Tesi di Pontedecimo
Prefazione a cura della FdCA (2006)
Il 24 e 25 febbraio 1951 si tiene a Genova - Pontedecimo la I conferenza dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (GAAP). L'esigenza della creazione di una corrente "orientata e federata" in senso classista e comunista era maturata negli anni precedenti all'interno delle varie componenti che formavano la Federazione Anarchica Italiana (FAI).
L'anarchismo italiano aveva espresso, sia nell'esilio che fra i militanti al confino una scelta di tipo comunista tanto che la prima organizzazione che nasce a Firenze già dal settembre 1943 si chiama Federazione dei Comunisti Anarchici, riprendendo le pubblicazioni del giornale "Umanità Nova". Il congresso tenutosi a Carrara dal 15 al 19 settembre 1945 vede una grande partecipazione di militanti molti giovani provenienti dalla lotta partigiana, soprattutto da quelle zone dove si erano costituite forti federazioni locali e regionali (Liguria, Lombardia, Lazio); ma evidenzia da subito quella che sarà la caratteristica dell'anarchismo degli anni seguenti: la presenza di una corrente legata al periodico statunitense "L'Adunata dei Refrattari", su posizioni antiorganizzatrici, che da subito impedisce il formarsi di una struttura organizzativa e porta alla rinascita del "calderone ottocentesco giustificato allora dall'immaturità del Movimento".
Dal congresso di Carrara esce quindi una concezione della FAI come movimento di opinione e non come organizzazione politica; inoltre, nell'impossibilità di arrivare a una sintesi fra le tendenze presenti di segno radicalmente opposte – da una lato individualisti, antiorganizzatori, aclassisti, dall'altro comunisti anarchici, collettivisti, marxisti-libertari, consiliaristi – si eviterà di darsi una strategia comune in nome dell'assoluto rispetto della libertà e dell'autonomia dell'individuo, puntando tutto ad alimentare le speranze, la quasi certezza dell'approssimarsi dell'insurrezione rivoluzionaria.
Nonostante tutto ciò la vita dell'anarchismo nel dopoguerra fu in Italia molto attiva, anche grazie ai molti militanti presenti in alcune realtà operaie, la Liguria, la costa tirrenica con Livorno, centro portuale, fino alla zona laziale con forte presenza a Roma.
Di questa presenza poco risulta nelle deliberazioni congressuali e nella vita della FAI, che, sotto l'influenza del "sindacalista pentito" Armando Borghi isola appunto dalla vita della Federazione chi si schiera per il lavoro sindacale, chi non accetta la linea movimentista che porterà l'anarchismo negli anni 50 ad essere un movimento di opinione e non di lotte.
I moti successivi all'attentato Togliatti, il tirarsi indietro dei partiti, soprattutto del partito comunista, la successiva immediata e dura repressione, l'immobilismo parolaio dimostrato da tanti, fa si che si formi in molti militanti anarchici la convinzione che, da un lato non si possa contare sulla base dei partiti della sinistra istituzionale, troppo controllata dai vertici, dall'altro bisogna "iniziare alla base un paziente lavoro di restaurazione teorica allo scopo di rianimare i compagni disorientati o ideologicamente deboli" (da "L'Impulso", settembre 1949).
Questo programma raccoglie e sintetizza un giudizio estremamente attuale nel movimento anarchico italiano e sulla funzione negativa svolta da coloro che di fatto ne dirigono l'azione; la cappa del "purismo" tiene infatti legata la FAI a una pratica politica aclassista, slegata dalla realtà politica e sociale. Contro questa tendenza, e cogliendo l'insegnamento bakuniniano, alcuni militanti reputano opportuno stabilire tra loro un'intesa che renda possibile il ritorno del movimento anarchico su posizioni genuinamente classiste e comuniste anarchiche recuperando la tradizione storica dell'anarchismo italiano. Pertanto, parallelamente all'intensificarsi della lotta di questi militanti all'interno dell'organizzazione di classe per la difesa degli interessi proletari, si sviluppa una loro azione organizzata all'interno della FAI al fine di orientarla.
Si tratta di un lavoro costante all'interno del movimento anarchico, fatto mediante la costruzione di una rete di rapporti epistolari, con l'invio di circolari, informazioni, notizie; un lavoro che all'esterno emerge nell'attivismo frenetico di Pier Carlo Masini, allora redattore di "Umanità Nova" e insieme oratore instancabile in centinaia di conferenze e dibattiti che affrontano temi che vanno dal riesame di esperienze storiche dell'anarchismo ad analisi della situazione politica, e portano l'oratore a prendere diretto contatto con i gruppi di tutt'Italia.
Questo paziente lavoro giunge allo scoperto al III Congresso nazionale della FAI che si tiene a Livorno dal 23 al 25 aprile 1949; durante il dibattito infatti si ufficializzano due schieramenti contrapposti. Da un lato i sostenitori di un movimento "orientato e federato" che si radunano attorno al gruppo "Roma centro" e che ben presto daranno vita al periodico "L'Impulso"; dall'altra ritroviamo individualisti, antiorganizzatori e aclassisti che controllano la pubblicistica anarchica, la Commissione di Corrispondenza e possiedono solidi e sperimentati rapporti internazionali. Quest'ultima tendenza costituisce ufficialmente sul finire del 1949 a opera dei più noti individualisti e antiorganizzatori il gruppo "L'Antistato", che darà vita all'omonimo periodico e a un'editrice.
