APPELLO
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CONTRIBUTI ALLA DISCUSSIONE | FIRME al 18/07/2002 |
A tutte le compagne ed i compagni,
che hanno scelto il duro lavoro sindacale per porsi come soggetti attivi nello scontro di classe, che hanno scelto il sindacato quale luogo privilegiato per dare voce e forza agli interessi collettivi, immediati e storici, degli sfruttati, che organizzano e conducono lattività sindacale secondo il metodo libertario della democrazia diretta e secondo gli interessi di classe, rivolgiamo questo appello nella speranza che possa indurre alla riflessione ed alla ricerca di forme di valorizzazione e collegamento di un sindacalismo conflittuale a prassi libertaria.
Gli ultimi 10 anni della nostra vita ..
O forse di più. Provate a datare gli eventi o i processi iniziati e mai finiti, oppure la fine/inizio del ciclo economico ed ecco lo scenario che appare, replicando se stesso: riduzione delle dimensioni delle unità produttive; spostamento di alcuni settori produttivi verso paesi con un più basso costo della forza-lavoro e con esili vincoli ambientali e assenza di norme anti-inquinamento; modificazione dellorganizzazione del lavoro, estensione di forme "anomale" e precarie di rapporto di lavoro; esternalizzazione rispetto allazienda di molte lavorazioni; introduzione del tele-lavoro; sviluppo dellinformatica e della telematica e loro applicazioni nel processo produttivo; varo di politiche restrittive della base produttiva; repressione dei consumi; cedimenti in materia di flessibilità delluso della forza-lavoro e propensione alla creazione di differenziazioni salariali; progressivo svuotamento del CCNL; trasformazione del salario indiretto e differito in opportunità di accesso al mercato del welfare. Tutte queste cose vi sono note. Tutte queste cose impongono un ripensamento dellazione sindacale. A tutte queste cose non ha saputo opporsi un sindacato confederale che ha scelto la strada della completa subordinazione alle politiche padronali.
Il sindacalismo concertativo
Concertazione, triangolazione, partnership. Far propri gli interessi economici nazionali (una sorta di neo-corporativismo), sacrificando gli interessi dei lavoratori. Il dramma del sindacalismo confederale è duplice: da un lato tenta di "governare" le scelte macroeconomiche, ponendosi ai tavoli quale parte sociale portatrice di un parere obbligatorio e vincolante, ma la nuova fase economica non sembra prevedere una presenza del sindacato come elemento costitutivo del nuovo patto sociale, perché nei progetti del capitale non cè spazio né per la cogestione alla CGIL, né per il solidarismo cristiano alla CISL.
Dallaltro tenta di "governare" la contrattazione imponendola ad una controparte che la accetta volentieri purchè sia una scatola vuota in cui i contenuti sfuggono al controllo dei lavoratori, in quanto decisi dalle compatibilità di sistema (programmi aziendali, produttività).
Nel suo percorso verso la completa istituzionalizzazione, il sindacalismo concertativo ha quindi un destino di agenzia di carattere consultivo, gestore di servizi finanziari per i lavoratori. Linganno ed il danno per i milioni di iscritti è doppio: si fa strada lidea che QUESTO è lunico sindacalismo possibile e al tempo stesso si perde la nozione, la pratica e la memoria di sindacato quale luogo della ricomposizione e difesa collettiva degli interessi di classe.
E pur vero che (r)esistono settori di opposizione in alcune categorie o in alcune realtà geografiche; è pur vero che in alcuni casi possiamo assistere a dure lotte condotte a livello di singola situazione, dove lunità dei lavoratori impone un sindacalismo conflittuale e prevale sulle logiche CGIL o CISL; è pur vero che alcuni coordinamenti RSU di settore o di territorio hanno saputo imporre un altro punto di vista rispetto alle decisioni delle segreterie locali o nazionali .
