"Energia
Territorio
Ristrutturazione"
La ristrutturazione produttiva in Italia e l'energia
Fino alla "crisi del petrolio", l'Italia ricopriva il rigido schema della divisione internazionale del lavoro che le assegnava il ruolo di produttore di merci a basso contenuto tecnologico (metalmeccanico). Inoltre altri settori chiave come la siderurgia, la chimica di base ad alta intensità di capitale e bassa quantità di valore aggiunto, relegavano l'Italia ad essere un paese grosso consumatore di energia.
La crisi e la conseguente ristrutturazione (e divisione internazionale del lavoro) ha messo in moto un meccanismo di riconversione assegnando all'Italia un ruolo di paese a tecnologia maggiormente sofisticata.
Il mutato assetto dei rapporti internazionali di scambio e la nuova collocazione che in esso ha assunto l'Italia, attraverso un suo ruolo attivo, comportano notevoli conseguenze nelle strutture economiche e sociali. La ristrutturazione produttiva (decentramento produttivo e controllo centralizzato multinazionale) tende a perseguire un ventaglio di interessi concorrenti e a creare una stabilità in grado di garantire oltre che i profitti un legame solido con l'occidente.
Occorre perciò tenere presente che il
"1978 è stato un anno di boom per i profitti.
Tale affermazione è confermata da vari elementi. Molte aziende che negli anni immediatamente precedenti non avevano distribuito dividendi o avevano bilanci passivi, hanno registrato in questi tre anni una notevole ripresa, tale da consentire non solo la chiusura i attivo dei bilanci, ma anche la redistribuzione dei dividendi degli azionisti. Infatti nel '73 i margini di autofinanziamento delle industrie sono notevolmente aumentati: ciò è provato dal fatto che la domanda di credito è cresciuta in misura inferiore al
fatturato" (3)
Da questo quadro generale risulta evidente che:
NOTE:
(3): ibidem