Da parte dei comunisti anarchici, dalle pagine del "L'Impulso" e altre pubblicazioni viene messo a punto un programma di approfondimento della storia dell'anarchismo, un metodo di studio e di lavoro per i militanti, una serie di pubblicazioni come Lettura di Bakunin, Lettura di Gramsci, ancora di estrema attualità. Al tempo stesso cercano di cogliere gli elementi di "revisionismo ideologico" rispetto alla tradizione dell'anarchismo italiano e internazionale presenti nelle posizioni espresse dagli individualisti e antiorganizzatiori, dando alle stampe un'analisi quasi filologica delle posizioni della corrente che essi definiscono "resistenzialista", rappresentata in Italia dalla rivista "Volontà" (1).
La polemica si fa così serrata e lacerante e porterà alla convocazione del congresso della FAI di Ancona dell'8-10 dicembre del 1950, dove i sostenitori della tendenza antiorganizzatrice espelleranno gli aderenti al "progetto di linea politica per un movimento orientato e federato". Gli espulsi si costituiranno in Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (GAAP) e accentueranno la propria collaborazione autonoma pur rimanendo collegati alla componente sindacale della FAI nei Comitati di Difesa Sindacale (CDS).
I GAAP cercheranno di sottoporre a una rigorosa analisi la mutata struttura dello sfruttamento capitalistico, sforzandosi di coglierne novità e linee di tendenza, analizzeranno l'azione dell'imperialismo internazionale, comunque smascherato, cercando di coglierne le caratteristiche e tenteranno di formulare una proposta strategica capace di opporsi al disegno complessivo dell'imperialismo. Particolare attenzione verrà posta all'analisi della cosiddetta "fase di transizione" dalla società capitalistica a quella post-rivoluzionaria, con un'attenta analisi del ruolo dello Stato, "apparato di classe", da distruggere nella fase rivoluzionaria (2).
Contemporaneamente verrà avviato un riesame critico delle esperienze di lotta del movimento operaio, e del ruolo della minoranza guida nella costruzione del processo rivoluzionario che porterà a una nuova formulazione della politica del Fronte Unico Rivoluzionario, elemento strategico fondamentale dell'anarchismo nel biennio rosso (3). La strategia di alleanze con tutte le forze sinceramente rivoluzionarie, realizzata sulla base di comuni aspirazioni al cambiamento, si trasforma nelle teorie dei GAAP in Fronte Unico o Terzo Fronte, come i gaapisti preferiscono chiamarlo, visto come alleanza organica, compenetrazione e fusione su un progetto strategico dei rivoluzionari, delle avanguardie, siano esse di formazione anarchica o marxista. Si tratta di un'operazione resa necessaria dalla fase di sviluppo che le lotte proletarie attraversano, proprio mentre l'iniziativa è per intero nelle mani del capitalismo e dell'imperialismo. In realtà un Terzo Fronte per resistere, per non scomparire, nell'incapacità reale di coinvolgere le più ampie masse dei lavoratori. Un Terzo Fronte che, superata ogni distinzione fra organizzazione di massa e organizzazione specifica, tipica del dualismo organizzativo e del comunismo anarchico, affida al partito politico e solo ad esso il compito di preparare e guidare la rivoluzione, di essere insieme organizzazione di massa e partito. La degenerazione leninista è ormai più che evidente.
La formulazione organica di questa linea politica viene fatta nella terza conferenza dei GAAP a Livorno, e rappresenta la fine di quella riflessione avviata all'interno del movimento anarchico da parte di Masini ed altri, in quanto segna l'inizio dell'abbandono del comunismo anarchico da parte dei GAAP come organizzazione politica e la fine della loro identità ideologica. Essi si salderanno con altri gruppi di estrazione marxista, con i consiliaristi, e daranno vita nel 1956 ad "Azione Comunista", una formazione politica che, se poté dimostrare una certa tenuta a livello di massa, ebbe tuttavia una vita effimera. Singoli militanti di provenienza comunista anarchica si ritroveranno poi nei gruppi operaisti dei primi anni sessanta e, via via, in tutte quelle formazioni politiche che, numerose, compariranno all'interno delle lotte del '68 - 69.
All'interno di queste lotte maturerà anche una nuova generazione di giovani anarchici che, verificato il declino della FAI da organizzazione politica a movimento di opinione, inizieranno la ricostruzione della tradizione organizzativa comunista anarchica e di classe, attraverso il radicamento del territorio, la formazione di organizzazioni regionali, locali, territoriali, riallacciando i fili dei rapporti con parallele organizzazioni comuniste anarchiche a livello internazionale, e dando vita da vent'anni alla Federazione dei Comunisti Anarchici.
Federazione dei Comunisti Anarchici
Note:
1. "Resistenzialismo piano di sconfitta", note critiche sull'indirizzo della rivista "Volontà", supplemento al n. 2 de "L'Impulso", n. u. [Livorno, febbraio 1950] ora in
A. Dadà, L'anarchismo in Italia: fra movimento e
partito, Milano, Teti, 1984, p. 333- 49.
2. Sulla liquidazione dello Stato, apparato di classe, tesi programmatiche approvate alla prima conferenza Nazionale dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria tenuta a Genova-Pontedecimo, nei giorni 24-25 febbraio 1951, Genova-Sestri, 1952, che qui viene riedito.
3. Approvata al Congresso dell'Unione Anarchica Italiana tenuto a Bologna dal 1 al 4 luglio 1920.
Unione Anarchica Italiana, Il fronte unico rivoluzionario. Relazione sui rapporti del movimento anarchico con le altre forze sovversive e rivoluzionarie: II Congresso nazionale, Bologna, 1-2-3-4- luglio
1920, Bologna 1920, p, 22, ora in A.
Dadà, op. cit., p.266-72.