Portogallo 1974

Riformisti e processo rivoluzionario in Portogallo

 

Le posizioni ed il significato delle scelte politiche che negli ultimi avvenimenti hanno caratterizzato le forme storiche del Movimento Operaio, hanno costituito materiale di dibattito e di scontro politico all'estero, tanto da arrivare a chiamare in causa giudizi e condanne storiche del passato che si credevano ormai seppelliti negli archivi documentari della Terza Internazionale. L'originalità ed il grado di scontro acuto che con il 25 aprile si è aperto in Portogallo hanno dato vita, oltre che ad un profondo interesse da parte delle forze politiche, ad un susseguirsi caotico di giudizi a volte corretti e positivi, a volte meccanicamente agganciati al passato senza tener conto della congiuntura a cui assistiamo, dal livello raggiunto dallo sviluppo capitalistico e dal quadro internazionale che si apre di fronte ad un paese rimastovi ai margini.

In particolare assume un'importanza specifica il giudizio sul modo di agire dei partiti operai, senza perdere di vista il quadro dei rapporti di forza fra le classi in cui essi agiscono, e nel quadro dell'autonomia di classe, manifestatasi prepotentemente nell'ambito di un paese che non lo lasciava assolutamente prevedere, la quale si contrappone sia in termini organizzativi sia in termini strategici ad una gestione burocratica di un certo processo.

Se ad una iniziale uniformità di vedute fra PSP e PCP ne è seguito lo scontro frontale, che in questi ultimi tempi ha raggiunto una polarizzazione definita manifestatasi in una spaccatura politica e geografica (centro e sud rivoluzionari, nord reazionario), questo non è assolutamente dovuto, direbbe Berlinguer, alla scelta da parte di Cunhal di una linea avventurista che non si pone nella logica di un regime democratico comprensivo di tutte le forze popolari ed antifasciste (e quindi proletariato, classi medie e ceto imprenditoriale e progressista), ma è la logica conseguenza di un rapporto politico stabilito con le masse e della risposta che le stesse hanno dato al tentativo di condurre un piano politico autoritario. In altri termini, è stata una realtà colma di indicazioni programmatiche, anche se in un primo momento confuse ma che hanno gradatamente assunto una funzione strategica, provenienti dal proletariato, a sconfessare una gestione che intendeva supplire alla supposta incapacità del proletariato, uscito da 50 anni di fascismo, di dirigere e di farsi avanguardia di un progetto politico di transizione al socialismo. E' qui la sostanza delle diversificazioni di analisi che si contrappongono e che, dal momento in cui ci si deve preparare ad uno scontro inevitabile nella realtà portoghese, provengono da due filoni storici antagonisti sulla problematica di avanzamento al socialismo. Ed in questo senso, spiegabili sono il tatticismo e l'opportunismo di Cunhal che, mentre in un primo momento, senza tener conto dei livelli organizzativi e di coscienza delle masse e delle esigenze delle stesse di farsi egemoni, esplicita una linea politica tutta tesa all'inserimento nei livelli di potere amministrativo e statale, da cui poter guidare il passaggio da una situazione di crisi strutturale nel mondo borghese ad una struttura fortemente centralizzata ed irrigidita a livello statale, degna delle più "nobili" tradizioni dello stalinismo internazionale (vedi blocco orientale), poi, in seguito al rifiuto delle masse di qualsiasi disegno che passi sulle loro teste (vedi il fallimento della "campagna del lavoro" promossa dal PCP), riadegua la linea politica ad un avvicinamento tutto strumentale e demagogico alle realtà di potere alla base, in modo da risollevarsi dall'isolamento in cui si trova.

