Spagna 1936-'74

La guerra civile del '36-'39

 

A) Tendenze economico-politiche della rivoluzione

Abbiamo già chiarito come la Repubblica non basasse il suo potere sull'appoggio di uno strato sufficientemente vasto nel paese. Fu per questo che i soli che potevano rispondere in maniera efficace all'attacco dell'esercito erano gli operai ed i contadini. Ma naturalmente essi se si sollevarono per rispondere ad un attacco armato da parte delle forze reazionarie e per frenare e combattere anzitutto il fascismo, non si può certo sostenere che si sono sollevati in nome della repubblica democratico-borghese.

Il proletariato spagnolo, infatti, organizzò la propria difesa e la propria lotta in maniera completamente autonoma rispetto al governo che, durante i primi quattro mesi, non esistette che sulla carta, in quanto il suo potere era stato completamente cancellato. Non solo, la gli operai e i contadini iniziarono subito il processo di trasformazione radicale delle strutture della società, secondo le loro tradizioni rivoluzionarie comuniste-anarchiche. Abbiamo, fino a questo momento, taciuto il ruolo delle organizzazioni politiche e sindacali della classe operaia, non perché vogliamo far finta che non ci fossero, presi come a qualcuno potrebbe sembrare, dall'esaltazione della creatività spontanea del proletariato; le abbiamo poste in secondo piano solo perché ci è sembrato di poter rilevare che, soprattutto per quanto riguarda la CNT, esse poterono effettivamente giocare un ruolo organizzativo solo in quanto seppero assecondare, favorire o, in qualche modo, stimolare il processo rivoluzionario che la classe operaia spontaneamente aveva messo in moto. Del resto il sindacato di tendenza anarchica CNT, per la sua stessa struttura organizzativa e impostazione "ideologica" era profondamente radicato nelle masse, anzi era "le masse stesse organizzate" e i suoi obiettivi e la sua linea d'azione non potevano non coincidere con quelli del proletariato. In questa fase non vi fu quindi nessun contrasto di un certo rilievo tra le masse operaie e contadine e le loro avanguardie interne, che formavano la struttura organizzativa della CNT. Fu per questo che la CNT poté avere all'interno di questo processo di trasformazione rivoluzionaria della società un peso ed un ruolo sempre più rilevante che in questo periodo favoriva e rendeva sempre più radicale e costruttiva la trasformazione stessa. In questo senso erano anche orientati i dirigenti dell'UGT (sindacato controllato dai socialisti) sotto la spinta possente della base. Quindi assieme alle proprie organizzazioni sindacali il proletariato costruiva la nuova società.

Gli operai si impossessavano delle fabbriche e organizzavano essi stessi la produzione; la stessa cosa avveniva nelle campagne, dove la terra e gli strumenti di produzione venivano requisiti e collettivizzati e si creavano le collettività agricole. Era in atto un processo che tendeva all'instaurazione della più completa autogestione a tutti i livelli di organizzazione della società: da quello economico a quello politico che cessavano di essere divisi.

Questo processo avrebbe dovuto portare, allargandosi ed estendendosi a tutta la zona controllata dalle forze proletarie, ad un sistema sociale basato sulla federazione, costruita dal basso verso l'alto, sulle unità produttive, sulle comuni; e sul controllo più completo della produzione e di tutta la vita sociale da parte degli operai e dei contadini, che avrebbero instaurato il loro potere e difeso le loro conquiste contro l'esercito fascista con le armi in pugno fino alla completa vittoria e alla liberazione in senso proletario di tutta la Spagna.

In questo scritto non ci poniamo il compito di entrare nel merito delle questioni che operai e contadini si sono trovati di fronte nel creare l'autogestione nelle fabbriche e nelle campagne. L'organizzazione della produzione e della distribuzione creò enormi problemi di carattere soprattutto economico, il cui studio è ricco di indicazioni e fondamentale per la comprensione dei fenomeni rivoluzionari nel loro complesso.

Noi ci siamo proposti qui di esaminare la questione in termini politici per capire come fu possibile che, dopo i primi mesi di completo potere del proletariato, la rivoluzione venne sconfitta.

B) Forze politiche agenti

Quando i generali si sollevarono "tutto l'esercito all'infuori di pochi ufficiali e di qualche recluta si schierò coi generali, la Marina si divise in due mentre l'Aviazione passò al completo dalla parte della Repubblica. Gli insorti ebbero anche l'appoggio di altre importanti organizzazioni militari: truppe marocchine con circa 11.000 uomini, la Legione Straniera con 5000 legionari, la Guardia Civil con più di 30.000 soldati ed ufficiali, la Falange, i Requetes carlisti, sorti al tempo delle guerre carliste e forti, si dice, di 14.000 uomini.

