COMUNISTI ANARCHICI: UNA QUESTIONE DI CLASSE

 

3.2. Le classi (gli attori)
 

Sono espressioni comuni del lessico politico la sinistra di classe, il sindacato di classe oppure gli interessi di classe. Ma cosa sono le classi per i comunisti anarchici e per tutta la cosiddetta sinistra antagonista, marxista e non? Sono i gruppi sociali che possono essere identificati in base alla propria collocazione nel ciclo della produzione e nella posizione relativa alla distribuzione dei beni. Per i marxisti (almeno per la grande maggioranza di essi) la definizione è molto rigida: le classi sono sostanzialmente due: coloro che detengono i beni di produzione (capitali, strutture, mezzi di produzione, etc.) e che in base a questa proprietà ricavano una porzione privilegiata dei beni che vengono prodotti senza lavorare alla trasformazione delle materie prime in oggetti di consumo; dall’altro coloro (il proletariato) che detengono solo la loro capacità di lavoro (forza-lavoro) e la vendono al primo gruppo (gli imprenditori) per ottenerne in cambio un salario che consenta a loro e alla loro famiglia di sopravvivere e riprodursi (generare quella prole che dà loro il nome). Altri gruppi come il ceto medio sono destinati a scomparire precipitando nella condizione proletaria, mentre i poveri che non trovano neppure collocazione nel mercato del lavoro sopravvivono come sotto proletariato (lumpenproletariat), non hanno un’identità di classe e servono solo a mantenere bassi i salari degli occupati grazie alla concorrenza che fanno loro e che favorisce il padronato.

Per i comunisti anarchici, da Bakunin in poi, la posizione è più articolata. La collocazione nel ciclo di produzione identifica infatti gli interessi fondamentali contrapposti: da un lato il proletariato che produce i beni di consumo con il proprio lavoro e ne viene espropriato in virtù dell’assetto proprietario della società capitalistica e dall’altro il fronte padronale che opera l’espropriazione grazie al possesso dei beni di produzione: attorno a questa contraddizione insanabile si muovono altri attori di seconda fila, ma non meno importanti: i contadini che detengono i propri mezzi di produzione, ma vengono espropriati di gran parte della ricchezza che producono dal meccanismo della distribuzione i cui canali sfuggono loro; i ceti medi terziari, che svolgono funzioni essenziali alla riproduzione capitalistica e che ne vengono ripagati con privilegi effimeri e irrisori, ma che vengono percepiti in modo tali da confondere loro quali siano i loro veri interessi; i disoccupati, la cui sete disperata di un salario, li contrappone fittiziamente ai loro naturali alleati.

È importante, quindi, individuare la dicotomia di fondo, costruendo una strategia che ricomponga gli interessi, solo apparentemente dispersi, di tutti coloro che più o meno subiscono lo sfruttamento dell’assetto sociale imperniato sulla proprietà privata capitalistica. Ma la dicotomia di fondo non può essere negata o aggirata e quindi sfuggono ad una logica classista tutti quei raggruppamenti (che pure possono essere tatticamente utilizzati ai fini della costruzione di un confronto rivoluzionario) che aggregano persone sulla base di percezioni soggettive o di interessi diversi da quelli rintracciabili nel ciclo della produzione, quali i consumatori, i poveri, gli abitanti di un quartiere, gli studenti, etc.

 


3.3. Lotta di classe (antagonismi)

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