Ma queste realtà non sembrano poter più "recuperare" i sindacati confederali (e soprattutto il ceto burocratico-dirigenziale) a forme di rappresentanza e di lotta che li trascinino fuori delle secche del sindacalismo concertativo verso un sindacalismo conflittuale; e se questo può dispiacerci fino ad un certo punto, per altri versi deve indurci a guardare queste realtà come spezzoni di classe vessati dal moderatismo e dallautoritarismo dei dirigenti- inclini a praticare forme di sindacalismo conflittuale dove poter sviluppare prassi libertaria.
Il sindacalismo conflittuale
Il vuoto che ha creato e sta creando il sindacalismo concertativo ha permesso che si sviluppassero varie forme ed aggregazioni sindacali alternative e di base, la cui costituzione, diffusione e crescita ha un andamento ancorato alle storie personali degli attivisti sindacali, al luogo ed al settore di lavoro. Queste aggregazioni, passate dai movimenti cobas a veri e propri sindacati (costo, ricordiamolo, non indifferente: occorre sottoscrivere la L.146/90 e gli accordi sulle RSU), hanno aumentato il numero degli iscritti, sono riuscite a far eleggere propri rappresentanti nelle elezioni RSU degli ultimi anni in diverse categorie, riescono in alcuni casi a promuovere iniziative di lotta (locali e nazionali; giuridiche e scioperi) che riscuotono un certo seguito, ANCHE tra i non iscritti. Con il crescere della credibilità e della rappresentatività (quella politica se non numerica) dovrebbe crescere anche la responsabilità di questi sindacati- sia di fronte ai propri iscritti, sia di fronte ai lavoratori tutti- quali soggetti portatori di un progetto alternativo.
Purtroppo la pluralità di sindacati di base non ha finora portato VALORE al sindacalismo conflittuale, ma si è mutata in frantumazione dellunità dei lavoratori con conseguente indebolimento del progetto alternativo: ricostruire un sindacalismo di classe a democrazia diretta.
La stessa costituzione di un sindacato Cobas per la primavera del 2001 (frutto dellaggregazione di SdB, S.in.Cobas e Confederazione Cobas) se è vero che procede verso una riaggregazione parziale ed una semplificazione del quadro del sindacalismo di base, è comunque attesa alla prova del confronto con gli altri pezzi del puzzle, non meno importanti e non meno significativi e con storie diverse alle spalle.
Perciò?
Ruolo degli attivisti sindacali anarchici e libertari
Ci sono moltissimi lavoratori/trici anarchici/che attive/i in diversi sindacati, dalla sinistra CGIL ai vari Cobas, dallUSI allUnicobas, alle RdB/CUB, in vari settori e categorie, in diverse realtà geografiche e politiche. Molti altri non fanno riferimento ad un sindacato preciso. Più spesso la scelta è data dalla materialità dei rapporti di forza nel luogo di lavoro più che dal sentirsi rivoluzionari, è data dalla condivisione di un percorso o di una stagione di lotte con i compagni di lavoro più che dal massimalismo di una sigla o di unaltra. Molto spesso gli attivisti sindacali anarchici e libertari sanno essere elementi di unione dei lavoratori e non di divisione, sanno puntare alla comunanza di interessi e di intenti e non al settarismo. E questo perché essi stanno là dove la coscienza di classe si organizza in un dato momento storico, nelle forme che il conflitto sociale e la soggettività dei lavoratori delineano.
Non ci sono contenitori predefiniti, né sindacalismi da seguire: prima ancora che ai sindacati definiti, gli anarchici attivisti sindacali sono attenti alle forme di autoorganizzazione della classe nei luoghi di lavoro e nel territorio, perché lorganizzazione di massa si costruisce a partire da lì. Lì dove gli anarchici attivisti sindacali sono dentro quella dimensione organizzata dei lavoratori e ne favoriscono la crescita.