Dalla loro i repubblicani ebbero soltanto forti ufficiali dell'esercito, l'Aviazione e parte della Marina, 6500 Guardias de Asalto, istituita dai repubblicani nel 1931 e le milizie". (David T. Cattell, I comunisti e la guerra civile spagnola, Ed. Feltrinelli, pag.61)

E' chiaro quindi che, essendo le forze dell'Aviazione estremamente ridotte e con certo più numerose le forze della Marina, le uniche forze che costituivano propriamente "l'esercito della Repubblica" erano le 6.500 Guardias de Asalto; accanto ad esse vi erano le organizzazioni rivoluzionarie del proletariato, cioè le milizie che raccoglievano i milioni di operai e contadini dei diversi sindacati e dei diversi partiti politici. Esse nacquero "con uno slancio spontaneo ed immediato" e da principio di organizzarono intorno ai sindacati.

Nel giro di pochi giorni le varie milizie di ciascuna zona crearono dei comitati di coordinamento, come per esempio a Barcellona, dove il 21 luglio si costituì un Comitato Centrale di delegati di tutti i partiti e di tutti i sindacati, il quale con un decreto istituì le Milizie per la difesa della Repubblica.

Questo primo decreto mobilitava 2000 uomini della UGT, 3000 del POUM (Partito Operaio di Unità Marxista), 1.300 degli anarco-sindacalisti e 2.000 della Generalitat (governo autonomo delle province della Catalogna).

Milizie come queste vennero organizzate in tutta la Spagna; in effetti il potere reale del governo passò quasi immediatamente nelle mani di questi comitati, come era passato ai soviet durante la rivoluzione russa. Il governo poteva svolgere il suo mandato solo con il consenso di questi comitati. (op. cit. D. Cattell, pag.61)

E' chiaro quindi che il proletariato, a tutti i livelli, assieme alle sue organizzazioni, era in questo periodo padrone assoluto della situazione. Esso aveva scelto di combattere contro Franco organizzandosi in milizie e portava avanti contemporaneamente il processo rivoluzionario nelle fabbriche e nelle campagne, con la riorganizzazione della produzione secondo i modi e le forme dell'autogestione.

Tutto questo continuò sempre più radicale e costruttivo per tutto il periodo dei primi mesi. Il governo non poteva far altro che raccogliere le indicazioni che venivano date dal movimento reale del proletariato ed era costretto a limitare il suo ruolo a "istituzionalizzare" le realizzazioni che la classe operaia andava man mano facendo, rendendo ufficiale ciò che era reale.

Naturalmente in primo piano, su questa frenetica attività creatrice, era la più grossa organizzazione della classe operaia: la CNT che si trascinava dietro anche le altre organizzazioni (come la UGT) seppure alcuni dirigenti di quest'ultima fossero incerti ed indecisi sul ruolo della loro organizzazione.

Il proletariato era molto forte e quindi dettava legge, le sue organizzazioni dovettero necessariamente seguirlo. Quando il proletariato è forte, le sue organizzazioni non possono, per così dire, che "fondersi" con esso e "strutturare" la sua spontaneità o corrono il rischio di mettersi contro di esso e di tradirlo.

C) Politica del Partito Comunista Spagnolo e politica estera dell'URSS

"L'aiuto materiale della Russia alla Spagna assunse due forme: il soccorso e le forniture militari. Il soccorso consisteva nell'invio di viveri e di vestiario per donne e bambini, e cominciò subito all'inizio della guerra civile (...)".

"L'invio di forniture militari venne diviso in tre settori. Il primo dipendeva dall'esercito sovietico che forniva tecnici e piloti per sorvegliare l'uso del materiale (...)".

"Il secondo settore dell'assistenza sovietica alla Spagna venne diretto dalla GPU (Polizia Segreta) e capeggiato dal capitano Oulanski. Questo settore si occupava di mandare clandestinamente le armi dalla Russia alla Spagna, attraverso il porto di Odessa (...)".

"Il terzo settore del traffico di armi tra i comunisti e la Spagna funzionò attraverso un sistema di agenti della Internazionale Comunista (...) Il loro compito era quello di fungere da agenti del governo spagnolo e di comperare, tramite le loro relazioni e la loro organizzazione mondiale, materiale bellico in qualsiasi parte del mondo fosse possibile (...)". (Cattell, op. cit. pag. 94-95)

"La prima volta che il materiale bellico sovietico venne usato nella lotta contro i nazionalisti fu pressappoco il 7 novembre 1936, durante l'assedio di Madrid, quando il nemico era già nei sobborghi della capitale". (Cattell, op. cit. pag.93)

Gli aiuti dell'Unione Sovietica, con il passare del tempo, diventarono sempre più determinanti per il proseguimento della guerra civile. Essa era l'unico paese che aiutasse in maniera costante e con una quantità di materiale abbastanza grande il governo repubblicano spagnolo.

