"Lettura di Bakunin"

Struttura della classe egemone

 

I critici di Bakunin hanno molto spesso ravvisato una certa debolezza nelle sue impostazioni teoriche, dato che dalla lettura di certi suoi scritti si può avere l’impressione che il suo anarchismo si riduca soltanto ad una istintiva rivolta contro gli uomini in uniforme – preti, generali, magistrati - e non vada più in là in questa dispersa polemica contro figure ed istituzioni rappresentative dell’ordine costituito.

Considerato il carattere propagandistico di alcuni scritti di Bakunin, nei quali era opportuno esemplificare la polemica denunciando tipiche figure di esponenti del vecchio ordine e rinunciando ad una analisi più profonda circa i nessi generali e permanenti che sostenevano questo ordine, considerato ancora la scarsa aggregazione della classe egemone al tempo in cui Bakunin scriveva, potremmo anche spiegarci queste deficienze.

Ma ci sembra che un’indagine più attenta del pensiero di Bakunin ci convinca circa la visione unitaria che egli ebbe della classe egemone quando ne individuò il centro vitale nello Stato, come apparato e come istituzione di classe. Ed a questo punto conviene stornare una seconda deformazione del pensiero di Bakunin, questa volta divulgata non solo dai suoi più acerrimi avversari, ma anche dai suoi soliti seguaci presunti; che cioè l’antistatalismo di Bakunin derivasse tutto da una valutazione dello Stato come demone del male e si sciogliesse tutto in una mitologica lotta contro questo malefizio.

Al contrario Bakunin aveva un’idea molto precisa e molto concreta dello Stato e la sua invettiva antistatalista non fu così superficiale come si vorrebbe far credere. Ecco ad esempio una definizione dello Stato contenuta nel preambolo alla seconda parte dell’opera “L’impero knuto-germanico”:

Lo Stato è come un grande macello e come un immenso cimitero ove generosamente, serenamente, vengono a lasciarsi immolare e seppellire tutte le aspirazioni reali, tutte le forze vive di un paese. E siccome nessuna astrazione esiste mai da se stessa né per se stessa, siccome essa non ha né gambe per camminare né braccia per creare, né uno stomaco per digerire questa massa di vittime che le viene data da ingoiare, è chiaro che... l’astrazione politica, lo Stato, rappresenti gli interessi non meno positivi e reali della classe oggi principalmente se non esclusivamente sfruttatrice, che d’altronde tende a conglobare tutte le altre: la borghesia.” (1)

Lo Stato per Bakunin non è dunque l’ingiustizia o la tirannide o l’usurpazione in astratto, ma è una macchina politica manovrata da una determinata classe dominatrice in esso insediata.

Ho detto che lo Stato è un’astrazione che divora la vita popolare, ma affinché una astrazione possa nascere, svilupparsi e continuare ad esistere nel mondo reale è necessario che ci sia una corporazione collettiva reale che sia interessata alla sua esistenza. Non può certamente essere la grande massa umana della popolazione, poiché essa ne è precisamente la vittima; deve essere invece una corporazione privilegiata, il corpo sacerdotale dello Stato, la classe detentrice del potere e della ricchezza…Ed effettivamente che cosa vediamo noi in tutta la storia? Lo Stato è sempre stato il patrimonio di una qualsiasi classe privilegiata: classe sacerdotale, classe nobiliare, classe borghese, e infine la classe burocratica, allorché, essendo esaurite tutte le altre classi, lo Stato si eleva o decade, come si vorrà, alla condizione di macchina.” (1)

Lo spiega anche agli operai della valle di St. Imier:

Allo stesso modo lo Stato non è altro che la garanzia di tutti gli sfruttamenti a profitto di un piccolo numero di felici privilegiati, a detrimento delle masse popolari; esso adopera la forza collettiva per assicurare la felicità, la prosperità ed i privilegi di pochi, a danno del diritto umano di tutti. E’ una fabbrica nella quale la minoranza fa l’azione del martello e la maggioranza quella dell’incudine.”(1)

Bakunin ama molto spesso l’uso di queste immagini efficaci per raffigurare la natura dello Stato agli occhi degli ascoltatori. Ma è chiaro che l’uso di queste immagini, la presentazione dello Stato come macchina o come mostro, o addirittura come torma di belve umane (preti o generali o magistrati) è un motivato espediente didattico per distruggere nel popolo l’idea dello Stato come astrazione: Stato-Popolo, Stato-bene pubblico, Stato-padre di tutti. Ma sembrandogli la raffigurazione ancora troppo astratta, Bakunin preferisce precisare sempre:

Ma perché questa astrazione onnivora possa imporsi a milioni di uomini, bisogna che essa sia rappresentata e sostenuta da un essere reale, da una qualche forza vivente.” (1)

Ebbene, risponde Bakunin, questa forza si chiama “forza dominante”:

Lo Stato è l’autorità, la dominazione e la potenza organizzata delle classi possidenti, e cosiddette illuminate, sulle masse; l’Internazionale è la liberazione delle masse.” (1)

E’ bene notare la seriazione “autorità” e poi “dominazione” cioè autorità esercitata non in forma individuale ma collettiva, di un gruppo su un altro gruppo e poi “potenza organizzata di classe”, cioè dominazione munita di quello strumento politico che è l’organizzazione statale.


Struttura della classe subalterna

Indice