"LA COMUNE DI PARIGI"

Gli organismi di massa

 

L'avanguardia politica espressa dal proletariato parigino era, dunque, in larga misura, priva di quella comprensione necessaria a interpretare in maniera corretta gli impulsi rivoluzionari e le esigenze primarie che le masse esprimevano.

I membri del Consiglio della Comune dimostrarono chiaramente la loro miopia (spesso cecità) politica e indubbiamente esercitarono in maniera in complesso negativa il potere che era stato loro affidato.

Logico dunque ritenere che per potere comprendere appieno un simile momento rivoluzionario non basti fermarsi alla superficie degli avvenimenti ma occorra analizzare in maniera per lo meno approssimativa le forze sociali che si trovavano alle spalle del Consiglio; forze popolari e quindi espressione più diretta della volontà del proletariato e che grossomodo possiamo individuare nelle sezioni dell'Internazionale, nelle camere sindacali, e soprattutto nei clubs e nei comitati di arrondissements.

Le sezioni dell'Internazionale

La composizione interna delle sezioni parigine dell'Internazionale era, come abbiamo già visto, estremamente eterogenea: a una maggioranza in riflusso di proudhoniani corrispondeva una minoranza crescente d collettivisti e una sparuta schiera di blanquisti.

Marx era conosciuto più come membro del Comitato Centrale che come teorico e aveva comunque uno scarsissimo seguito, lo stesso dicasi per Bakunin in quanto i militanti parigini erano giunti autonomamente al collettivismo senza, praticamente, aver mai sentito parlare del rivoluzionario russo.

Se dunque i mutualisti avevano la maggioranza, non si può dire però che se ne servirono per influenzare le decisioni dell'Internazionale.

In realtà esisteva una confusione pazzesca tra le sessanta sezioni di quartiere, non esisteva una strategia comune d'intervento, né contatti stabili e generalizzati, e non si trovò un completo accordo neppure alla vigilia di scadenze importanti come il 18 marzo o il 4 settembre.

Ciononostante l'influenza che l'A.I.L. esercitò sul movimento operaio parigino fu enorme: in tutti i momenti politicamente più dinamici di quei mesi troviamo alla testa delle masse degli internazionalisti. Li ritroviamo tra gli ufficiali della Guardia Nazionale, nelle camere sindacali, alle tribune dei clubs, nel Comitato Centrale, nel Consiglio della Comune e l'azione condotta è sempre quella di difesa e di stimolo del proletariato.

Sarà questa l'unica funzione a cui l'Internazionale effettivamente assolverà, cioè il rafforzamento dell'organizzazione della classe operaia e il notevole contributo dato alla presa di coscienza del proletariato stesso tramite l'impegno costante dei suoi militanti che, agendo spesso in maniera individuale, contribuirono, in misura determinante, ad estrinsecare dai momenti di rivendicazione politica ed economica delle masse parigine la matrice di classe e l'indirizzo socialista e rivoluzionario.

Quando però si tratterà di coordinare l'azione e di elaborare una tattica comune per adeguarla a una particolare situazione la mancanza di un'organizzazione centralizzata si evidenzierà drammaticamente.

Le camere sindacali

Un discorso molto simile possiamo fare per le camere sindacali (sindacati operai) che in quei mesi sorsero impetuosamente in tutta Parigi.

Si trattava di organizzazioni relativamente giovani create quasi sempre da internazionalisti e che quindi riflettevano pienamente la composizione interna all'A.I.L.

I vari sindacati che riunivano gli operai secondo il mestiere (panettieri, ebanisti, sellai, ecc.) conobbero dopo il 18 marzo un grande sviluppo che marciò di pari passo con la coscienza politica e la comprensione dell'importanza del ruolo operaio nella nuova società in formazione.

La creazione di un Consiglio dei delegati delle corporazioni operaie testimonia della spinta unitaria che dal basso tendeva alla creazione di strumenti capaci di attuare quelle aspirazioni largamente diffuse tra gli operai e che possiamo trovare schematicamente in questa dichiarazione dei delegati metallurgici e meccanici del 23 aprile. "...Dichiariamo di dare ai nostri delegati le seguenti indicazioni generali: sopprimere lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ultimo baluardo della schiavitù, organizzare la produzione mediante associazioni solidali e capitale collettivo e inalienabile".