Questo cambiamento di fronte prende tutto un periodo centrale dello sviluppo dello scontro di classe portoghese che va dalla battaglia per il sindacato unico (l'Intersindacale, monopolizzato - è il termine esatto - dal PCP ed impegnato in una lotta durissima all'autonomia di classe), alla campagna del lavoro, allo scontro frontale con il PSP, all'unità con le formazioni della sinistra rivoluzionaria, al ridimensionamento della propria rispondenza nel movimento operaio. Gli esempi di gestione politica a cui ci ha abituati Cunhal sono forse l'ultima aperta espressione dello stalinismo anni '50, pressoché coperto in varie forme altrove ed attraverso teorizzazioni originali di socialismo in un solo paese sviluppate soprattutto dai partiti comunisti francese e italiano, accentuate anche dal lungo periodo di clandestinità in cui è stato il PCP. Ma inequivocabile rimane, nonostante l'opportunismo, il suo carattere di partito che in un momento di fondamentale importanza per la storia del Portogallo e che quando il potere proletario condanna esempi ed indicazioni di attacco duro alle proprie scelte (vedi violenti attacchi del PCP agli scioperi autonomi della TAP e del LISNAVE che a suo giudizio si inserirebbero in un disegno reazionario e controrivoluzionario teso al ritorno al fascismo), si colloca in una visione complessiva che non ha nulla di rivoluzionario ed internazionalista. Infatti non possiamo valutare in termini rivoluzionari il disegno politico di un partito che, quando è compartecipe di una compagine governativa funzionale alla propria logica, porta avanti la campagna del lavoro e, avendo un netto rifiuto operaio in quanto le masse non si identificano con un disegno stacanovista senza che prima non si sia fatto un discorso chiaro sul potere alternativo che va sorgendo nel paese, attacca le stesse espressioni di potere alternativo accusandole addirittura di fare il gioco dell'imperialismo, poi, vedendo ridimensionato il proprio campo di influenza nell'MPA con l'estremismo di Gonçalves, gradatamente si avvicina a quelle espressioni tentando di usarle come massa di manovra per esercitare la propria pressione nei confronti del governo de Azevedo. Né possiamo inscrivere in una visione internazionalista una linea di politica estera che, invece di porre al centro dello scontro politico e quindi richiamare alla solidarietà internazionalista quelle forze che intendono salvaguardare gli interessi storici del proletariato, si indirizza nella logica dei blocchi e tenta di inserirsi nell'orbita dell'imperialismo URSS.

Sul terreno dell'internazionalismo proletario la strategia del PCP è fallita in termini di consensi di massa in quanto ha visto spostare nell'ambito delle tesi di de Carvalho una fetta consistente di quadri militari, inizialmente schierati con Gonçalves, e soprattutto ha visto un netto rifiuto proletario che nella lotta non ha finito con l'identificarsi con questo o quell'imperialismo. I motivi profondi che hanno determinato nel PCP l'esprimersi della scelta del capitalismo di stato e dell'inserimento nel blocco orientale e nell'area dell'imperialismo URSS sarebbe semplicistico spiegarli con la sola natura stalinista del suo gruppo dirigente, essi vanno ricercati nel piano politico complessivo che sottende alla linea generale del partito. Questo piano politico si concreta nella garanzia di efficienza amministrativa e politica di uno stato rigidamente organizzato, e qui è chiara la propensione del PCP di guadagnarsi la simpatia dei ceti medi progressisti e conservatori, come impiegati e tecnici, che vedono come un pericolo il costante attacco alle strutture dello stato borghese, nella garanzia di un certo grado di pace sociale, attraverso anche l'uso dell'Intersindacale come freno nelle lotte, e nella garanzia di sicuri investimenti ed aiuti economici da parte dell'URSS qualora vengano salvaguardate determinate condizioni.

In questo senso se ne smaschera il volto apertamente riformista alla pari delle altre componenti politiche borghesi che agiscono nel Portogallo. E serve anche ad eliminare qualsiasi illazione su una presunta ispirazione rivoluzionaria di questo piano.

In definitiva è il frutto mostruoso di un partito che, profondamente segnato dal periodo della clandestinità, non si è messo al passo con i tempi, cioè non si è messo al passo con i partiti fratelli europei riguardo il rispetto delle regole democratico-borghesi e non ha acquisito completamente la dinamica che informa gli equilibri antimperialistici nel mondo, da cui naturalmente si ricava la logica perdente della battaglia di Cunhal sulla politica estera.

