L'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI
a cura del Centro Comunista Studi Politici - Genova

 

I - Le origini dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori

 

La storia della Prima Internazionale è storia dello sviluppo politico ed organizzativo del proletariato europeo, storia quindi delle classi operaie dei vari paesi e del rapporto tra la loro crescita quantitativa e qualitativa e le condizioni oggettive nelle quali tale crescita avviene.
Livello d'industrializzazione, grado di concentrazione e ritmo di sviluppo capitalista sono, insieme alle condizioni economiche generali (ricchezza di materie prime, fertilità della terra, ecc.) e alle condizioni politiche, l'oggettività delle singole situazioni nazionali che influenza se non determina il tipo ed il ritmo di sviluppo dei movimenti operai dei vari paesi.

Indispensabile per la nostra analisi è quindi tratteggiare nelle sue linee generali quella che è la situazione politico-economica dell'Europa all'inizio della seconda metà del 1800, al fine di collocare e di correlare precisamente la storia dei primi sviluppi dell'internazionalismo proletario a precise condizioni di classe e di sviluppo del capitalismo industriale.

La situazione politico-economica degli anni 1860/1870 in Europa

Il carattere fondamentale della storia d'Europa nel secolo XIX è il trionfo della rivoluzione borghese; sul piano strettamente politico ciò significa sia la fine della monarchia assoluta nei vari Stati europei e l'avvento di regimi liberali e democratici, sia l'affermazione del principio di nazionalità per quegli Stati che non avevano ancora raggiunto l'unità nazionale e/o erano ancora sottoposti al governo di paesi stranieri.

Sul piano economico l'affermazione della borghesia come classe dominante va di pari passo (talvolta anticipa, talvolta segue) con lo sviluppo della rivoluzione industriale, diverso da paese a paese nei tempi di inizio e nei ritmi di crescita, ma ovunque accompagnato da profonde trasformazioni del tessuto sociale, delle quali la più importante e la più evidente è la nascita del proletariato industriale sorto dalla disgregazione e dalla rovina di ceti sociali come gli artigiani, dall'inurbamento e dalla proletarizzazione dei contadini.

Intorno al 1860 la rivoluzione borghese si era compiuta largamente in Europa, la monarchia assoluta era definitivamente tramontata in tutta l'Europa occidentale, il problema dell'indipendenza nazionale era stato risolto per il Belgio e per la Grecia fra il 1830 ed il 1839, l'Italia otteneva nel 1861 l'unificazione del territorio nazionale e l'indipendenza, la Germania sotto la direzione della Prussica si avviava a risolvere lo stesso problema a tappe rapidissime e l'avrebbe portato a termine entro il 1870.

Certo il problema delle libertà costituzionali e del riconoscimento delle nazionalità rimaneva ancora aperto per molti popoli.

La monarchia assoluta sopravviveva nell'Impero Austro-Ungarico, nel regime autocratico dello zar in Russia, nell'Europa meridionale-orientale e si insinuavano ancora le propaggini dell'Impero Turco in decadenza da più di un secolo e tuttavia tenuto in vita dalle rivalità e dalle gelosie dei più forti Stati europei che avevano mire e ambizioni contrastanti su quei territori.

Il problema delle nazionalità non era stato risolto per la Polonia ancora inglobata nei territori dello zar, nella zona dei Balcani il groviglio intricato delle nazionalità, slavi, cechi, boemi, costituiva un perenne pericolo di instabilità per l'impero austro-ungarico e per quello ottomano, fomentava forze centrifughe e spirito di ribellione, si esasperava nella sua umiliazione fino ad assumere precocemente i toni del nazionalismo irrazionale e fanatico che poco o nulla aveva in comune con gli ideali e le illusioni di democrazia e di rinnovamento che avevano caratterizzato le prime lotte per l'affermazione del principio di nazionalità.

Infatti prima ancora che la rivoluzione borghese si fosse compiuta interamente in tutta l'Europa, quando tanti problemi rimanevano ancora insoluti e scottanti e si sarebbero trascinati fino alla prima guerra mondiale per non trovare neppure allora la soluzione definitiva, la sua parabola già da tempo aveva cominciato la curva discendente del consolidamento del nuovo dominio di classe, di un regime nuovamente conservatore, non più feudale ma borghese.

