Teoria dei Comunisti Anarchici

Il nostro movimento

 

Le minoranze agenti che hanno compreso ed accettato questa coscienza, si sono poste a servirne lo sviluppo, teorizzando così la prassi dell'anarchismo ed indicando nel comunismo-anarchico il fine indicato dalla coscienza del proletariato rivoluzionario. 

Si intende così indicare l'obiettivo storico reale a cui il proletariato rivoluzionario ha mostrato di tendere. Il comunismo dei beni e l'anarchia in campo politico servono ad indicare la realizzazione di una società storica in cui la libertà individuale in tutte le sfere della vita sociale abbia lo stesso senso dello sviluppo collettivo.

Nella storia della lotta di classe e del capitalismo c'è una continuità coerente sia fra espressioni della classe rivoluzionaria e delle minoranze politicamente anarchiche, sia fra la teoria della prima e la nostra teoria.

In base alla coscienza sulla funzione generale della minoranza agente precedentemente espressa, le minoranze dei militanti anarchici hanno, nella loro storia, teso a raccogliere le elaborazioni pratiche della coscienza rivoluzionaria proletaria ed a organizzarle per potersene fare una ragione politica e divenirne i continui propagatori.

Per questo motivo, il programma comunista anarchico di queste minoranze è l'espressione organica delle tendenze costruttive delle masse rivoluzionarie e la collocazione politica anarchica significa la consapevolezza della minoranza di questa sua funzionalità alla coscienza di massa.

Comunismo anarchico ed anarchismo designano nella nostra coscienza rispettivamente: il programma rivoluzionario delle masse e la necessità che le masse siano protagoniste della rivoluzione sociale.

I contenuti della nostra teoria si dividono in tre punti fondamentali:

Questi sono tre aspetti coerenti di un solo processo che la classe proletaria, suo unico soggetto, ha espresso ed esprime, ora frammentariamente ora invece organicamente. Questo vuol dire che nessuno di questi tre punti ha mai avuto un senso separato dagli altri due, quindi nessuno dei tre punti può avere un ruolo strumentale o tattico.

Il senso che lega la lotta di classe al comunismo anarchico, attraverso i problemi delle forme organizzative che essa esprime, non è un filo logico ideale, ma è stato sempre presente negli episodi rivoluzionari che hanno dovuto la loro realizzazione proprio alla realizzazione di un collegamento coerente fra tutti gli aspetti della lotta. Il nostro sforzo teorico si muove proprio in questa direzione.

La lotta di classe non è un'ideologia, né una teoria in sé. Gli sfruttati hanno reagito allo sfruttamento, boicottando gli sfruttatori. In questa lotta hanno scoperto subito la solidarietà fra sfruttati, che all'inizio era un far fronte compatto allo sfruttamento, poi in seguito ad episodi più qualificanti, diveniva una necessità per dare le fondamenta ad un nuovo modo di vivere. Dobbiamo raccogliere questa genuina e chiarissima realtà storica così com'è.

La lotta di classe non è valida come nozione aprioristica, ma è valida come risultato delle necessità umane degli sfruttati e della loro capacità di intuirne la portata storica. La lotta, partita come reazione, si è trasformata in forma necessaria per affermare le intuizioni scaturite con essa. In questo senso la necessità della lotta è enormemente accresciuta. Lo scontro è scontro tra classi perché proprio in esso le classi si sono definite.


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