Mentre la volontà di lotta e la comprensione delle vaste implicazioni che il movimento aveva è ribadito a pochi giorni dal massacro in questo comunicato congiunto delle corporazioni operaie il 4 maggio:

"La nostra difesa contro gli attacchi che ci sferrano questi nemici della repubblica si chiana socialismo che lotte contro il feudalesimo finanziario, si chiama progresso contro l'oscurantismo. Noi vinceremo e sulla nostra vittoria sarà fondata la liberazione dei salariati e l'indipendenza dei popoli. Viva La Comune! Viva la repubblica sociale universale".

Sia l'A.I.L. che le camere sindacali mantennero con il Consiglio della Comune rapporti sufficientemente stabili; indubbiamente il Consiglio vedeva in queste due organizzazioni alleati estremamente rappresentativi per mantenere il consenso delle masse e si premurò di venire incontro alle richieste, del resto assai limitate, che via via gli venivano inoltrate.
Se, dunque, esisteva un piano di presunta parità e di accordo operativo tra Consiglio, A.I.L. e camere sindacali, non altrimenti possiamo dire dei rapporti che si ebbero tra l'organo del potere del proletariato e il proletariato stesso riunito in quelle strutture di massa chiamate clubs ed estese capillarmente in tutte le città.

L'analisi di queste specie di comitati di quartiere probabilmente ci offre la chiave interpretativa più valida per comprendere l'esperienza della Comune.

I clubs

Nati con la caduta dell'Impero il 4 settembre, i clubs esprimono la necessità di organizzazione che il popolo parigino sentiva in quei mesi di assedio. Hanno sede nei locali delle scuole, nei teatri, nei casinò chiusi in quei mesi al pubblico.

La loro azione fino al 18 marzo sarà di critica al governo, di organizzazione di manifestazioni, di diffusione dell'idea di una comune rivoluzionaria.

La matrice di classe, data la natura di quartiere, degli stessi varierà da arrondissement ad arrondissement ma lo stimolo e la conduzione delle lotte verrà sempre dai quartieri proletari del centro di Parigi, in particolare dal I, III IV, V, IX, XVIII, XI arrondissement.

Saranno questi i centri in cui verranno organizzate la dimostrazione di massa contro il governo il 31 ottobre e il 22 gennaio.

Dopo il 18 marzo l'azione dei clubs ovviamente cambia: è necessario ora difendere la rivoluzione e contribuire in prima persona alla creazione di una nuova società.

Di questo si rendono perfettamente conto i parigini che accorrono ad ingrossarne le file.

I clubs si riproducono rapidamente e presto saranno diffusi capillarmente in tutta la città.
Le riunioni si tengono nelle chiese requisite, poiché è necessario "far aprire le chiese affinché il popolo possa riunirvisi e discutere i propri problemi" (10)

L'organizzazione è molto semplice, priva di quelle forme burocratiche care alla borghesia:

"Appena eletti il presidente e i due assessori, che costituiscono l'esecutivo, viene fissato l'ordine del giorno. E' raro che inizi subito la discussione... generalmente prima c'è tutta una serie di comunicazioni... soltanto dopo inizia il dibattito.

Ogni club ha qualche oratore di rilievo che prende la parola ogni giorno; ma ci sono anche oratori d'occasione..."

Il regolamento interno è invece più articolato, significativo a questo proposito quello del club Nicholas des Champs che, tra l'altro, prevedeva che:

In linea con questa tendenza organizzativa interna, i vari clubs tendono anche a coordinare la loro azione e a questo scopo si costituisce una federazione di clubs che terrà la sua prima riunione il 15 maggio, pochi giorni prima dell'assalto dei versagliesi.

Volgendo lo sguardo ai temi trattati durante i dibattiti all'interno dei vari clubs, possiamo individuare immediatamente la matrice fondamentale che improntò tutta la loro azione; è riassumibile nel concetto espresso nello statuto del "club dei proletari" dell'XI arrondissement: "I clubs sono creati proprio perché il popolo venga educato dal popolo".

Questo concetto porta alla diretta conseguenza che "l'istruzione e l'educazione del popolo sono prioritari e il popolo deve essere tenuto al corrente di tutti i pubblici affari" (11)

Vengono così poste all'ordine del giorno tematiche spiccatamente politiche quali ad esempio: "La Comune di Parigi, la sua funzione e le sue caratteristiche", "Obblighi e doveri della Comune", ma anche questioni più prettamente sociali quali "Misure da prendere per arrivare a risolvere i problemi sociali" o "Capitale e lavoro, mezzi concreti d'organizzazione" o ancora "La donna dalla Chiesa alla rivoluzione".