L'esercito di Franco era un esercito modernamente armato, fortemente disciplinato e molto ben addestrato sul piano militare, inoltre esso aveva avuto l'appoggio delle potenze militari fasciste. L'Italia e la Germania, infatti, contribuirono al suo potenziamento con l'invio di molti uomini e una quantità notevole di materiale bellico moderno ed efficiente.

Il proletariato sull'altro fronte poteva solo opporre il suo ardore rivoluzionario, la forza che gli derivava dal fatto di combattere per una causa che era finalmente la sua e cioè l‘instaurazione di una società comunista-anarchica: esso non aveva nulla da perdere, tranne "le sue catene"; tutto un nuovo mondo da conquistarsi.

"Noi sappiamo cosa vogliamo. Non significa nulla per noi che in qualche parte del mondo vi sia una Unione Sovietica, per amore della cui pace e tranquillità i lavoratori cinesi e tedeschi furono alla barbarie fascista di Stalin. Noi vogliamo la rivoluzione qui, in Spagna, proprio ora, non forse dopo la prossima guerra europea. Oggi noi stiamo dando più fastidio a Hitler e Mussolini con la nostra rivoluzione, di tutto l'esercito rosso. Stiamo dando un esempio alle classi lavoratrici di Italia e Germania di come si tratta il fascismo. Io non mi aspetto per la rivoluzione libertaria nessun aiuto da nessun governo al mondo. Forse gli imbarazzi contrastanti dei vari imperialismi potranno avere qualche influenza sulla nostra lotta. Ciò è possibilissimo."

L'operaio anarchico Durruti che aveva pronunciato queste parole nel corso di un'intervista a un giornalista, Pierre Van Paasen, pubblicata sullo "Star" di Toronto nel settembre del 1936, esprimeva lo stato d'animo di tutti i proletari in lotta.

"Ma non vi rimarrà che un mucchio di rovine, se vincerete", disse Van Paasen. Durruti rispose:
"Abbiamo sempre vissuto nei tuguri e nelle grotte. Sapremo come arrangiarci per qualche tempo. Perché non dovete dimenticare che noi sappiamo anche costruire. Siamo stati noi a costruire questi palazzi e queste città qui in Spagna e in America, e altrove. Noi, i lavoratori, possiamo costruirne altre al loro posto. E di più belle. Non abbiamo la minima paura delle rovine. Noi stiamo per ereditare la terra". (in Vernon Richards, Insegnamenti della Rivoluzione Spagnola, Ed. RL - pagg. 184-185).

Ma la mancanza di viveri e di armi, le necessità stesse di combattere una guerra moderna che si andava facendo lunga ed estenuante, resero alla fine essenziali gli aiuti dell'Unione Sovietica.
Le conseguenze che derivavano dall'aiuto dell'Unione Sovietica alla Spagna furono molteplici e di grande importanza fino a determinare, forse, il corso stesso degli avvenimenti.

Le due conseguenze immediate e principali furono: il ripristino dell'autorità del governo repubblicano e borghese e l'enorme sviluppo del Partito Comunista Spagnolo che finirà, controllando gli aiuti dell'Unione Sovietica, per avere un peso determinante all'interno di tutti gli organismi di potere della Repubblica: dal governo all'esercito, ecc. Il Partito Comunista Spagnolo, prima dell'intervento dell'Unione Sovietica, era una forza pressoché insignificante in Spagna. Esso non aveva che qualche migliaio di iscritti. Esso era allineato con la politica della Terza Internazionale di cui faceva parte. La politica dei comunisti spagnoli, cioè, era quella elaborata dal VII Congresso del Comintern del 1935: la politica del Fronte Unico contro il fascismo.

"E' assolutamente falso che l'attuale movimento operaio abbia come suo obbiettivo l'instaurazione di una dittatura del proletariato, dopo che la rivoluzione sarà finita (...) Noi siamo animati solo dal desiderio di difendere la Repubblica democratica creata il 14 aprile 1931 e fatta rivivere il 18 febbraio scorso". (Jesus Hernandez, direttore del quotidiano comunista "Mundo Obrero", citato da Cattell, op. cit. pagina 70).