A questo punto chiaro è anche che l'elemento di fondo critico dei rapporti con il PSP non è assolutamente rappresentato dallo scontrarsi fra una linea rivoluzionaria e una linea riformista, ma da un'incompatibilità complessiva fra la propensione al potere fine a se stessa del PCP ed il disegno storico portato avanti dal PSP di inserire il Portogallo nell'ambito delle zone che, oggettivamente, la distensione e la politica dei blocchi hanno riconosciuto e cristallizzato. E' nella polemica con il PSP ad esempio che si sono riesumati giudizi politici come quelli che si rifanno alla teoria del socialfascismo, che, elaborati dalla Terza Internazionale con l'emergere dell'attacco reazionario e fascista al riflusso seguente alle esplosioni rivoluzionarie ed operaie degli anni '20, non contribuiscono certo ad una corretta analisi degli avvenimenti portoghesi. Secondo questi giudizi storici il PSP, nella sua politica di difesa degli istituti rappresentativi borghesi e di attacco alle tesi stataliste e burocratiche di Cunhal, farebbe il gioco della reazione in quanto costituirebbe un terreno di aggregazione controrivoluzionaria nei confronti delle masse operaie. Questo, secondo noi, è un modo di interpretare la realtà portoghese estremamente artificioso in quanto porta a dare patenti di pratica rivoluzionaria ad un partito (il PCP) che concepisce il socialismo secondo alcuni schemi e con strumenti sorpassati e condannati dalla storia del movimento operaio (questo significa che non tutto il movimento operaio si riconosce nei paesi "socialisti" del blocco orientale).

Il disegno politico di Soares oggettivamente si qualifica per quello che è e non per quello che lo si vuol far diventare. In altri termini lo sviluppo politico proposto per la realtà portoghese dal PSP si inserisce straordinariamente, e non per niente lo stesso Soares ha pubblicamente riconosciuto di essere politicamente molto vicino alle tesi del PCI, nel tipo di evoluzione al socialismo teorizzato dai partiti comunisti dell'occidente, e cioè lo sviluppo progressivo della democrazia nell'ambito del sistema borghese, in cui la classe operaia attraverso la lotta elettorale e la conquista di spazi all'interno della strutture pubbliche, riesce ad inserirvi alcuni elementi di socialismo ed a qualificarsi come egemone.

Ecco il succo di una strategia che sempre più va assumendo i connotati di un piano storico complessivo della socialdemocrazia internazionale ed ecco il perché dell'esigenza di non falsare, forse in funzione del vuoto della linea politica e delle capacità di analisi di chi propone quelle formule, la realtà di certi fatti.

Quanto abbiamo detto però non toglie la peculiarità di un carattere profondamente contraddittorio delle tesi di Soares perché, mentre da una parte rivendicano la piena indipendenza del Portogallo dal punto di vista politico, dall'altra si è coscienti che, se si vogliono frenare l'inflazione ed il passivo della bilancia dei pagamenti, bisogna affidarsi agli aiuti economici dell'occidente; e questi evidentemente vengono stanziati a condizione di selezionatissime garanzie di una politica interna che salvaguardi determinati interessi economici e politici. Per intenderci, gli aiuti economici occidentali al Portogallo assumerebbero lo stesso significato di quel Piano Marshall, di aiuti economici all'Europa, varato dagli Stati Uniti nell'immediato dopoguerra.

In sostanza le tesi socialiste si caratterizzano come il fronte che, contrapponendosi alla mire filosovietiche di Cunhal, punta ad indirizzare verso il blocco occidentale le capacità produttive e le relazioni commerciali del paese. In definitiva quindi sia la politica di Cunhal, sia quella di Soares esprimono i contrasti antimperialistici in seno ad un paese limitatamente industrializzato ed importantissimo dal punto di vista strategico-militare. Ciò significa che le sue politiche contrapposte nel loro scontro fanno il gioco degli equilibri di potere fra i blocchi, ed in questo sta la sostanza reazionaria ed antiproletaria delle due politiche, che non gli interessi dello scontro di classe verso il socialismo.


I gruppi della Sinistra Rivoluzionaria

Indice