Portogallo 1974

M.P.A.: ristrutturazione capitalistica, populismo e processo rivoluzionario

 

Con la situazione che abbiamo già esaminato, di per sé colma di contraddizioni insanabili all'interno del vecchio regime, arriviamo al giugno '73, data in cui si inserisce nel dibattito e persino nello scontro politico del paese, riguardo le sorti del regime di Caetano, un fatto eccezionalmente nuovo ed inaspettato: l'uscita di un documento critico nei confronti del clima repressivo e della crisi che si respira nel paese a firma del Movimento dei Capitani.

E' da questo episodio che la crisi dal piano dei monopoli di riversa nell'ambito di quello che senza dubbio è il pilastro fondamentale della politica colonialista del Portogallo a difesa degli interessi dell'imperialismo occidentale: le Forze Armate.

In effetti l'uscita allo scoperto del dissenso dei capitani è l'ultimo episodio di una crisi di identità delle Forze Armate che, in una guerra assurda contro i movimenti di liberazione delle colonie ed in difesa di interessi che peraltro vanno a vantaggio dei grossi monopoli stranieri, vedono sempre più sprofondare il proprio paese in una crisi economica dovuta alle ingenti spese per il mantenimento di una guerra improduttiva da tutti i punti di vista. Questa crisi di identità ben presto si esprime e passa da contenuti prettamente corporativi a motivazioni propriamente politiche in quanto va ad interessare un arco di problemi che vanno dall'indipendenza nazionale fino al caldeggiare apertamente l'indipendenza delle colonie.

Ma se un'importanza non irrilevante è costituita da questa crisi di identità, ci sono obbiettivi elementi di crisi strutturale delle Forze Armate determinati dall'entrata in essi di un quadro ufficiale di formazione non omogenea ai quadri superiori che inducono conflittualità tanto intensa da arrivare fino alla ribellione, alla diserzione o, addirittura, al passaggio nelle file della guerriglia africana. Difatti, a dimostrazione di quanto abbiamo detto, basti citare un dato statistico sull'entità delle diserzioni, secondo cui in dieci anni si sono avuti centomila disertori in un esercito di 250.000 uomini, per rendersi conto delle reali proporzioni del fenomeno. Inoltre un altro elemento di instabilità strutturale è dovuto al fatto che all'interno delle Forze Armate entrano, come ufficiali, giovanissimi che hanno vissuto la contestazione del '68 e che addirittura dall'interno mantengono i contatti con le proprie organizzazioni politiche.

Infine l'elemento di crisi più rilevante emerge allorquando i coloni portoghesi scaricano sulle spalle dell'esercito la colpa di cocenti sconfitte militari, dovute più che altro alla esiguità delle forze portoghesi, all'ostinazione del governo centrale di portare avanti una guerra ormai perduta ed all'ostilità di un territorio buono solo per la guerriglia.

Ecco in sintesi il panorama complessivo delle circostante in cui vengono a maturazione le pesanti critiche del Movimento dei Capitani.

Questo clima permette all'interno delle Forze Armate un'aggregazione confusa di ufficiali, anche di alto grado intorno ai Movimento dei Capitani, in cui personalità vicine al regime tentano di controllare che il Movimento non travalichi certi limiti. Infatti, sanno che l'eventuale vittoria al loro interno della componente più radicale (populista) suonerebbe come condanna a morte per il regime e, attuato quel rapporto diretto con il popolo auspicato dai populisti, darebbe carta bianca all'iniziativa operaia.

Come ci pone la borghesia monopolistica di fronte a questi avvenimenti e come Caetano fronteggi queste iniziative è dimostrato dalla pubblicazione nel febbraio '74 del libro di de Spinola "Portugal e o futuro"; infatti sia la borghesia monopolistica (la casa editrice che pubblica il libro di de Spinola è di proprietà di un monopolio) sia lo stesso Caetano, il quale preventivamente ha letto le bozze del libro, danno l'assenso alla sua pubblicazione nell'estremo tentativo di farsi diretti promotori del malcontento che serpeggia nelle Forze Armate e di guidare il trapasso da una struttura fascista ad una più democratica.