Il 1848 è l'anno che fa da spartiacque fra la fase rivoluzionaria e l'involuzione conservatrice della borghesia: la repressione spietata degli scioperi e delle barricate operaie nel giugno del 1848 a Parigi fa cadere l'illusione della convergenza di interessi fra il proletariato e le componenti progressiste della borghesia.

Parallelamente allo sviluppo delle forze politiche verso il liberalismo e la democrazia si era andato evolvendo in modo ancor più contraddittorio e difforme il processo di industrializzazione e di concentrazione capitalistica.

Negli anni '60 in Inghilterra stava per concludersi la prima fase della rivoluzione industriale fondata sulla libera concorrenza e già si intravedeva lo sviluppo del capitale verso la concentrazione monopolistica; il Belgio e la Francia il cui sviluppo industriale aveva seguito di qualche decennio quello inglese avevano già raggiunto un grado considerevole di sviluppo; nei vari stati della Germania in cui l'unificazione economica aveva preceduto quella politica, la creazione di un ampio mercato grazie all'unione doganale realizzata nel 1836, e il favore di notevoli risorse naturali avevano fatto sì che una volta preso l'avvio verso la metà del secolo, lo sviluppo industriale procedesse con uno slancio e una rapidità superiore a quello degli altri paesi.

Il resto dell'Europa era rimasto relativamente più arretrato, la Russia però stava svegliandosi dal suo letargo feudale, la riforma della abolizione della servitù della gleba, calata dall'alto per volontà dello zar, rivela che nuove forze sociali diverse dall'aristocrazia terriera si stavano movendo anche in Russia e facevano pressione per la creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo industriale.

In Italia, dove lo sviluppo industriale antecedente all'unità era stato debole e diseguale nei diversi stati, il raggiungimento dell'unità politica non segna immediatamente l'inizio di una fase di sviluppo più dinamica, perché troppo grossi erano i problemi che la borghesia italiana, fragile come classe e arretrata a causa della genesi storica rispetto alla borghesia di paesi come la Francia, il Belgio e l'Inghilterra, doveva risolvere anche solo per portare a termine la creazione di un mercato nazionale non ancora raggiunto per mancanza di una rete di comunicazioni, di infrastrutture, per i problemi derivanti dalla diversità dei sistemi di pesi, di misure, delle monete, che dovevano essere unificati.

Gli anni '60 vedono il proletariato europeo, almeno nei paesi industrializzati più avanzati, attraverso le delusioni derivate dalla sua alleanza con la borghesia e l'amara lezione delle dure repressioni dei suoi "alleati" borghesi, maturare un grado più elevato di coscienza della propria autonomia di classe, ma nello stesso tempo questa coscienza non era e non poteva essere ugualmente chiara per tutti.

La situazione di classe e l'associazionismo operaio

Molto importante è l'analisi del rapporto tra il livello di sviluppo e di maturazione del primo associazionismo operaio (1) e quelle che sono le condizioni politiche e il grado di industrializzazione e di concentrazione capitalistica dei vari paesi.

L'analisi di alcune situazioni nazionali ci mostra come questo rapporto sia diretto: i paesi industrialmente più avanzati e capitalisticamente più concentrati, Francia ed Inghilterra, sono quelli nei quali l'associazionismo operaio si estende e si generalizza a strati ed a settori sempre più vasti di proletariato.

In Inghilterra l'associazionismo operaio ha ormai da anni completato la sua trasformazione dai caratteri originari di società operaie ed artigianali di mutuo soccorso a potente rete di sindacati di mestiere che moltiplicano in questi anni i loro sforzi per darsi un coordinamento stabile ed efficace. (2)

In Francia il primo associazionismo solidaristico si è, negli anni intorno al 1860, sviluppato secondo due diversi, ma egualmente vitali, orientamenti: la rete delle associazioni cooperativistiche ispirate dal mutualismo proudhoniano e i primi embrioni organizzativi del sindacalismo industriale e rivoluzionario, le Borse du Travail.

