Spagna 1936-'74

Contributo degli anarchici a 30 anni di lotte contro Franco

 

La lotta contro il fascismo spagnolo non si è fermata con la fine della guerra civile, con l'esilio di centinaia di migliaia di antifascisti, con la strage di decine di migliaia di compagni; né è insorta improvvisamente dal nulla con gli scioperi recenti o con le clamorose azioni dell'ETA (guerriglieri baschi). Essa è proseguita con alterno vigore ma ininterrottamente fino ad oggi ed anche in queste lotta, come già alla fine della guerra civile, gli anarchici sono stati in prima fila. Mentre i burocrati del Partito Comunista nella loro meschina logica di potere elaboravano ed applicavano la linea di "riconciliación nacional" ("la cessazione della lotta armata e lo scioglimento dei gruppi partigiani furono determinati dalla volontà del Partito Comunista di evitare che si introducessero tra loro germi di anarchismo e di promuovere un clima di riconciliazione nazionale". "Il timore delle responsabilità, delle rappresaglie paralizza e frena diversi elementi che altrimenti sarebbero disposti a facilitare il mutamento politico. Se tutte le forze dell'opposizione, come ha fatto il Partito Comunista, considerassero cancellate le responsabilità e le conseguenze, stimolerebbero il passaggio all'opposizione di quelli che ancora sostengono la dittatura; e faciliterebbero la sua liquidazione pacifica" - da un documento del Comitato Centrale del Partito Comunista Spagnolo), e si infiltravano nei sindacati falangisti e di fatto boicottavano la resistenza; gli anarchici e gli anarco-sindacalisti tentavano invece prima di scuotere dappertutto la dittatura franchista con azioni di guerriglia e poi di mantenere vivo lo spirito di ribellione esponendosi e pagando di persona anche per gli altri.

Si deve a loro se il fuoco dell'opposizione al fascismo, mantenuto acceso a prezzo di grandi sacrifici, si è ravvivato impetuosamente negli ultimi anni tanto da costringere il regime franchista a gettare la maschera della liberazione (ad uso CEE) ed a mostrare scopertamente il suo lurido volto. La logica di "partito" avrebbe forse voluto che i compagni si esponessero meno in questo trentennio, come hanno fatto gli altri movimenti politici, per conservare i quadri per tempi migliori, ma la via della rivoluzione di fronte ad una dittatura bestiale conosce una sola parte, quella degli oppressori e degli sfruttati, la logica della rivolta conosce una sola lotta, quella incessante, irriducibile, senza compromessi, perché non è possibile farli con i fascisti, e perché nuocerebbero alla causa della rivoluzione stessa. Riportiamo di seguito alcuni dati sull'apporto del movimento anarchico (organizzato nella FAI - Federazione Anarchica Iberica; nella FIJL - Federazione Iberica della Gioventù Libertaria e nella CNT - Confederazione del lavoro anarco-sindacalista) alla resistenza antifascista nel trentennio 1944-1974.

Questi dati si riferiscono ai fatti più salienti e non tengono conto delle centinaia di condanne "minori", del lavoro di migliaia di militanti anarchici ed anarco-sindacalisti, dei sabotaggi, degli scioperi, della propaganda.

1944 - estate. Gruppi di anarchici e socialisti spagnoli che avevano fatto la resistenza in Francia (dove erano esuli alla fine della guerra civile) si apprestano a continuare la guerra di liberazione nel loro paese. Primo obiettivo è quello di costruire una "cintura armada" sui Pirenei. Si disperdono nelle zone di frontiera, installandosi qua e là come contadini, operai e impiegati. Da questi gruppi parte un tentativo di invasione lungo tutta la frontiera e soprattutto attraverso la valle di Aràn. Il tentativo viene respinto dall'esercito franchista che cattura 3.000 "invasori".

1944 - ottobre. Nuclei ridotti di guerriglieri libertari socialisti operano nelle Asturie, nel Leon, in Galizia, nel Levante, in Andalusia, Catalogna, Aragona ed Estremadura.

1946 - gennaio. Sbarco di guerriglieri nelle Asturie. Sorpresi dalla "guardia civile", vengono tutti uccisi ed imprigionati. Dieci guerriglieri vengono assassinati nel carcere di Madrid.

1946 - marzo. Plenum del Comité Nacional della CNT dell'Interior, cui partecipano anche delegati della CNT in esilio, che organizzano una sezione per l'azione rivoluzionaria in Spagna. Tre settimane più tardi i membri di questo comitato vengono tutti arrestati, come pure, entro l'anno, i membri del nuovo comité che li avevano sostituiti.