Gli anarchici attivisti sindacali scelgono i lavoratori prima delle sigle, scelgono lunità dei lavoratori prima delle sigle, sostengono le lotte dei lavoratori per la difesa dei loro interessi indipendentemente dalla forma o sigla scelta, dal tipo di sindacalismo scelto, purchè porti ad un miglioramento delle condizioni di vita del proletariato, allapertura di spazi più liberi nella società. E se in queste lotte e/o sindacati, gli anarchici sono capaci di dire la loro e di essere "di-guida", avranno rafforzato lautonomia dei lavoratori e rilanciato il ruolo dellanarchismo di classe. E cioè si sarà fatto del concreto sindacalismo rivoluzionario, del concreto anarcosindacalismo, del concreto sindacalismo libertario, .. del concreto sindacalismo!
Certo, molto spesso essi devono difendere il loro sindacato dalle "male arti" dei riformisti, e questo sarà più facile se sarà un sindacato che gode delle simpatie e dellappoggio dei lavoratori. Gli attivisti sindacali anarchici e libertari sanno caratterizzare una piattaforma in senso conflittuale, sanno portare allinterno dellorganizzazione delle lotte una prassi libertaria, sanno far conoscere e sviluppare la democrazia diretta, il controllo dal basso sui delegati, sulle fasi della contrattazione. Anche ricorrendo alle famigerate RSU.
E nei luoghi di lavoro non è proprio questo il nostro compito? Ricostruire lunità di interessi tra lavoratori con diverse forme di contratto, riprendere nelle mani la contrattazione decentrata, tutelare il diritto alla salute, gestire lorario per gestire meglio la vita, svincolare il salario dalla produttività?
E nel territorio non è proprio degli anarchici e dei libertari costruire luoghi e situazioni in cui possa ricostruirsi quel tessuto associativo, di dibattito, di elaborazione politica e culturale, di solidarietà, come furono le Società di Mutuo Soccorso e i circoli culturali che in passato fecero forte il movimento operaio e permisero unefficace difesa degli interessi di classe?
Oppure Camere del Lavoro Intersindacali, associazioni intercategoriali, coordinamenti di sindacati, o di delegati RSU, che possono consentire di ritessere una trama di relazioni e di elaborazioni sindacali a prescindere dalle appartenenze e dalle tessere, dove la ricchezza viene dalle diverse esperienze sindacali, da quegli organismi autogestiti, da quei sindacati, da quei militanti sindacali e politici che individuano e perseguono obiettivi di lotta parziali e più generali- su cui federare i lavoratori appartenenti a differenti organizzazioni sindacali?
E a livello nazionale non devono forse essere proprio gli attivisti sindacali anarchici a far sì che la diffusione di un sindacalismo conflittuale a prassi libertaria diventi il progetto discriminante su cui federare segmenti di classe, attivisti sindacali, sindacati di base diversi? Non essendo credibile la convergenza del sindacalismo di base in una sola organizzazione, ma essendo al tempo stesso urgente e necessario che il sindacalismo conflittuale si sedimenti e si ponga come vera forza alternativa ed attraente per i lavoratori, non è forse nostro compito cercare di lavorare perché almeno si costruisca una piattaforma del sindacalismo di classe?
Una piattaforma in cui si pongano degli obiettivi e dei principi indisponibili su salario, orario, diritti, servizi, democrazia sindacale per tutti i lavoratori/trici italiani ed extracomunitari, garantiti e precari, del nord e del sud:
Una piattaforma di lotta con cui ricostruire lunità dei lavoratori, ripristinare la solidarietà di classe, restituire al mondo del lavoro democrazia sindacale ed autonomia progettuale per una società più ugualitaria e più libertaria!!
ACANFORA Fabrizio, Coord. Rsu, Dir. naz. FLTU-CUB Genova
Presentato a FIRENZE, il 4 febbraio 2001,
il dibattito prosegue sulla lista sindacalismoconflittuale
per adesioni