COMUNISTI ANARCHICI: UNA QUESTIONE DI CLASSE
2.1. Comune di Parigi (1871;
l’improvvisazione)
Al momento in cui il proletariato parigino dette vita alla Comune non vi era alcuna organizzazione politica che avesse elaborato un piano di lavoro. Furono la situazione difficile del dopoguerra con la Prussia, le condizioni sociali esistenti cui faceva da controaltare la speranza che la nascita della Ia Internazionale aveva suscitato, la tradizione di avanguardia che il movimento operaio francese esercitava ormai da decenni, che crearono la miscela che innescò il primo esperimento di autentica autogestione proletaria su vasta scala.
Quando Adolphe Thiers trasferì da Parigi a Versailles tutte le strutture dello Stato francese si creò un vuoto che la Comune colmò, quasi senza alcun progetto. Persino i blanquisti, il gruppo più forte e meno eterogeneo presente al suo interno, non avevano chiaro cosa fare, se non creare un governo rivoluzionario più accentrato possibile. Mancava loro un progetto sociale. Gli altri (giacobini, proudhoniani, internazionalisti, etc.) erano pochi e divisi al loro interno ed erano immersi nel grosso dei rappresentanti eletti dal popolo, che erano senza alcun indirizzo politico. I giacobini avevano la testa rivolta al passato e non avevano nulla da dire sul futuro. I proudhoniani erano pressoché assenti, perché i loro rappresentanti tradizionali si erano schierati contro la Comune. Gli internazionalisti erano divisi tra pochi marxisti, alcuni sindacalisti ed una parte di militanti o anarchici (Louise Michel, Louis-Jean Pindy) o molto vicini alle idee bakuniniste (Eugène Varlin), ma nessuno di questi ultimi aveva un rapporto stabile con le organizzazioni libertarie. I compagni di Bakunin in Francia erano per lo più fuoriusciti a seguito del già rovinosamente fallito tentativo di Comune a Lione, l’anno precedente.
Fu così che la Comune parigina avanzò per pochi mesi, prima di essere soffocata nel sangue (si parla di 30.000 morti e 45.000 prigionieri), senza intraprendere alcuna direzione precisa e quindi non prefigurando alcun modello sociale compiuto. La cosa sorprendente, che ne costituisce il grande lascito al movimento operaio, è che, nonostante i contrasti al suo interno, i pericoli incombenti all’esterno, lo stato di guerra in cui essa si trovò ad operare e nonostante l’assenza di quadri politicamente preparati, la vita quotidiana ebbe un’organizzazione, i servizi bene o male funzionarono, la produzione continuò. Fu anche possibile costruire una non disprezzabile organizzazione militare di difesa.
Questo tratto non è solo essenziale per comprendere lo sviluppo del movimento operaio internazionale ed il ruolo emblematico che in esso ha sempre giocato la Comune del 1871, ma è fondamentale per la costruzione della teoria comunista anarchica. Karl Marx rimase, come dire, sorpreso dagli eventi parigini e dovette rapidamente rivedere alcune sue concezioni sullo stato operaio, cosa che fece pubblicando La guerra civile in Francia. Per Bakunin tutto quanto era avvenuto era naturale, ben inserito nella sua concezione; in un certo senso anche gli errori e la sconfitta della Comune. Non era sorprendente, infatti, che il proletariato sapesse spontaneamente ed efficacemente organizzarsi e neppure, potremmo dire oggi, con le esperienze di altre rivoluzioni che si sono verificate posteriormente, che la marcia della società postrivoluzionaria si incamminasse correttamente verso forme sempre più autogestionarie e in cerca di alleanze federative con altre realtà simili: questa è la strada che con naturalezza viene intrapresa, se teorie distorcenti non incanalano la rivoluzione verso mete che la snaturano (l’assenza di organizzazioni preesistenti e con un proprio progetto permette proprio di verificare questo fatto elementare nel caso della Comune).
D’altra parte proprio l’assenza di un’avanguardia cosciente (che per i comunisti anarchici deve orientare la rivoluzione, non dirigerla, deve vaccinarla dalle deviazioni, non imporre il proprio credo) ha costituito la debolezza della Comune, impedendone le azioni risolutive e isolandola nel mare di una Francia ormai rassegnata ed in mano alla reazione (la rivoluzione o si allarga e contamina o perisce!).