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La problematica energetica dopo la crisi e la ristrutturazione in atto

 

La problematica energetica in questi ultimi anni è passata da un ruolo secondario di movimenti di opinione (pro e contro il nucleare) ad un ruolo primario all'interno delle economie non solo capitalistiche.

Oggi più che mai, perciò, il problema va affrontato sulla base di una serie di considerazioni economico/politiche che partono necessariamente dal livello di analisi internazionale per vedere più in dettaglio poi il ruolo dell'economia e dell'energia in Italia.

"Una delle costanti della congiuntura internazionale degli ultimi anni, che riveste carattere di irreversibilità, è quello del mutamento della struttura dei profitti padronali. Il periodo che va dal secondo dopoguerra al '73 è stato caratterizzato da un costo reale decrescente delle fonti energetiche, (basso costo) del petrolio in particolare. Il significato di questa tendenza risiede nel fatto che, mentre i profitti delle industrie manifatturiere (di trasformazione delle materie prime in tecnologia avanzata) tendono a crescere lungo tutto quel periodo, i profitti delle multinazionali energetiche rimangono fissi ad un livello non soggetto a ritocchi. Questo quadro si rovescia nel 1973. Da allora il settore dell'energia e delle materie prime ha ottenuto, a seguito di una dura lotta di potere, una quota percentualmente fissa dei profitti e tale quota non è soggetta a ridimensionamenti; ne consegue che col proseguire dell'inflazione, o meglio col crescere dei prezzi finali delle merci, il prezzo dell'energia viene di continuo ritoccato verso l'alto." (1)

Perciò contrariamente a quanto viene propagandato è il prezzo del petrolio che continua a inseguire il prezzo dei prodotti manifatturieri. Gli aumenti decretati dall'OPEC sono un adeguamento relativo alla flessione del dollaro sul mercato internazionale dei cambi.
E' ormai noto come lo svilupparsi della "tempesta energetica" abbattutasi sui paesi industrializzati a seguito della guerra del Kippur, risponderebbe in realtà ad un processo di verticalizzazione del controllo del ciclo produttivo sotto l'egida delle multinazionali del settore delle materie prime.

La "crisi" petrolifera rispondeva anche ad altre esigenze e di inquadrava perfettamente in progetti concorrenti che passavano attraverso il ridimensionamento della conflittualità operaia e la definizione di una rinnovata egemonia internazionale in grado di garantire, a breve termine, un nuovo ciclo espansivo. Va inoltre tenuta presente la necessità, da parte dei paesi dell'OPEC, di sfruttare con più accuratezza l'unica fonte di reddito in loro possesso e per di più non illimitata.

"Per quanto riguarda i problemi della disponibilità di petrolio, l'allarme generalizzato è in gran parte manovra pubblicitaria. Quello che è vero è che i paesi produttori tendono ad un più razionale uso delle risorse, memori anche della flessione del 1978 dovuta a troppa offerta e scarsa domanda. Al contrario, il 1979 ha visto scarsa offerta ed alta domanda, volta soprattutto a ripristinare i livelli di immagazzinamento abbassati dopo il 1978. Il riadeguamento del prezzo all'inizio del 1979 riporta il prezzo del petrolio poco al di sotto del livello raggiunto nel 1974". (2)

La volontà espressa dai paesi capitalistici al convegno di Venezia di ridurre la dipendenza energetica dal petrolio vuole nella sostanza non tanto rispondere all'aumento del prezzo del greggio, ma al cambiamento della politica di spreco energetico attuata dai modelli di sviluppo economici di molti paesi. Per attuare questo progetto è stata "consigliata" una forte ristrutturazione produttiva che sta portando l'Italia ad essere uno dei paesi che più hanno migliorato il proprio coefficiente di elasticità (rapporto tra consumo totale di energia primaria e prodotto nazionale lordo), soprattutto nei settori industriali che più sono soggetti a spreco energetico (chimico, siderurgia, alimentare).

 

NOTE:

(1): cfr "Quaderni de L'Informatore di Parte" trimestrale dei Comunisti Anarchici di Firenze/Lucca, febbraio 1980
(2): ibidem 
 


La ristrutturazione produttiva in Italia e l'energia

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