COMUNISTI ANARCHICI: UNA QUESTIONE DI CLASSE

 

1.3. Berneri (ovverosia dell’innovazione)

Camillo Berneri (1897-1937) è il rappresentante dell’ultima generazione dei teorici dell’anarchismo militante, un anarchismo all’apice del proprio sviluppo. Le cesure della guerra di Spagna, con la perdita di una parte rilevante del quadro attivo del movimento, dei fascismi, con la dispersione di un secolo di esperienze accumulate, e della guerra mondiale, con l’affermarsi dell’ordine mondiale bipolare e dell’eclisse di ogni alternativa al capitalismo che non coincidesse con il comunismo stalinista, non hanno ad oggi permesso il ricrearsi di un nuovo pensiero comunista anarchico. Pochi pensatori originali sono emersi (forse i soli Daniel Guerin e Murray Bookchin, il secondo dei quali parte da presupposti molto distanti dall’anarchismo di classe) e la rielaborazione della teoria ha subito un’interruzione di enorme gravità, al punto che la memoria dei presupposti stessi di un’impostazione contemporaneamente anarchica e comunista si è persa e si è reso necessario un suo faticoso recupero. Anche le capacità di analisi della realtà hanno subito una lunga battuta di arresto e solo recentemente si è trovato in Noam Chomsky un rappresentante di estrema lucidità, come non se ne vedeva da oltre mezzo secolo. Solo da un trentennio i lineamenti reali delle scaturigini del movimento anarchico e il suo essere una costola del proletariato, un’idea classista e non un vagheggiare utopistico di filosofi persi nei propri sofismi, è emerso dalle nebbie della disinformazione che ne aveva incrostato i connotati, deturpandolo.

Camillo Berneri

Berneri ha dimostrato subito nel suo pensiero intolleranza nei confronti dei dogmi, soprattutto se questi provenivano da una sedimentazione di asserzioni accettate superficialmente e non sottoposte alle necessarie verifiche di validità. Un contributo il suo fortemente innovativo, quindi, e non legato a schemi preconcetti che finiscono sempre per creare barriere allo sviluppo dell’idea. Purtroppo la scomparsa precoce nella Barcellona rivoluzionaria, ad opera di sicari stalinisti, ha interrotto il suo sviluppo teorico (e, come si è visto, contemporaneamente quello di tutto il movimento nel suo complesso), per cui è più immediato cogliere le potenzialità della sua elaborazione originale (sempre nel solco dell’anarchismo di classe), di quanto non sia possibile individuare un corpus dottrinario compiuto. Gli spunti più interessanti sono da ricercarsi nell’analisi della società postrivoluzionaria, dei suoi assetti possibili, delle contraddizioni che essa si troverà ad affrontare ed a risolvere. La rivisitazione teorica di Berneri è foriera di sviluppi positivi ed era già necessaria all’epoca del suo operare, per diradare le nebbie, allora ormai incombenti, di una presunta ortodossia fatta di idee sterili all’agire quotidiano. Infine egli fu anche portatore di un possibilismo, cioè di una disponibilità al confronto e alla considerazione delle conquiste dell’oggi, che lo contraddistinsero nei confronti della palude di replicanti suoi contemporanei (che tanti epigoni conta ai nostri giorni), pur nella totale intransigenza nei principi informatori, che lo portarono, come detto, allo scontro con gli stalinisti fino a rendere necessaria dal loro punto di vista la sua eliminazione fisica: l’avversario che entrava nel merito delle questioni risultava loro pericoloso.

 


2. I fatti

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