I MAKHNOVISTI E I LIBERI SOVIET
Introduzione
di Alexandre Skirda
Il Congresso regionale di Aleksandrovsk, ottobre 1919
Si tennero due conferenze dei lavoratori ad Aleksandrovsk, durante le quali furono eletti i delegati per il congresso regionale che si sarebbe svolto dal 27 ottobre al 2 novembre 1919. Esso vide la partecipazione di oltre 300 persone, di cui 180 erano delegati contadini (1 delegato ogni 3.000 contadini) e una ventina di delegati operai; i restanti erano delegati delle organizzazioni rivoluzionarie di sinistra e delle unità insorte. L'ordine del giorno era:
Il congresso prese la più urgente decisione militare: la mobilitazione "volontaria" di 20 classi dell'età tra i 19 e i 39 anni. Coloro che avevano meno di 25 anni sarebbero stati inviati subito al fronte mentre gli altri avrebbero avuto cura della difesa del territorio.
Può sembrare contraddittorio questo appello alla mobilitazione "volontaria", e infatti gli storici sovietici non hanno mancato dal notare il fatto; in realtà la decisione implicava la diffusione di un appello alla coscienza rivoluzionaria di tutti gli interessati perché difendessero i propri diritti e la propria libertà con le armi, senza che fossero costretti a farlo, come invece fu la pratica tra i Bolscevichi, i Bianchi e i Petliuristi.
Il congresso decise inoltre che l'approvvigionamento dell'esercito insorto doveva essere assicurato in base al bottino di guerra, requisizioni dalla borghesia e, soprattutto, da contributi liberi dei contadini, dal momento che l'esercito insorto era ancora in effetti un esercito contadina. Una commissione di contadini, operai e insorti fu incaricato di preparare ulteriori conferenze e congressi che avrebbero trattato le questioni inerenti alla ricostruzione sociale e economica della regione. Rimase all'ordine del giorno la voce "varie", per le altre questioni che i delegati avessero voluti trattare. Tutto passò senza problemi fino al 30 novembre quando l'anarchico Volin - che presiedeva il congresso - si pronunciò sulle tesi dei Makhnovisti sui liberi soviet, redatte da Makhno insieme all'ufficio culturale del movimento e dibattute frettolosamente da una parte degli insorti e che si intendeva proporre per l'adozione ad un congresso generale degli insorti. Il 20 ottobre, le tesi erano state pubblicate in forma di opuscolo come Bozza di Dichiarazione teorica degli insorti e vennero distribuite per tutta la zona liberata.
Makhno, che era presente al congresso, prese la parola e espose le tesi per filo e per segno. L'assemblea decise di indire un voto sulla seguente mozione: "Si sostiene questo punto di vista in tutti i modi, nell'augurare l'universale e la più rapida possibile creazione di liberi organismi sociali e economici sul territorio, coordinati fra di loro". A questo punto alcuni delegati operai - in verità militanti menscevichi e socialrivoluzionari - si obiettarono; proponevano invece la legittimità dell'Assemblea Costituente eletta nel novembre del 1917 e sciolta a mano bolscevica nel gennaio del 1918. Makhno si scagliò contro di loro, dando loro addirittura del controrivoluzionari, in combutta con Denikin. Oltraggiati, 11 delegati del soviet dei sindacati, del sindacato dei lavoratori dei ristoranti, delle stamperie, delle banche e del commercio, uscirono dall'aula e fecero pubblica protesta alle accuse di Makhno, esigendo al nome della classe lavoratrice della città che tali accuse venissero ritirate! Il Congresso non vide la necessità di rispondere poiché, se non fosse stato per il fatto che Makhno aveva detto qualche verità, la stessa assemblea "l'avrebbe comunque fatto entro un paio di giorni" (1).
Un funzionario bolscevico, Levko, che partecipava al congresso, parlò anch'egli contro le tesi makhnoviste con una caricatura rozza:
"Voi dite che i soviet potranno organizzare l'anarchia e che potremo vivere con tali soviet, ma voi stessi non osservate questo principio (indicava la presidenza del congresso). Eppoi, voi chi siete? Non siete un'autorità? Voi presiedete, chiamate gli interventi, chiamate al silenzio e, se così desideriate, negate il diritto alla parola. Come sarà sotto l'Anarchia? Se un ponte tra due nostri villaggi verrà distrutto, chi si occuperà di ripararlo? Dal momento che nessuno dei due villaggi vorrà farlo, nessuno lo farà e così saremo senza ponte e non potremo andare in città". (2)
L'argomento fu tanto infantile da non convincere, specialmente tra i contadini per i quali la solidarietà è una legge della natura, ma serve per illustrare bene la tendenza che esiste tuttora tra i partigiani dell'autorità di considerare la gente dei bambini incapaci di assumere il controllo degli affari senza combinare le peggio "idiozie". In contrasto con la citazione di cui sopra, Pavlov (3) [...] riproduce il credo dei contadini: "Non siamo Bolscevichi. Loro ci promettono molto, ma noi abbiamo già tutto (la terra). E l'autorità? Viviamo benissimo senza". (4)
In ogni caso i Bolscevichi presenti al Congresso non insisterono e delegarono un loro militante, Novitski, al Soviet Rivoluzionario Militare degli insorti, eletto dal Congresso. L'unità era all'ordine del giorno ed era sufficiente che essi potessero seguire gli eventi, ben posizionati in attesa della loro opportunità di intervenire.