Il libro di de Spinola in sostanza mette in rilievo la impossibilità di una vittoria militare in Africa e poi passa a tutta una serie di considerazioni che non si discostano molto da una ristrutturazione in termini neocolonialisti dei rapporti fra Portogallo e colonie, la stessa vagheggiata dai monopoli e da Caetano, ma irrimediabilmente fallita per la resistenza accanita a qualsiasi proposito del genere dai movimenti di liberazione.

Gli ultimi fatti di una certa importanza prima del 25 aprile sono rappresentati dalle destituzioni da capo a vice capo di stato maggiore delle Forze Armate di Costa Gomes e di de Spinola e da un tentativo di colpo di stato portato avanti dalle rimanenti frange fasciste delle Forze Armate; il secondo episodio è ormai l'ultimo sussulto di un regime votato alla morte che cerca in un disperato tentativo di chiamare a raccolta i figuri del fascismo più bieco, di serbare il proprio potere e di spezzare l'unità dei capitani; mentre il primo è il sintomo dell'isolamento e della paura di Caetano che, avendo visto fallire il tentativo di una gestione diretta della crisi, licenzia i suoi precedenti alleati e torna ad aggregarsi con i suoi consueti sostenitori: le classi possidenti dell'agricoltura ed i settori della rendita colonialista.

Questo è il quadro di massima degli schieramenti e dei rapporti di forza all'interno del Movimento dei Capitani alla vigilia del 25 aprile.

Con il colpo di stato del 25 aprile il Movimento si esprime in un fronte unitario ma già dai primi momenti appare chiaro come le masse operaie non si pongano in una posizione subalterna rispetto al Movimento stesso, cioè il proletariato inizia a porre la propria candidatura a gestire direttamente il processo innestato dai militari. Determinando all'interno del Movimento stesso i primi elementi di differenziazione fra i fautori di un regime democratico di tipo occidentale, e in questa frazione trovano spazio i tentativi di inserimento di alcuni personaggi che spingono verso il passato, come de Spinola, e i fautori di una democrazia populista che si rifanno al cosiddetto terzomondismo.

Nei primi momenti una delimitazione precisa fra le principali frazioni del Movimento non emerge direttamente, ma i suoi contrasti rimangono confinati in un dibattito tutto interno ai vertici e questo per evitare uno scontro diretto, che arroventerebbe i contrasti di classe nel paese, e per salvaguardare la già precaria situazione economica venutasi ad aggravare con il colpo di stato. In altri termini si preferisce una unità di facciata in quanto nessuna delle forze contrastanti è in grado di valutare esattamente la propria rispondenza e, soprattutto, la risposta proletaria ad ogni disegno politico.

Difatti a salvaguardia di questa unità, peraltro precaria, viene eletto a presidente dello Stato lo stesso de Spinola che, per il prestigio e la popolarità che lo contraddistinguono, è l'unico in grado di soddisfare a brevissima scadenza i disegni di tutte le componenti del Movimento le quali aspettano situazioni più mature per ridefinire i rispettivi ruoli.

Chi sia de Spinola e quali forze rappresenti in seno all'MPA è praticamente il problema più immediato per una valutazione corretta del ruolo che è chiamato a svolgere. Si conoscono i suoi passati di nazista e di feroce assassino dei guerriglieri, ma ciò che più conta è che gode dell'appoggio della borghesia monopolistica, desiderosa di dare un volto nuovo al Portogallo nell'ambito dell'imperialismo occidentale ed intenzionata a contenere il processo portoghese nei limiti richiesti da un sostanziale adeguamento delle strutture politiche al piano di ammodernamento produttivo. Ciò significa che de Spinola, nella posizione in cui si trova, ha il compito di ridefinire un rapporto diverso, ma che non implichi assolutamente l'indipendenza fra colonie e territorio metropolitano, di riportare alla normalità la situazione caotica all'interno delle Forze Armate e, soddisfacendo entro certi limiti le prevedibili richieste economiche e normative che sarebbero sopraggiunte dalle masse, porre le basi di un regime di tipo presidenziale che aprisse la strada al riassestamento della borghesia al potere.