Quest'ultimo illustra chiaramente quale fu la straordinaria partecipazione femminile a tutti i momenti della vita politica; era, infatti, assai frequente che dalla tribuna di un club parlasse una donna, come pure era massiccia qualitativamente e quantitativamente il contributo dato da queste all'azione dei clubs.

Di fatto, i dibattiti e le discussioni nei clubs coinvolgono larga parte della popolazione, quella parte che più intensamente ha vissuto l'esperienza della rivoluzione e che non può non riconoscersi in essa, e assumono in sostanza il ruolo di vere e proprie scuole di formazione politica.

L'azione, l'influenza e la diffusione aumentano progressivamente in queste settimane e così le critiche e le richieste nei confronti del Consiglio.

Se infatti ai primi di aprile ci si limitava a ribadire che la "Comune non agisce", all'inizio di maggio il tono degli interventi cambia notevolmente; e così il 12 maggio la Justice, uno dei tanti quotidiani sorti in quel periodo e portavoce di alcuni clubs, sostiene che: "La Comune non ha saputo instaurare rapporti con il popolo", mentre il 19 dello stesso mese il "Club dei proletari" dichiara:

"I membri della Comune hanno il grave torto di affidarsi alla provvidenza, mentre avrebbero il dovere di sottoporre alla sanzione del popolo i loro progetti di decreti, perché il popolo ha questo diritto... A noi compete l'iniziativa di prendere misure rivoluzionarie".

Sempre il 19 il club "St. Ambreuse" chiede alla Comune che "un suo membro venga al club ogni sera... ascolterà i reclami del popolo e gliene renderà conto", e riceve come risposta un rifiuto abbastanza brusco.

Del resto, del ruolo insufficiente ricoperto dal Consiglio si rendono conto anche i membri della minoranza.

Uno di essi ci dà un quadro preciso della situazione venutasi a configurare:

"Troppo spesso si dimentica che un vero movimento comunalista deve avere come obbiettivo costante di affidare agli stessi cittadini il compito di discutere e di decidere dei loro problemi comuni collettivamente con assemblee di quartiere. L'amministrazione centrale deve avere soltanto un compito di coordinamento e di esecuzione delle decisioni prese durante le riunioni locali, senza mai diventare, come è accaduto fino ad oggi, il giudice e il dirigente, delegato per i cosiddetti interessi comuni.

...I delegati sono oggi superati e scavalcati dalle stesse riunioni popolari, alle quali essi avrebbero dovuto sempre partecipare per poter comprendere il punto di vista del popolo e impregnarsi dei suoi sentimenti, per poter correggere, in caso, i propri errori" (12).

Di fronte alla frattura che di fatto andava sempre più allargandosi tra potere esecutivo e organizzazioni di base del proletariato, è estremamente interessante osservare come la gestione degli affari pubblici, delegata inizialmente con piena fiducia al Consiglio della Comune, tenda rapidamente, di fronte alle incertezze e agli errori di quest'ultimo, ad essere assunta e portata avanti dai clubs in prima persona.

Significativo, a questo proposito, è il passaggio che i clubs hanno, da una funzione di stimolo e di rivendicazione di misure immediate per il sostentamento della popolazione e la difesa della città quali la richiesta di macellerie popolari (21 aprile, club della Marsailles, richiesta accolta il giorno dopo) e la richiesta dell'istituzione della "leva di massa" e momenti di gestione diretta della vita del quartiere.

Logicamente queste misure sono di carattere per lo più militare, data la disfunzione congenita esistente negli apparati di difesa della Comune ma pure porta i proletari a contare unicamente sulle proprie forze.

A questo proposito è illuminante la delibera del club di Saint Ambreuse che invita il popolo ad "agire, nel proprio quartiere, con funzioni di polizia", e la delibera, dello stesso club, di far chiudere i negozi dei disertori e confiscarne le merci in favore delle vedove e degli orfani.

