Teoria dei Comunisti Anarchici

Il senso della storia delle rivolte sociali

 

Quando il sistema capitalista ha cominciato ad affermarsi, tutti coloro che subivano l'oppressione fisica e morale su cui si sosteneva e cresceva il nascente capitale, hanno sentito lo sfruttamento e ne hanno percepito la sua basilarità per le classi dominanti. La scoperta stessa dello sfruttamento del lavoro umano come base per lo sviluppo capitalistico è stato un fatto storicamente vivo solo nel momento in cui gli oppressi si sono sentiti sfruttati ed hanno applicato questa percezione intuitiva alle loro azioni, ai loro sentimenti, alle loro aspirazioni. Su questo innesco pratico si sono poi sviluppati la coscienza di essere sfruttati, di essere una classe e di volere arrivare ad un sistema sociale radicalmente diverso.

Un altro importante insegnamento che permea tutta la storia delle classi sfruttate dal capitale riguarda i modi con cui esse hanno via via percepito, combattuto e compreso le loro lotte sociali.

Nei momenti più alti dell'espressione della coscienza rivoluzionaria delle masse, essa ha sempre compreso la critica sia alle strutture economiche, sia a quelle politiche del capitale. Questa critica, espressa sotto forma di rifiuto, è stata tanto radicale proprio perché le proposte alternative nate dalle masse hanno tutte configurato forme sociali in cui economia e politica non fossero più due campi distinti, ma si fondessero nei criteri dei bisogni sociali, legando il sistema produttivo alle necessità umane della collettività e legando la creatività collettiva alle forme dell'attività lavorativa.

Questa semplice osservazione rende priva di significato qualsiasi interpretazione del rapporto fra coscienza delle masse e coscienza delle minoranze agenti come rapporto fra campo economico e campo politico. Distorcendo così barbaramente la storia delle lotte sociali, si arriva a negare astrattamente -a priori, e quindi autoritariamente che gli sfruttati stessi possono concepire il senso della rivoluzione sociale, raggiungendo delle forme di coscienza via via più precise in proposito.

Per tutti questi motivi riconosciamo realtà storica rivoluzionaria a solo quelle acquisizioni problematiche che scaturiscono da una attività pratica delle masse. Riconosciamo infatti solo agli sfruttati in prima persona ed alle loro azioni sensibili la indicazione della struttura classista e autoritaria del capitalismo, l'indicazione della realtà della lotta di classe e della conseguente necessità della rivoluzione sociale; solo agli sfruttati riconosciamo di aver posto e vissuto i problemi derivanti dalla necessità che il processo rivoluzionario sia sostenuto da una coscienza di massa a respiro storico e di averne variamente acquisito coscienza. Tutti i processi che, indotti da queste necessità, hanno determinato la formazione di minoranze rivoluzionarie agenti della classe stessa, sono stati verificati e perfezionati a più riprese, ma soltanto nell'ambito di situazioni in cui le masse sono riuscite ad agire con ampi margini di libertà soggettiva ed oggettiva. Senza queste situazioni non ci sarebbe stato né l'innesco del processo della coscienza rivoluzionaria, né ci sarebbero state le tappe di crescita dello stesso. La nostra attenzione teorica è concentrata proprio su queste situazioni in cui la classe si è trovata, e si è create le possibilità concrete per agire secondo la sua coscienza storica.

A livello teorico (e quindi non accademico o storicistico) noi ora prescindiamo dalle condizioni oggettive dei vari momenti presi in sé perché esse variano molto la loro incidenza sull'episodio di lotta, in base alla coscienza soggettiva dei suoi protagonisti; quello che invece ricerchiamo sono le forme ed i contenuti che hanno caratterizzato la coscienza delle masse sia per la maturazione già avvenuta, sia per la ulteriore maturazione che hanno richiesto.

Infatti, queste situazioni di scontro sociale sono le tappe storiche della maturità della coscienza rivoluzionaria di massa.

All'inizio dell'era capitalistica, le masse espropriate della terra e del comando sul proprio lavoro hanno cominciato a reagire all'attacco del capitale boicottandone i meccanismi produttivi e creando forme di solidarietà pratica. Spesso, le forme di boicottaggio hanno assunto un significato di attacco puro e di negazione globale delle forme produttive capitalistiche. A questo livello i dati storici reali sono incentrati sull'acquisizione storica del contrasto di classe fra i detentori del capitale e i detentori della forza lavoro.

L'arricchimento padronale era assunto uguale all'impoverimento relativo degli sfruttati, si riconosceva la necessità conseguente di riconoscersi tra sfruttati in quanto tali, di elaborare ed attuare in prima persona forme di difesa delle proprie condizioni di vita.

La società del capitale viveva sullo sfruttamento; la posizione degli sfruttati tendeva alla difesa ed in questa difesa dovevano maturare le naturali necessità di riconoscersi in un fine autonomo, che desse un senso a quegli atti difensivi e che unificasse le aspirazioni comuni. Il primo risultato di questa ricerca fu, appunto, la solidarietà.


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