Anche in questo caso, il protagonista fondamentale del fallimento del piano capitalista è ancora la capacità autonoma del proletariato che, dal maggio successivo al colpo di stato, dà inizio agli scioperi nelle fabbriche, i cui obiettivi, partendo da rivendicazioni economiche, si articolano nella richiesta di epurazione e nell'epurazione diretta di dirigenti fascisti, nelle massicce occupazioni di case a Lisbona e ad Oporto e di terreni del latifondismo al sud, dove capillare e solida è la organizzazione sindacale del bracciantato e nella dura lotta della compagnia aerea nazionale (TAP), i cui lavoratori metalmeccanici iniziano una lotta autonoma nonostante la stessa compagnia venga occupata dai militari, ed alla Lisnave, i cantieri navali di Lisbona, i cui 7000 operai, superando i consistenti cordoni delle autorità militari, occupano per otto ore il centro della città.

Insomma è l'autonomia di classe dei lavoratori che, ignorando gli inviti alla moderazione lanciati dal PSP o gli attacchi diretti del PCP, secondo cui gli scioperi sono corporativi e controrivoluzionari, mettono al centro della situazione politica portoghese la necessità immediata di sferrare un attacco decisivo al capitale tramite il passaggio delle strutture produttive sotto la gestione operaia, come è poi avvenuto con la occupazione e l'autogestione delle fabbriche lasciate dai padroni nella loro fuga all'estero.

Gli unici alleati politici scoperti, perché ancora ambigua è ad esempio la politica del PSP di Soares che dietro lo slogan generico dell'unità delle sinistre non esprime una linea politica compiuta, del piano spinolista sono quelli del PPD (Partito Popolare Democratico di tendenza socialdemocratica) che attraverso il loro segretario Palma Carlos, primo ministro del governo formato dal PCP, PSP e PPD, tenta di riportare indietro la situazione tramite una serie di richieste, come il rinvio delle elezioni politiche, che l'MPA nel suo documento programmatico ha stabilito per il 25 aprile 1975, la promulgazione di una costituzione provvisoria elaborata dallo stesso primo ministro e, conseguentemente, l'ampliamento dei poteri del primo ministro stesso.

Questo contrasto si risolve ai vertici dell'MPA con la destituzione di Palma Carlos e la costituzione di un secondo governo a capo del quale viene chiamato un uomo della sinistra dell'MPA, Vasco Conçalves.

I contrasti del Movimento iniziano ad esprimersi alla luce del sole e l'ala populista ne esce rinforzata a tal punto che, per reazione al colpo di stato strisciante della destra, si costituisce il COPCON (Comando Operativo sul Continente), che è una sorta di polizia militare contro i tentativi controrivoluzionari, a capo del quale si insedia l'esponente di punta del bonapartismo, del populismo e del terzomondismo dell'MPA, e cioè Otello Saraiva de Carvalho.

Contemporaneamente a questi avvenimenti, che non influiscono sulla lotta proletaria che avanza nel paese, alla base dell'MPA si sviluppa un dibattito politico fra i soldati, i quali essendo a diretto contatto con le masse, anche perché a volte sono andati a reprimere le lotte e finiscono con il solidarizzarvi, iniziano a porsi anch'essi in una prospettiva di gestione diretta del potere nelle caserme, soprattutto in quelle realtà in cui gli ufficiali sono noti conservatori e reazionari.

Sono le manifestazioni di dialettica alla base che più di ogni altra cosa iniziano, da una parte, a spingere il piano spinolista ad un disperato tentativo di aggregare intorno al capo dello Stato una "maggioranza silenziosa" reazionaria e fascista che tenti attraverso la piazza di imporre il proprio volere e di scalzare il proletariato dalla posizione egemone che nello scontro di classe va conquistando e, dall'altra, a definire i primi tentativi di un'organizzazione e di un coordinamento delle strutture di base nelle fabbriche e nel sociale, le quali sentono come improrogabile l'esigenza di articolare, secondo un piano strategicamente organico, l'attacco alla reazione.