La protesta contro la conduzione sociale e militare del Consiglio si radicalizza, grossomodo da maggio; è della fine di aprile questo comunicato del "Club della scuola di medicina" che nette in luce le disfunzioni organizzative che stavano conducendo inevitabilmente ad disastro il proletariato parigino:

"protesta contro la deficienza delle operazioni militari: le truppe vengono spesso affaticate inutilmente; spesso gli ordini impartiti non giungono neanche a destinazione o arrivano in ritardo...

Mancano le munizioni, non viene dato il cambio agli uomini, gran parte dell'artiglieria non è utilizzata…Spesso si ricalca, magari involontariamente, il metodo Trochu" (13)

Per completare il quadro, basta osservare le nozioni di carattere sociale approvate nei vari clubs per rendersi conto della grande maturità raggiunta dal proletariato in pochi mesi di lotta, di discussione e di partecipazione diretta alla vita pubblica.

Viene così individuata la necessarietà della "soppressione di ogni privilegio e monopolio, a cui va sostituito il principio della capacità di ciascuno in modo che ogni lavoratore goda dell'intero prodotto del proprio lavoro", si dimostra che "ogni lavoratore potrebbe vivere ricco", si richiede "una requisizione delle proprietà di quelli che hanno abbandonato Parigi...".

Né le proposte si limitano alla richiesta di riforme sociali immediate ma investono tutto il terreno di quella che dovrà essere la società futura.

Viene denunciata la negativa influenza del clero, la necessità dell'istruzione per tutti "gratuita e pubblica", si rileva che non può esistere un mondo nuovo senza l'emancipazione della donna.

Occorre "ristrutturare i servizi pubblici, riducendo al minimo le amministrazioni" sostiene "La revolution politique et social" del 2 aprile, è necessaria la "soppressione della magistratura e la distruzione dei codici: per sostituirli si deve incaricare una commissione di giustizia perché elabori un progetto di legge in rapporto alle nuove istituzioni e aspirazioni del popolo" ribadiscono in una mozione tremila aderenti al "Club della Rivoluzione Sociale".

Si devono sopprimere esercito e polizia "chiavi di volta dell'edificio costruito dalla borghesia" e sostituirli con una guardia cittadina.

In questo crogiuolo di dibattiti, mozioni, articoli va però delineandosi sempre più la comune esigenza del rispetto della volontà popolare da parte degli eletti del popolo.

"Le proletaire", organo dei clubs dell'XI arrondissement, dichiara il 10 maggio che "l'eletto deve essere pronto ogni giorno a rendere conto delle sue azioni all'elettore" e il 19 precisa ulteriormente il concetto:

"Maggioranza, minoranza (riferendosi al dissidio tra radicali e socialisti nel Consiglio), ma che importa? Le vostre persone contano ben poco sulla bilancia della Comune. Il popolo è stanco di salvatori, ormai vuole discutere le loro azioni...

Non siamo più disposti a subire il giogo né dei nostri pari della vigilia, né dei tiranni di ieri".

"No ai messia" dichiara un membro della minoranza, che era legato al proletariato in maniera sufficientemente stretta per comprenderne le aspirazioni, "non di devono essere più 18 brumaio o eroi salvatori perché il popolo non può emanciparsi se non con le proprie forze", ribadirà un altro.

Ma la sfiducia nei riguardi del Consiglio della Comune si va estendendo a tutte le strutture collaterali della vita pubblica parigina; il 12 maggio una sezione dell'Internazionale così si appella al Consiglio scosso da dispute e diatribe sempre più generalizzate:

"Di che vi lamentate? Siete padroni della situazione. Se oggi non avete denaro potete farne. Non sapete che ogni giorno in più che si resiste fa crollare un trono in più e chiama a noi tutti i lavoratori del mondo, per i quali noi stiamo lottando? La nostra causa è quella della giustizia e noi vogliamo che essa trionfi".

Il 10 maggio "Le proletaire" scrive:

"Voi non potete limitarvi a promettere al popolo l'avvento del socialismo... Dunque, cosa si sta aspettando?".

E il 20 maggio, a poche ore dall'inizio della sanguinosa offensiva di Thiers, il club "Montrouge" chiederà "le dimissioni della Comune non sufficientemente rivoluzionaria". 

 

(10) Bullettin comunal, 6 maggio 1871
(11) Stralcio di un documento del Club St. Nicholas des Champs
(12) Le francais: Etudes sur le mouvement communalist
(13) Le Proletaire, 10 maggio


Il Consiglio. Misure adottate

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