Teoria dei Comunisti Anarchici
La teoria: suo senso
Noi siamo un partito perché abbiamo una teoria. E' essa, infatti, che ci collega -e ce ne rende protagonisti- alla storia della lotta di classe contro il capitalismo, ai suoi sviluppi ed al movimento dell'originario socialismo anarchico. Quest'ultimo si è posto, infatti, come stimolo alla rivoluzione sociale voluta e tentata dagli sfruttati, quindi come parte viva ed interna alla loro coscienza rivoluzionaria.
Dato che la teoria non è la lotta di classe, né la transizione stessa al comunismo anarchico, dato che il partito non è la classe, né la classe che fa la rivoluzione, teoria e partito sono in rapporto fra loro come elementi particolari della lotta rivoluzionaria; l'una serve l'altro (e viceversa) con scopi precisi in rapporto alla lotta rivoluzionaria.
La teoria è quell'elemento che ci fa agire come partito, cioè in un modo preciso e caratteristico; è quell'elemento che ci dà: una identità con noi stessi -in quanto rende omogenei tutti gli atti che facciamo in vista di uno scopo unico- ed una entità rispetto alla storia -perché contribuiamo realmente al suo corso.
La teoria ci indica le dinamiche sociali della storia -i loro fini e i loro modi- e permette di inserirci in esse perseguendo dei fini storici reali ed esperimentando modi di azione coerenti con i fini stessi e la realtà specifica che viviamo. La teoria è, quindi, di fatto, la base prima ed ultima della nostra attività di partito. Su essa è inammissibile la divisione, se non per una teoria diversa e, quindi, per un partito diverso.
I contenuti della teoria sono veri e reali non perché descrivono -anche se esattamente- i fatti passati della lotta di classe, né tanto meno perché ci dicono inequivocabilmente come si svolgeranno i fatti futuri di questa lotta; essi non sono puro frutto di ipotesi e/o di immagini mentali, né soltanto i fatti puri e semplici dello scontro di classe; la teoria non è soltanto un fine, né soltanto un metodo. Infatti noi non dobbiamo dare da zero una logica alla teoria, né tanto meno eseguire meccanicamente dei contenuti; non dobbiamo creare da zero un fine per un metodo già completo, né creare un metodo da zero per un fine esistente di per sé. La teoria politica è frutto della attività mentale e delle condizioni fisiche esterne ad essa; è frutto dell'incontro e intrecciarsi di questi due fattori.
Storicamente l'uomo si è misurato con la natura fisica esterna ad esso e con i suoi simili, ha usato la potenza derivatagli man mano da questi rapporti, con lo scopo ultimo della libertà. Anche se possiamo generalmente definirla come possibilità di essere gli unici responsabili dei propri atti, essa nella realtà storica ha subito continue trasformazioni determinate socialmente, perché lo sviluppo delle forze produttive ha teso a configurarla sotto forma di compatibilità. Infatti, nella storia, la libertà è sempre stata una aspirazione di tutti -in alcuni più prepotente e pressante, in altri sotto forma più rassegnata, in alcuni gruppi più cosciente e lucida, in altri più vaga e frammentaria- e come aspirazione è sempre stata uguale; invece come realizzazione pratica si è trasformata in obiettivi precisi e diversi a seconda delle possibilità reali che sono scaturite dal confronto della forza di chi vuole raggiungerla, con le condizioni politiche, economiche, morali e sociali della realtà esterna.
Dall'incontro fra l'aspirazione alla libertà e le possibilità storiche di realizzarla è venuto fuori un duplice effetto: per chi l'ha perseguita e la persegue, la realtà esterna è stata spesso un ostacolo, un limite di compatibilità da rispettare; per chi si volti indietro a guardare le epoche passate invece è chiaro come il cammino del progresso verso la libertà sempre maggiore sia avvenuto proprio attraverso lo stimolo che questi limiti di compatibilità hanno esercitato, di volta in volta, nei confronti degli individui e dei gruppi sociali. La storia ha visto diverse realizzazioni della libertà che, come ben sappiamo, hanno spesso richiesto per la libertà di un uomo, la sottomissione di altri uomini.