In Italia ed in Spagna dove lo sviluppo industriale è sfalsato di decenni rispetto a quello dei paesi più avanzati ed ha assunto ritmi di crescita molto più blandi, le espressioni politiche ed organizzative del proletariato sono parimenti arretrate.

Il primo congresso delle società operaie spagnole (quasi tutte a carattere assistenziale e solidaristico) si terrà solo nel 1865 e vedrà la partecipazione di 300 delegati in rappresentanza di 40 società.

In Italia nel 1859 alle oltre 100 società operaie di mutuo soccorso piemontesi ne corrispondono solo 49 in tutta l'Italia centro-meridionale.

E' ovvia l'importanza niente affatto marginale di questi dati quando si consideri che i primi fermenti ed i primi tentativi di dar vita ad un'organizzazione internazionale proletaria vengono appunto dai lavoratori inglesi e francesi, dagli esponenti delle classi operaie che per prime in Europa superano la concezione assistenziale e solidaristica dell'associazionismo e svincolandosi dalla pesante tutela della borghesia radicale e illuminata giungono a prefigurare (dapprima sul terreno economico, in seguito su quello politico) la necessità di un'organizzazione, nazionale e internazionale, autonoma e proletaria nelle strutture, nei programmi e nei metodi di lotta.

In definitiva il processo di maturazione del proletariato europeo si può riassumere in questa doppia trasformazione: l'associazionismo solidaristico lascia il passo a quello resistenziale e sindacale, la rete delle associazioni sindacali di categoria costituisce il terreno fertile su cui si radicheranno le sezioni nazionali dell'A.I.L, effetto e stimolo delle accresciute capacità politiche della classe operaia. 

 

Note al Primo Capitolo:

(1) Il carattere originario dell'associazionismo operaio è di tipo assistenziale e solidaristico;
operai, artigiani e contadini spinti da esigenze immediate e contingenti si riuniscono in società di mutuo soccorso (molto spesso dirette e patrocinate da borghesi illuminati), versando un fondo comune destinato a soccorrere i membri restati senza lavoro o ammalati, ovviamente questo tipo di associazioni non si prefiggono nessuno scopo di carattere sindacale politico se non in quanto servono da trampolino di lancio per i "benefattori" borghesi che le dirigono. 

La radicalizzazione dello scontro di classe, la dimostrazione sempre più evidente dell'inconciliabilità degli interessi di classe proletari e borghesi, la maturazione operaia, producono una duplice trasformazione delle società operaie: l'accresciuto interesse per il problema economico e per quello politico favorisce la trasformazione in società cooperative di produzione e di consumo o in società operaie di resistenza che si propongono di contrattare i minimi salariali e di opporsi ai licenziamenti (la cassa sociale viene impiegata per finanziare i primi scioperi), o in società che hanno ambedue queste caratteristiche.

Il successo dell'Internazionale affonda le sue radici in un associazionismo operaio che ha trasformato le sue caratteristiche originarie qualificandosi politicamente, le società operaie di resistenza e le prime organizzazioni sindacali di categoria si trasformano spesso in sezioni dell'A.I.L.

Naturalmente questo processo è condizionato dal livello di sviluppo industriale e di maturazione capitalistica dei vari paesi; se in Inghilterra e in Francia agli inizi degli anni '60 si è ormai formato un movimento sindacale efficientemente organizzato e di vaste proporzioni (è del 1860 la fondazione del Trade's Council di Londra), in Italia e in Spagna questa trasformazione è ancora agli inizi ed è predominante il numero delle società operaie di tipo tradizionale.
Possiamo riassumere il processo evolutivo dell'associazionismo operaio in uno schema di questo tipo:

(2) I primi tentativi di unificare a livello nazionale a vasta rete di associazioni sindacali locali e di 
mestiere si concretizzano nel 1845 con la fondazione dell'Associazione Nazionale dei Mestieri Riuniti per la Protezione del Lavoro; il Trades Union Congress viene istituito nel 1868.


Indice

Capitolo II