Questi due protagonisti sono in questo momento i principali artefici di uno scontro che si profila a brevissima scadenza.

E difatti alla fine del settembre '74, un tentativo reazionario di una certa pericolosità si manifesta con il progetto di una "pacifica" marcia su Lisbona, in appoggio a de Spinola, organizzata dai latifondisti del nord e finanziata dai gruppi monopolistici portoghesi, le cosiddette nove famiglie portoghesi; in realtà dietro quella manifestazione della "maggioranza silenziosa" si nasconde un disegno ben più ampio e pericoloso a cui gli operai danno una risposta immediata barricando tutti gli accessi alla capitale e predisponendo posti di blocco insieme ai militari.

In questo modo esce ufficialmente di scena de Spinola e con lui la reazione scoperta, la quale o abbandona il paese oppure si tira temporaneamente indietro con la speranza di tempi migliori e più adeguati per sferrare un attacco più consistente, e questa volta in collaborazione con l'imperialismo USA.

In coincidenza con la sconfitta del primo piano golpista spinolista, l'imperialismo americano, che precedentemente aveva taciuto sugli avvenimenti portoghesi, anche perché doveva ancora riaversi dalla cocente sconfitta vietnamita, inizia ad interessarsene più direttamente. Manifestando la preoccupazione che un Portogallo socialista sia del tutto incompatibile con il sistema militare difensivo dell'occidente (la NATO) e sia un pericolo gravissimo per la stabilità degli equilibri interimperialistici.

In questo senso non estranei sono i servizi segreti americani al secondo e ben più consistente tentativo golpista dell'11 marzo in cui de Spinola si espone e si qualifica come il centro di un disegno reazionario internazionale, e con cui si tenta di colpire direttamente il centro politico dell'MPA, il quartier generale dell'artiglieria leggera di Lisbona, nella speranza di poter costituire un punto di riferimento e di aggregazione del malcontento reazionario all'interno del processo politico che il paese sta vivendo.

Anche questo tentativo è destinato a fallire e, anche in questa situazione, fondamentale è l'apporto della mobilitazione proletaria, ma ciò che è importante è la radicalizzazione politica che ne segue e che determina la nascita del Consiglio delle Rivoluzione, una struttura assembleare dell'MPA, il quale decide di prendere nelle proprie mani la conduzione della rivoluzione in Portogallo, scalzando i partiti dalla posizione di mobilitazione e decisionalità politica e l'emergere di contrasti all'interno del fronte riformista sul problema del sindacato unico, all'interno del MPA fra il riformismo occidentale di Costa Gomes, la politica filosovietica di Gonçalves e il populismo di de Carvalho, e un distacco sempre più progressivo fra gestione di vertice dello scontro di classe e capacità complessiva del proletariato di costituire un'alternativa di potere rivoluzionario antagonista a tutte le altre scelte annacquate di socialismo.

Con il tentativo di colpo di stato dell'11 marzo, poi, i rapporti di forza tra le classi di spostano limitatamente a favore del proletariato in quanto il Consiglio della Rivoluzione dà il via ad una serie di nazionalizzazioni di banche, industrie ed attività speculative ed al suo interno si consolida la frazione militare sostenitrice di un collegamento più consistente con il "popolo".

Lo stabilizzarsi di una iniziale egemonia populista nell'MPA fa emergere anche più chiara la pregiudiziale di questa componente ad un riconoscimento istituzionale oltre che degli organismi di base stessi, di un loro ambito di decisionalità politica e produttiva a livello locale. Ciò naturalmente è indice anche di una certa sottovalutazione politica dei partiti stessi.