Quando il 4 settembre 1936 era stato formato il governo frontista di Largo Caballero, mentre in tutto il paese era in atto la rivoluzione proletaria, i comunisti erano entrati a far parte del governo per le ragioni che Antonio Mije, membro del politbureau del Partito Comunista, espose con queste parole: "Già all'inizio del mio discorso ho dimostrato come il nostro partito abbia sempre condotto una lotta conseguente per portare avanti le parole d'ordine della rivoluzione democratica. Oggi, esistono le condizioni per realizzare queste parole. Primo, esiste una situazione di guerra civile, scatenata dai nemici del popolo, e la necessità per noi di unirci strettamente insieme per lottare contro la reazione e contro il fascismo nel quadro della repubblica democratica. Secondo, il proletariato quale forza più importante e più attiva, combatte, armi alla mano, nelle prime file. Terzo, un profondo mutamento si sta verificando nel settore economico, specialmente nei distretti rurali. Quarto, in immediata connessione con la guerra, si stanno realizzando i principali obiettivi della rivoluzione borghese. In tali circostanze, si rendeva necessario un governo che potesse contare sulla fiducia di tutti i vari strati sociali della popolazione, al fine di stroncare al più presto l'insurrezione armata fascista. Oggi tale governo è stato formato. Data la situazione esistente il Comitato Centrale del nostro partito ha deciso di partecipare al governo". (Cattell, op. cit. pag. 71)

Altre dichiarazioni di leaders comunisti chiariscono meglio ancora il loro programma politico.

"Noi del Partito Comunista, insieme alla parte onesta della classe operaia, avremo da percorrere un lungo tratto di strada con i democratici spagnoli. Alcuni tentano di presentare questo governo come un governo comunista e socialista, o, in genere, di denominarlo con qualche tipico concetto dell'ideologia socialista. In risposta noi diciamo con assoluta fermezza che questo governo è la continuazione di quello precedente". (Dichiarazione di José Diaz il 1 ottobre del 1936, in Cattell, op. cit. pag.72).

"Oggi la parola d'ordine deve essere: vincere ogni lotta attraverso il governo e per il governo, rafforzare la sua autorità e il suo potere". (dal programma del Partito Comunista; Cattell, op. cit. pag.74)

"(...) Nel settembre del 1936, il paese era nel vortice della guerra civile e della rivoluzione. Gli anarchici e i contadini stavano realizzando la loro rivoluzione secondo i principi del comunismo libertario. Nella maggior parte delle località dove gli anarchici erano forti, avevano formato dei comitati locali e si erano sostituiti all'autorità governativa se non di nome, almeno di fatto. Così procedevano alla socializzazione e alla collettivizzazione della terra, e dove era possibile, anche dell'industria (...).

Il Partito Comunista, dal canto suo, in contrasto con la tesi leniniana dell'aprile 1917 "tutto il potere ai soviet" (assemblee di operai e contadini) in periodo rivoluzionario, appoggiava il governo e le autorità borghesi. Esso non era contro le riforme, ma voleva realizzarle nell'ambito della rivoluzione borghese, sosteneva cioè le rivendicazioni della piccola borghesia, dei piccoli imprenditori e dei piccoli proprietari terrieri, non solo contro lo sfruttamento degli elementi "feudali" di destra, ma anche contro la nazionalizzazione e la collettivizzazione imposta con la forza dai partiti di estrema sinistra". (Cattell, op. cit. pag.74)

E' chiaro che quando gli aiuti dell'Unione Sovietica diventarono vitali per il proseguimento della guerra e, in conseguenza del fatto che essi erano controllati dal Partito Comunista Spagnolo, che appoggiava il governo repubblicano democratico, ricreò da parte dei partiti politici borghesi repubblicani e degli strati sociali che essi rappresentavano, una estrema solidarietà con il programma del Partito Comunista che coincideva con il loro.

Il fatto che i comunisti non avessero in Spagna come scopo la conquista del potere quanto innanzitutto e soprattutto quello di appoggiare e rendere sempre più forte il governo democratico borghese, per sconfiggere con esso il fascismo, è conforme alla politica estera sovietica di quel periodo.

"L'intervento russo in Spagna, quando si verificò, non fu dettato da motivi rivoluzionari e da amore di Stalin per il popolo spagnolo, ma dal bisogno di rafforzare la posizione della Russia nella politica internazionale. Secondo il generale Krivitsky che pretendeva (I was Stalin's agent - Londra 1936) di essere "l'unico sopravvissuto all'estero del gruppo di ufficiali sovietici che ebbero parte diretta nell'organizzare l'intervento in Spagna", fin dall'avvento al potere di Hitler nel 1933, "la politica estera di Stalin aveva rispecchiato l'ansia. Egli era spinto dalla paura dell'isolamento". Solo quando fu sicuro che Franco non avrebbe avuto una "facile e rapida" vittoria si decise ad intervenire in Spagna". "La sua idea era, e ciò era a conoscenza di tutti noi che eravamo al suo servizio, di includere la Spagna nella sfera di influenza del Kremlino. Una simile dominazione gli avrebbe assicurato vincoli con Parigi e Londra e avrebbe rafforzato la sua posizione nei riguardi di Berlino. Una volta padrone del governo spagnolo, di vitale importanza per la Francia e la Gran Bretagna, avrebbe trovato ciò che cercava. Egli sarebbe stato una forza cui tener conto, un alleato desiderabile". (Vernon Richards, op. cit. pag.105)


Disfatta militare

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