1946 - marzo. Vengono fucilati numerosi anarchici tra i quali Amador Franco e Antonio Lopez. Erano stati fatti prigionieri dalla "guardia civile" dopo uno scontro a fuoco, a Irun. Il commando di cui facevano parte stava trasportando una radio trasmittente.

1948 - luglio. Il giovane anarchico Raoul Carballeira viene ucciso a Barcellona dalla polizia. 22 minatori, tra cui numerosi anarco-sindacalisti, vengono assassinati nel corso di una manifestazione nelle Asturie.

1949 - gennaio. Marcos Nadal, segretario della CNT, viene condannato a morte.

1949 - marzo. Quattro militanti della CNT vengono uccisi a Saragozza e a Castellon del Valles.

1949 - aprile. Sei guerriglieri libertari vengono uccisi a Lugo. Violenti combattimenti a Orense.

1949 - luglio. Quattordici militanti della CNT vengono uccisi in Catalogna, in combattimento o in seguito a torture dopo la cattura.

1949 - settembre. Tre militanti della CNT assassinati in Andalusia.

1949 - ottobre. Sei militanti della CNT, fra i quali José Sabator, vengono uccisi a Barcellona.

1949 - novembre. Nei pressi di La Coruña sette anarchici vengono uccisi in uno scontro con la polizia. A Saragozza viene condannato a morte l'anarco-sindacalista Cruz Navarro. A Barcellona viene ammazzato il militante della CNT Lopez Penedo, accusato di aver giustiziato un commissario di polizia.

1950 - gennaio. Vengono fucilati diversi militanti della CNT, tra cui Manuel Sabator.

1950 - febbraio. A Barcellona viene assassinato con il "garrote" (strumento medioevale che uccide per strozzamento) l'anarchico Manuel Sabater Llopart, accusato di aver passato clandestinamente la frontiera per partecipare alla resistenza.

1950 - maggio. Tre militanti della CNT fucilati, quattro uccisi mentre sbarcavano a Algesiraz.

1951 - novembre. Processo a Siviglia contro 75 militanti della CNT, accusati di riorganizzazione del sindacato anarchico e di aver aiutato un gruppo di guerriglieri ad evacuare via mare. Due condanne a morte (Antonio Nunez e Dionisio Ruda); agli altri pene dai 15 ai 30 anni di carcere.

1952 - febbraio. "Consiglio di guerra" a Barcellona contro 30 anarco-sindacalisti della CNT. Vengono emesse 11 condanne a morte, di cui 5 eseguite immediatamente.

1957 - agosto. Assassinato dalla polizia Josè Luis Facerias, noto militante anarchico dei gruppi d'azione che operava dalla fine della guerra civile. "El irreductible luchador" (irriducibile lottatore) viene crivellato di pallottole in un'imboscata tesagli dalla polizia a Barcellona.

1960 - gennaio. Scontro a Banolas (Gerona) tra la guardia civil e un commando di anarchici che aveva attraversato la frontiera sei giorni prima. Cinque compagni vengono uccisi tra i quali un noto militante: Francisco Sabater fratello di José (ucciso nel 1949) e di Manuel (ucciso nel 1950).

1962 - settembre. Il tribunale militare di Barcellona condanna a morte Jorge Conill Vallas e a 20 anni di carcere Antonio Mur Peiron e Jimenez Cubas (tutti della FIJL). La condanna a morte viene mutata in 30 anni di carcere a seguito del sequestro del vice-console spagnolo di Milano, operato da un gruppo di giovani anarchici di Milano.

1963 - agosto. L'anarchico Capdevilla, detto "Caraquemada", noto e temuto guerrigliero, viene abbattuto in Catalogna nei pressi della frontiera francese. Capdevilla, esule dalla fine della guerra civile, lavorava come operaio in Francia nei pressi del confine e rientrava frequentemente in Spagna per compiervi azioni di guerriglia. Gli anarchici Granados e Delgado vengono assassinati a Madrid con il "garrote" perché accusati di essere rientrati in Spagna con lo scopo di uccidere Franco.

1974 - 1 marzo. Il compagno Salvador Puig Antich viene "giustiziato" con la garrotta, riscoperta da Franco dopo 10 anni di falso assorbimento della repressione; viene accusato di essersi difeso sparando e ferendo mortalmente un poliziotto che insieme ad altri lo avevano aggredito.


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