A dimostrazione di quanto abbiamo detto basti ricordare la posizione che il Consiglio della Rivoluzione e l'MPA nella sua globalità assumeranno nei confronti delle elezioni di aprile; innanzitutto obbligano tutti i partiti che si presentano alle elezioni a sottoscrivere un documento di lealtà e sostegno all'MPA, in cui esplicitamente il Consiglio della Rivoluzione esprime sfiducia nei confronti dei partiti di assicurare da soli la difesa nella rivoluzione iniziata il 25 aprile e stabilisce il mantenimento del potere nelle proprie mani per un periodo di tre-cinque anni, affidando quindi all'Assemblea Costituente, che uscirà dalle elezioni, solo un ruolo consultivo; poi, nell'imminenza delle elezioni, sviluppa nel paese il primo grosso discorso esplicito di sapore populista, cioè invita il popolo, a difesa dell'unità con le forze armate, ad astenersi dal votare in quanto la logica che caratterizza i partiti non si muove nel senso degli interessi generali del paese ma si esprime nel gioco politico e grettamente elettoralistico che porta a distorcere la realtà ed allo scontro fra le masse su problematiche artificiose.

Questa presa di posizione è frutto anche dei grossi contrasti che oppongono i due più importanti partiti della classe operaia che, nell'intento di porre ognuno per proprio conto il dominio nella realtà politica del paese e, attraverso queste, di influenzare le scelte del MPA, gettano confusione con alcuni pericolosi incidenti, come quello di "Repubblica" giornale socialista sequestrato dai tipografi su posizioni di autonomia di classe e non di osservanza PCP, come da ogni parte vien detto evidentemente in termini strumentali, in quanto darebbe un quadro di parte, distorto e velatamente provocatorio delle lotte che nel paese vanno sviluppandosi ed incidendo nel tessuto socio-economico portoghese, e quello dell'Intersindacale, sostenuto dal PCP nell'intento di consolidarvi la gestione autoritaria e stalinista come sindacato unico, ed avversato dal PSP e dai partiti di destra con lo scopo di scalzare i comunisti dalle loro posizioni di forza ma soprattutto di creare una spaccatura del fronte proletario sui temi del pluralismo democratico borghese.

Con la battaglia astensionista l'MPA, quindi, tenta di creare un blocco sociale da contrapporre alle manovre con cui ogni parte politica tenta di far avanzare un progetto alternativo al suo e si serve anche della cosiddetta "campagna di dinamizzazione culturale" tendente a scuotere dal secolare torpore le grandi masse contadine, in particolare quelle del nord, che distanti da Lisbona non riescono a cogliere il senso degli avvenimenti che stanno scotendo il paese e che, se non recuperate ed inserite nel processo rivoluzionario, possono divenire masse di manovra dei disegni controrivoluzionari, come in sostanza sta avvenendo in questi ultimi mesi grazie ad alcuni gravi errori economici commessi dai militari.

Il risultato delle elezioni sconfigge totalmente l'astensione dell'MPA, infatti l'affluenza alle urne è dell'89% degli elettori, e nel paese si registra un successo indubbio delle tesi moderate e socialiste e della politica conservatrice e di destra del PPD, in particolar modo al nord, mentre il PCP esce terribilmente ridimensionato rispetto alla forza ed al demonio reali che a livello di vertice ha saputo imporre negli enti locali, nell'informazione e nel sindacato.

Quale significato preciso il Consiglio della Rivoluzione assegni ai risultati elettorali è spiegato dal fatto che, comunque, esso porta avanti il programma prefissato, relegando la stessa Assemblea Nazionale in una posizione di sondaggio degli umori delle varie parti politiche sulle decisioni militari.

In pratica al vertice tutto rimane come prima, mentre alla base e nel paese, dopo un iniziale tentativo di unità fra PSP e PCP, il clima dei rapporti fra i due partiti va progressivamente deteriorandosi nella misura in cui Soares vede pietrificarsi da una parte l'ostinazione del PCP a non rispettare i risultati elettorali ed a perpetuare il suo inserimento nei settori di dominio politico e amministrativo e, dall'altra, l'influenza crescente che, attraverso Gonçalves, primo ministro e uomo vicinissimo al partito di Cunhal, le tesi comuniste conquistano all'interno del Consiglio della Rivoluzione.