Dall'avvento del capitalismo, la libertà delle classi dominanti, basata sulla sottomissione degli sfruttati, ha cominciato a scontrarsi con un progetto di libertà collettiva basato sulla solidarietà, il quale tende a vedere nello sviluppo della collettività lo sviluppo del singolo. Forme precedenti di vita collettiva ce ne sono state, ma esse sono state distrutte dall'esigenza di forme più avanzate di controllo dell'uomo sulla realtà fisica esterna, di associazione e di sviluppo delle facoltà mentali. Il capitalismo, che è stato generato dalle nuove forme sociali basate sullo sviluppo individuale di rapporti sociali di forza, si è trovato a far nascere dinamiche di libertà egualitaria in contrapposizione con esso. Le motivazioni di queste dinamiche sono uguali a quelle che hanno fatto nascere e vincere, sulla struttura feudale, la società del capitale.
Noi siamo un partito che vive nella fase sociale inaugurata dal capitale; perciò siamo un prodotto di quelle dinamiche di libertà collettiva, rivoluzionarie rispetto all'attuale stato sociale. La teoria contiene nello stesso tempo dei punti fermi ed anche il senso delle esperienze che bisogna completare per attuare la rivoluzione sociale, senso che viene indicato dagli stessi principi. Tutti questi elementi si rifanno al ciclo storico che si vive. La costante è il fine che resta identico in qualsiasi momento di quel ciclo storico e segnerà la fine di esso e, nello stesso tempo, l'inizio di un ciclo socialmente diverso e più avanzato. La sperimentazione è nata con il fine e non costituisce altro che i tentativi per realizzarlo; essa è finalizzata e perfettamente omogenea al fine.
Le dinamiche sociali delle classi sfruttate dell'era capitalistica mostrano di avere una tendenza costante alla libertà collettiva e, nello stesso tempo, di svilupparsi in esperimenti sempre più perfezionati. Date queste cose, noi siamo identici alla dinamica di fondo della libertà collettiva, ma necessariamente ci evolviamo nella sua sperimentazione. Se infatti ciò non fosse, l'identità di fondo perderebbe qualsiasi realtà storica, diventando una cosa vivente solo nella mente e solo in condizioni e fatti puramente casuali.
Di conseguenza, la teoria ci dà un compito di coerenza proprio chiedendoci la sperimentazione e l'adeguamento storico, mentre ci chiede la sperimentazione proprio in nome della coerenza. La nostra teoria si rifà agli insegnamenti storici dello scontro sociale, cioè alla realtà sociale dell'era capitalistica. Suo referente sono i movimenti generati da questa realtà, i quali tendono, a loro volta, a cambiarla. Questi movimenti, per quel che riguarda le istanze progressive, tendono ad approssimarsi ad un fine costante, provando e riprovando modi sempre più efficaci per raggiungerlo. La nostra teoria rivoluzionaria è costituita dagli insegnamenti dello svolgersi della coscienza rivoluzionaria di quelle classi sfruttate che uniche hanno dimostrato e dimostrano di poter sciogliere le contraddizioni sociali dell'era capitalistica, sulla strada della libertà individuale, su basi di libertà collettiva.
Dalla 1a Internazionale ai giorni nostri, abbiamo tratto dei punti base. Essi sono:
1) L'esistenza reale di una possibilità storica di perseguimento di questa libertà;
2) L'identificazione di essa, da parte delle classi sfruttate, come fine costante e come continua sperimentazione, nella ricerca di un rapporto corretto fra fine storico costante (rappresentato dalla continuità e omogeneità della sperimentazione già avvenuta) e sperimentazione che continua;
3) L'identità tra classi sfruttate e soggetto rivoluzionario;
4) L'identità fra soggetto del fine costante e soggetto della sperimentazione (fine senza sperimentazione e sperimentazione senza fine non hanno alcun senso reale e storico);
5) La necessità che, all'interno del soggetto rivoluzionario storico, esista una funzione capace di collegare le sperimentazioni già avvenute in vista del fine costante (che in sostanza lo rappresentano storicamente), alle sperimentazioni attuali e future; questo per ché vengano garantiti i 4 punti precedenti.
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