"Lettura di Bakunin"

Struttura della classe subalterna

 

All’inizio di questo capitolo abbiamo visto come Bakunin insistesse con particolare energia per l’allargamento del fronte proletario alle masse contadine della campagna.

Esaminare la struttura della classe subalterna significa dunque illustrare anzitutto il pensiero del Nostro su questo problema.

Infatti, con molti decenni di anticipo sulla formulazione, in seno al movimento operaio, delle tesi sull’alleanza tra gli operai ed i contadini, Bakunin stabilì su questa alleanza la base di tutto il suo lavoro di propaganda ed organizzazione.

Nella “Circolare agli amici d’Italia” egli scriva:

Per conseguenza, cari amici, quello che voi dovete studiare, contemporaneamente all’organizzazione di operai di città, sono i mezzi da impiegare per rompere il ghiaccio che separa il proletariato delle città dal popolo delle campagne, per unire e ordinare questi due popoli in uno solo. Sta in questo la salvezza dell’Italia. Tutte le altre classi devono sparire dal suo suolo, non come individui, ma come classi.” (1)

In nome del socialismo rivoluzionario, organizzate il proletariato delle città e ciò facendo unitelo nella stessa organizzazione preparatoria col proprio delle campagne. E’ qui la salute della rivoluzione italiana, la salute della rivoluzione in tutti gli altri paesi. La sollevazione del proletariato delle città non basta più: con esso non si avrebbe che una rivoluzione politica, la quale avrebbe necessariamente contro di sé la reazione legittima, naturale del popolo delle campagne e questa reazione, o la indifferenza soltanto, dei contadini soffocherebbe la rivoluzione delle città, come è avvenuto ultimamente in Francia. Solo la rivoluzione popolare universale è abbastanza forte per rovesciare, per spezzare la potenza organizzate dello Stato sostenuta con tutti i mezzi dalle classi ricche.

Ma la rivoluzione universale è la rivoluzione sociale e la rivoluzione simultanea del popolo delle campagne e delle città. Ecco ciò che bisogna organizzare, poiché senza organizzazione preparatoria gli elementi più numerosi e più potenti sono impotenti e nulli.” (1)

Ma Bakunin sa distinguere la situazione di un paese dalla situazione di un altro paese. Mentre per la Francia, dove esiste nelle campagne una piccola borghesia terriera (piccola proprietà) fonda tutte le sue speranze sul proletariato urbano, per l’Italia sposta il suo sguardo sulle masse proletarie della campagna. Ne scrive al compagno Ceretti:

Ciò che può e deve salvare l’Italia dallo stato di rovinosa ed avvilente prostazione in cui presentemente si trova piombata, ciò che voi dovere preparare ed organizzare, mi sembra, non è una ridicola insurrezione di giovanetti eroici ma ciechi, ma è una grande rivoluzione popolare. Per questo non basta far prendere le armi a qualche centinaio di giovani, non basta neppure sollevare il proletariato delle città, bisogna che la campagna, i vostri venti milioni di contadini si levino anch’essi... Tutta la questione del successo rivoluzionario si riduce dunque a questo: come sollevare, come portare alla lotta rivoluzionaria i contadini?” (3)

Bakunin esamina in tutti i sensi il problema in rapporto alla storia d’Italia, in rapporto all’influenza del clero nelle campagne, in rapporto agli altri gruppi sociali.

E conclude:

Voi non cadrete nell’errore dei tedeschi e non vi contenterete di fare del socialismo di città; voi non ignorerete lo spirito e le aspirazioni naturali e prepotenti del vostro proletariato della campagna, dei vostri venti milioni di contadini. Voi non condannerete la vostra rivoluzione ad una disfatta sicura. Volete che io vi dica tutto il mio pensiero? Ebbene io credo che voi abbiate un elemento rivoluzionario assai più potente e reale nelle campagne piuttosto che nelle città. L’ignoranza ecco, p generale nel nostro paese. Ed essa è più diffusa nelle campagne che nelle città. Ma mentre nel proletariato delle città vi è maggior pensiero, maggiore coscienza rivoluzionaria, nelle campagne vi è maggior potenza naturale.” (3)

In Francia, invece, la situazione è diversa: ecco come la giudica Bakunin:

Restano dunque i contadini e gli operai delle città. Ma i contadini in quasi tutti i paesi dell’Europa Occidentale – meno l’Inghilterra e la Scozia dove non esistono contadini veri e propri, meno l’Irlanda, l’Italia e la Spagna dove essi si trovano in un miserabile stato e sono per conseguenza rivoluzionari e socialisti senza saperlo - in Francia ed in Germania soprattutto, sono mezzi soddisfatti: essi godono o credono di godere di vantaggi che pensano aver interesse a conservare contro gli attacchi della rivoluzione sociale; essi hanno, se non i profitti reali, il sogno vanitoso, la fantasia della proprietà.” (1)

Nonostante ciò, nonostante che la Chiesa abbia sistematicamente addormentato i contadini, nonostante che gli Stati abbiano fondato la propria potenza sulla loro ignoranza, Bakunin pensa che anche in Francia ed in Germania le masse contadine possano essere sollevate grazie alla loro primitiva “barbarie”, il loro odio contro lo Stato e soprattutto grazie ai legami di intesa con gli operai delle città. A questi ultimi Bakunin fa una particolare raccomandazione:

E quando gli operai, abbandonando il linguaggio pretenzioso e scolastico del socialismo dottrinario, ispirati dalla passione rivoluzionaria, verranno a dir loro semplicemente senza arzigogoli e senza perifrasi, ciò che essi vogliono; quando essi giungeranno nelle campagne non come precettori e come maestri, ma come fratelli, come uguali, a suscitare il moto rivoluzionario e non ad imporlo ai lavoratori della terra; allorché essi appiccheranno il fuoco a tutta la carta bollata, ai verbali, ai titoli di proprietà e di rendita, ai debiti privati, alle ipoteche, alle leggi penali e civili; quando essi accenderanno dei falò con tutti questi cumuli di cartaccia, simbolo e consacrazione ufficiale della schiavitù e della miseria del proletariato, allora, siatene certi, il contadino li comprenderà e si leverà con loro. Ma perché i contadini si sollevino, occorre assolutamente che l’iniziativa del movimento rivoluzionario sia presa dagli operai della città, perché solo questi operai uniscono oggi all’istinto, alla coscienza illuminata, l’idea e la volontà riflessa della rivoluzione sociale. Dunque tutto il pericolo che minaccia l’esistenza degli Stati è unicamente concentrato oggi nel proletariato delle città.” (1)

E questa funzione di iniziativa non l’assegna Bakunin solo al proletariato urbano di Francia o di Germania, ma anche d’Italia e degli altri paesi latini.

Organizzati, non individualmente, ma collettivamente in gruppi intimi, diverranno essi (gli operai rivoluzionari delle città) allora i capi della gran massa del proletariato delle città quanto delle campagne...”(1)

E parlando specificatamente dell’Italia:

... la massa dei contadini italiani costituisce già un esercito immenso e onnipotente per la vostra rivoluzione sociale. Diretto dal proletariato delle città ed organizzato dalla gioventù socialista rivoluzionaria, questo esercito sarà invincibile...” (1)


L'organizzazione e le sue forme

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