Questi primi contrasti diventano in poco tempo sfida aperta fra i due partiti, il che determina nel Consiglio della Rivoluzione stesso l'emergere di una frazione che, con la vittoria socialista, vede la possibilità di una propria immediata espressione politica che si muove nella direzione di limitare il potere di Gonçalves, di aggregare intorno a sé quegli esponenti militari decisi ad imprimere una certa moderazione agli avvenimenti del paese e di normalizzare la situazione nei settori più radicali delle Forze Armate.

Questa frazione nasce con il documento dei nove, capeggiati dal ministro degli esteri Antunas, in cui, fatta l'analisi della situazione critica del paese dal punto di vista economico, esprime l'esigenza di articolare le strutture del potere proporzionalmente ai risultati elettorali e di limitare le prerogative militari a vantaggio di un ruolo più qualificato dell'Assemblea Nazionale, che in questo modo diventa il centro decisionale degli indirizzi strategici caratterizzanti il paese sia a livello interno che a livello internazionale, di collocarsi, dopo aver ristrutturato il clima politico del paese, nell'area occidentale perché solo in questo modo si possono acquisire gli aiuti economici e perché, data la collocazione storica a livello internazionale del Portogallo, impossibile per gli equilibri strategici nel Mediterraneo appare qualsiasi altra scelta.

Tutto questo acuisce ulteriormente i contrasti nell'MPA e questi si ripercuotono all'esterno investendo le altre componenti politiche.

Essi sfociano nel periodo fine luglio-agosto 1975 che, in presenza di una ripresa organizzativa e politica dei fascisti grazie agli elementi di frizione nella sinistra, portano ampi settori dei piccolissimi contadini del nord, strumentalizzati dalla Chiesa, a coagularsi intorno ad un blocco sociale controrivoluzionario.

I contrasti nell'MPA e la dinamica che sta prendendo piede nello scontro di classe del paese inducono i vertici dell'MPA a costituire un direttorio militare di cui fanno parte: Costa Gomes, Vasco Gonçalves e Otelo de Carvalho. In pratica il direttorio comprende in sé tutte le linee di tendenza che caratterizzano lo scontro di classe in Portogallo e la sua costituzione è sintomo che ormai spaccata è quell'unità formale sbandierata in varie situazioni, Cioè, di fronte all'attacco costante del movimento proletario ai residui del fascismo ed ai tentativi di ristrutturazione borghese, ogni forza politica e militare ridefinisce il proprio ruolo nell'ambito del processo rivoluzionario.

Costa Gomes, anche se non apertamente, in quanto nella sua posizione di capo dello Stato è tenuto istituzionalmente ad essere al di sopra delle parti, rappresenta quella parte politica del paese che di fronte alla gravità della situazione economica sceglie di allearsi con uno schieramento sociale composito, costituito dalla borghesia illuminata, dai ceti medi produttivi e parassitari e da limitati settori della classe operaia, il quale si indirizza nella costruzione di una democrazia pluralistica di tipo occidentale, solo salvaguardando un quadro politico stabile ed eliminando quegli elementi di perenne conflittualità sociale, che, in questa fase, sono focalizzati negli organismi proletari di base, al di fuori di specifiche connotazioni partitiche e quindi difficilmente controllabili dal punto di vista politico-sindacale, e nelle strutture militari di base, restie ad un ritorno alla normalità senza il riconoscimento istituzionale delle loro esperienze organizzative e politiche. Lo schieramento che si identifica in Costa Gomes, poi, intravede nella sua impostazione politica la possibilità di massicci aiuti economici che combattano l'inflazione e che, con lo stabilire articolati rapporti di interscambio complessivo con il MEC, svolgano un ruolo decisivo per sanare l'altissimo livello di disoccupazione che nel paese raggiunge il 10% della popolazione attiva. Questo rapporto organico con l'imperialismo occidentale, inoltre, viene assunto in termini ancora più precisi in riferimento alla possibilità di limitare gli effetti negativi del rientro degli ex-coloni.

