate appoggiandosi sulle vicine città di Bologna, Firenze, Prato e Pistoia oltre che sull'opposizione del Comune di Vernio contrario da sempre.

Nel Lazio, dopo la sconfitta del movimento a Montalto di Castro grazie alla strategia avventurista e "colonialista" portata avanti dai gruppi di "autonomia romana", il tessuto sociale rimane ancora impermeabile alle iniziative di lotta, malgrado le difficoltà che incontra la costruzione in ordine alla stessa esecuzione dei lavori e all'aumento dei costi. Qualche dubbio ora comunque comincia a venire anche ai più accesi sostenitori del sito.

Un discorso a parte va fatto per la centrale di Latina, una vera polveriera, le cui recinzioni confinano con un poligono di tiro militare. I rischi di incidente sono qui altissimi vista la struttura antiquata dell'impianto e l'insufficienza delle misure di sicurezza, basti pensare che in caso di incidente bisognerebbe provvedere allo sgombero di Latina, per il quale non esistono non solo un piano aggiornato ma i mezzi tecnici sufficienti. C'è da aggiungere che malgrado l'alta densità di popolazione della regione il CIPE prevede nuove localizzazioni.

In Campania alla vecchia centrale del Garigliano si vorrebbero affiancare due reattori capaci di mille MW, benché questa centrale abbia fatto danni enormi, anche a causa dell'inondazione che la sommerse e sparse intorno scorie radioattive, provocando tra l'altro mutazioni negli animali. Qui l'opposizione è debole anche se esistono alcuni comitati.

Anche in Puglia erano state iniziate le procedure per la localizzazione di un impianto ma la forte opposizione del movimento le ha bloccate. Alcuni mesi fa sono state disposte indagini per la localizzazione a Carovigno e ad Avetrana, ma la forte opposizione del movimento ha indotto in questi giorni 141 amministrazioni comunali a chiedere la revoca di queste scelte. Qui è dunque possibile bloccare l'attuazione del Piano Energetico Nazionale per la parte nucleare.

In Sicilia si registrano tentativi di individuare siti per la localizzazione di centrali nucleari. Ma se l'opposizione al nucleare militare -Comiso- focalizza l'attenzione del movimento forti sono le perplessità ad aggravare con queste scelte una situazione già tesa.

Se la rapida panoramica che precede ci dà conto delle iniziative in materia si nuove centrali e della risposta data dalle popolazioni e dai comitati antinucleari, fa emergere al tempo stesso le insufficienze della nostra risposta e la debolezza complessiva del movimento per la mancanza di un coordinamento delle iniziative e per l'eccessivo localismo. L'esperienza ha dimostrato che l'esistenza di un rapporto integrato tra movimento e realtà locale è la condizione necessaria per il successo delle lotte e per portare al blocco della realizzazione delle centrali. Fondamentale risulta poi l'organizzazione di coordinamenti antinucleari come strutture di massa autonome dalle strutture di partito.

Ciò è tanto più vero oggi dopo l'incidente alla centrale di Chernobyl poiché l'opinione pubblica tocca con mano il problema del rischio nucleare.

E' necessaria una chiarezza di obiettivi che vanno individuati nel blocco del Piano Energetico Nazionale per quanto attiene gli investimenti nel settore nucleare, il blocco delle spese dell'ENEA in questo settore per spostarle in altri più qualificanti, lo sviluppo degli investimenti nello sfruttamento di fonti di energia "pulite", il blocco della costruzione di nuove centrali nucleari e di quelle in funzione, che vanno al più presto smantellate, per la loro pericolosità, per l'alto costo di gestione in situazioni di sicurezza (almeno relativa), per il loro superamento dal punto di vista tecnologico come fonte economica per la produzione di energia.


Come cresce un movimento, Sezione ORA-UCAT di Suzzara (Mn)

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