Gonçalves, invece, cristallizzando i rapporti di forza che in questo momento si sono creati all'interno dei centri di potere, cerca attraverso la cosiddetta "campagna del lavoro", cioè mobilitando le masse proletarie in uno sforzo comune che metta da parte rivendicazioni economiche e politiche e che si esprima in un accrescimento esponenziale dei livelli di produttività, di concretare una massiccia accumulazione del capitale, collocando il paese in un rapporto preferenziale con l'URSS al livello di interscambio commerciale e passando alla repressione aperta di quelle manifestazioni di insofferenza nei confronti di una gestione del potere tutta autoritaria e burocratica.

De Carvalho a sua volta, impostando il problema della crisi economica in termini di prioritario riconoscimento delle strutture proletarie e militari di base quali organi di potere politico in rapporto costante con l'MPA, tende a passare ad un tipo di gestione economica che li riconosce come livelli di decisionalità produttiva attraverso esperienze di cooperazione e di autogestione locale che si indirizzino in una programmazione centralizzata a livello statale. A livello internazionale si esprime in termini terzomondisti, cioè stabilisce una collocazione del Portogallo che, rifiutando l'imperialismo USA e quello URSS, si inserisce nell'area dei paesi non allineati identificando in quest'area politica il soggetto storico del futuro in grado di rifiutare la logica dei blocchi e della politica della distensione, funzionali al mantenimento delle aree di influenza da parte degli imperialismi. La politica di de Carvalho assume un'importanza più specifica per la situazione economica portoghese nel momento in cui si colloca nella prospettiva di solidi rapporti commerciali con le ex-colonie.

Ora evidentemente, ogni tipo di disegno politico citato ha un grado ed un livello di influenza nella realtà portoghese; infatti, mentre le indicazioni dello schieramento di Costa Gomes raccolgono il consenso del PSP, del PPD, ed all'interno di questo si inseriscono spinte più propriamente fasciste che si rifanno al CDS (Centro Democratico Sociale) in cui si sono riversati i voti della Democrazia Cristiana messa fuori legge dall'MPA in quanto implicata nel tentativo di golpe dell'11 marzo e del PPM (Partito Popolare Monarchico), quelle di Gonçalves vengono fatte proprie dal PCP e dall'MDP (Movimento Democratico Portoghese).

Per quanto riguarda invece le indicazioni di de Carvalho, proprio perché esse si aprono al contributo di una serie del tutto originale di esperienze politiche ed organizzative sorte con il processo del 25 aprile, raccolgono l'appoggio degli organismi nati sui luoghi di lavoro e nel sociale e delle formazioni della sinistra rivoluzionaria; ma c'è da fare notevolissima chiarezza sui modi in cui l'autonomia di classe si riconosce nel programma del COPCON, e su questo ritorneremo in seguito.

E' dallo scontro di queste tendenze politiche di fondo che Gonçalves esce battuto in settembre e viene epurato dal Consiglio della Rivoluzione in cui si rende egemone la componente moderata.

Se le posizioni filosovietiche escono di scena al punto di costringere Cunhal, segretario del PCP, ad un opportunismo grossolano nella misura in cui prima si allea con i gruppi rivoluzionari, poi ripudia questa alleanza e si riavvicina a Soares per poi attaccarlo nuovamente, quelle che si rifanno a de Carvalho non risentono assolutamente dell'egemonia moderata nel Consiglio della Rivoluzione perché non si identificano totalmente nel personaggio, ma vanno tessendo il loro progetto storico nella società e sganciati da rapporti di mediazione con il potere militare. Questo significa che non sono i quadri militari a gestire complessivamente il processo ma è esattamente il contrario, nel senso che nel momento in cui la componente radicale viene emarginata sono le lotte operaie che si qualificano come avanguardia oggettiva.

Con la caduta di Gonçalves si apre una nuova fase di crisi del Portogallo, nel senso in cui il nuovo governo de Azevedo si qualifica come punta di un processo di arretramento politico del Consiglio della Rivoluzione che arriva a minacciare misure repressive, soprattutto nei confronti della dissidenza che sempre più va allargandosi alla base delle Forze Armate. Indubbiamente con il governo de Azevedo, ai vertici dell'MPA si è fatta strada una linea politica controrivoluzionaria che si muove nella direzione di imporre, costi quel che costi, la normalità nel paese, ma tutto questo non corrisponde assolutamente alla base del MPA, cioè quello spirito di conservazione che sta prendendo piede nei vertici del Movimento determina una grossa contraddizione: le assemblee militari nelle caserme rifiutano indicazioni che vadano in una certa direzione.

Questo è un ulteriore elemento di contraddittorietà in una struttura politica che sembrava aver imposto il proprio compito di riportare il paese in un quadro politico compatibile con le scelte della componente moderata. In altri termini, confusi appaiono ancora una volta i limiti precisi tra uno schieramento che fra enormi contraddizioni ha imposto la propria linea politica controrivoluzionaria e quella parte del Movimento che invece si è inserita in una logica più conseguentemente rivoluzionaria cioè più vicina alla pratica autogestita delle masse proletarie. Emblematici a tale proposito sono gli innumerevoli esempi di ribellione alla base fra le forze militari che, soprattutto ad Oporto, si sono espresse nell'occupazione della caserma del reggimento di artiglieria pesante, da parte di soldati che rappresentavano quindici unità di stanza nella città, per protestare contro la chiusura, da parte del comandante della legione militare nord Piros Veloso, della scuola Autieri della stessa città in modo da impedire che essa agisse da punto di riferimento per un fronte di lotta alle scelte moderate di de Azevedo e per gli organismi di base che subito avevano solidarizzato intorno ad essa.

La scuola Autieri era il terreno su cui erano nati i SUV (Soldati Uniti Vinceranno), cioè un tentativo di coordinare i settori militari che non volevano riconoscere nel governo di Lisbona l'espressione della rivoluzione iniziata il 25 aprile e che intendevano portare a compimento un'unità di intenti, già acquisita nei fatti, con le masse operaie, anche se l'esperienza dei SUV è diventata il terreno su cui sia i gruppi dell'estrema sinistra che lo stesso PCP tentano di imporvi la propria egemonia a danno dell'autonomia proletaria; lo stesso si può dire dell'equivalente esperienza proletaria dei TUV (Lavoratori Uniti Vinceranno) che partito come tentativo di organizzarsi da parte di 23 organismi di base di fabbrica di Lisbona, è subito diventato il centro delle mire egemoniche dei partiti dell'estrema sinistra. Il Movimento della Rivoluzione è stato vincente proprio perché ha costretto il Veloso a revocare il provvedimento disciplinare e ad eliminare qualsiasi disegno repressivo nei confronti dei soldati che avevano partecipato alla ribellione.

Un altro esempio di come il Consiglio della Rivoluzione abbia finito per rappresentare uno strumento oggettivo della reazione è la sua decisione di far saltare Radio Renascença, la radio cattolica occupata dalla sinistra rivoluzionaria, che negli ultimi tempi era diventata la voce delle lotte rivoluzionarie contro il governo de Azevedo.

Tutto questo concorre a dare un giudizio critico nei confronti di un potere militare centralizzatore che negli ultimi tempi si è scoperto come fondamentale nemico e che, con l'acuirsi dello scontro di classe, si costituirà in braccio armato della borghesia. Ormai si è prodotta una spaccatura insanabile tra MPA, ad eccezione di de Carvalho che negli ultimi giorni è stato estremamente critico nei confronti del Consiglio della Rivoluzione accusandolo di non aver nient'altro di rivoluzionario, e partiti moderati e dichiaratamente reazionari, da una parte. E proletariato e ribellione militare dall'altra.

La vittoria recente riportata dagli edili portoghesi per veder rispettare le proprie richieste salariali, cha hanno tenuto prigioniero per un giorno il capo del governo, dimostra il grado non solo della spaccatura e dello scontro di classe che ha raggiunto il paese ma anche il livello di coesione politica raggiunto dalle masse stesse.


Riformisti e processo rivoluzionario in Portogallo

Indice