Makhno rispose alla protesta dei Menscevichi, specificando che le sue accuse riguardavano loro e non i lavoratori; lo spiegò in una lettera aperta pubblicata sull'organo makhnovista, Put' k Svobode (La via alla libertà):
"Compagni lavoratori! E' mai possibile che i lavoratori di Aleksandrovsk e dintorni, attraverso i loro delegati menscevichi e socialrivoluzionari di destra, sostengano l'idea dell'Assemblea Costituente di Denikin contro un congresso libero degli operai, contadini ed insorti? Quando fuggirono dal congresso come volgari ladri comuni davanti alla giustezza delle mie accuse, è possibile che voi abbiate deciso di manifestare insieme a loro? E' vero che questi fantocci della borghesia siano incaricate di rappresentarvi solo per potersi nascondere dietro il vostro onore proletario e poi inneggiare alla vecchia idea dell'Assemblea Costituente?
Credo di no; credo che non sia possibile che i lavoratori di Aleksandrovsk abbiano conferito i pieni poteri a questa gente per promuovere al congresso l'Assemblea Costituente di Denikin. Questi individui sfacciati che hanno tradito i vostri interessi parlando al congresso col linguaggio di Denikin. Sono certo che voi lavoratori di Aleksandrovsk rimarrete fedeli alle idee del proletariato e dei contadini, all'idea della Rivoluzione Sociale. Morte a tutte le Assemblee Costituenti e alle altre trappole della borghesia! Evviva la libertà, l'uguaglianza e la giustizia dei lavoratori!" (5). [...]
La violenza del linguaggio di Makhno è comprensibile, specialmente alla luce delle battaglie feroci che egli aveva fatto per i suoi ideali; tuttavia, va notato che sbagliò quando identificava l'Assemblea Costituente con gli obiettivi di Denikin. Essa era lontano da Denikin quanto lo erano i liberi soviet voluti dai Makhnovisti.
La Bozza di Dichiarazione
Una cosa va puntualizzata. Makhno ed i suoi più stretti compagni non descrissero mai il movimento da loro guidato come un movimento esclusivamente anarchico, nonostante il fatto che essi fossero da lungo tempo comunisti anarchici provati. Per questo, probabilmente, si astenerono dal dare l'appellativo "anarchico" all'esercito insorto, usando quello di "makhnovista". Infatti, per loro si trattava di un movimento pluralista di massa dentro il quale potevano coabitare tutti i partigiani della rivoluzione sociale. La presenza dei Socialrivoluzionari di sinistra - Veretel'nikov, Popov (sebbene sarebbero diventati anarchici in seguito) -, dei Bolscevichi (uno di cui, Novitski, fu anche eletto al Soviet Rivoluzionario Militare nell'ottobre 1919) e i rivoluzionari senza partito (Kozhin, Ozerov) sono testimonianza di questa pluralità di tendenze. La Bozza di Dichiarazione teorica del movimento, redatta da Makhno ed i suoi compagni comunisti anarchici, si basava sul concetto dei liberi soviet così come sull'autonoma azione collettiva ed unitaria della totalità dei lavoratori, e non una sola classe, o un singolo partito con l'appetito per l'egemonia, com'era il caso con i Leninisti, ad esempio. Secondo loro, il sistema dei liberi soviet rappresentava solo uno necessario stadio di transizione, utile per tessere i legami sociali ed economici che avrebbero portati ad una federazione di comuni anarchiche, consegnando così lo Stato stesso al museo dell'antiquariato scomodo.
Tuttavia, in un articolo successivo, Makhno specificava che la Bozza, come il nome vorrebbe indicare, doveva essere dibattuta e, in un secondo momento, possibilmente adottata da un congresso generale degli insorti, ma la situazione militare non consentì che ciò accadesse. Egli affermava che "la bozza di dichiarazione degli insorti makhnovisti non rappresentava la costituzione di uno Stato makhnovista, […] bensì il frutto del lavoro frettoloso del gruppo comunista anarchico di Guliai-Pole in un momento difficile per la rivoluzione nell'Ucraina" (6). Dal momento che gli insorti non riuscivano a concordarsi su come meglio esprimere alcuni punti, approfittarono della presenza di Volin alla fine dell'agosto 1919 per chiedergli di rivedere il testo della Bozza. Egli ci lavorò per un mese ma si limitò ad aggiustare lo stile letterario del testo. Makhno concluse che i punti in questione non avevano scandalizzato Volin e che dunque la Bozza non era in discordanza con l'anarchismo, ed in particolare con la concezione bakuninista del periodo di transizione, che non sarebbe stato una "diffusione di autorità" bensì l'eliminazione dello Stato delle classi e delle ineguaglianze economiche.
Poco dopo, Volin dette la conferma della versione di Makhno, quando specificò di essere subentrato a Lyashcenko come presidente del Soviet Rivoluzionario del movimento per un periodo di due mesi, solo in seguito ad un invito da parte di Makhno, dal momento che non aveva aggiunto nulla del suo alla Bozza di Dichiarazione, come per la volontà espressa degli insorti, limitandosi a riformulare certi passi e migliorare lo stile letterario. Non aveva "affatto" cercato di "anarchizzare" la Bozza, che lui considerava espressione fedele del pensiero del movimento insorto makhnovista. (7)
Quanto ai commentatori bolscevichi, essi non vedevano nulla di nuovo nel testo rispetto alle posizioni di Bakunin o Kropotkin (8). Yefimov ci fornisce un'interessante descrizione dei liberi soviet praticati dai Makhnovisti:
"Erano degli organismi di potere molto primitivi. Non ci fu alcun organo centrale di governo, solamente un Soviet Rivoluzionario Militare che era al contempo una sorte di parlamento ed un'agenzia militare centrale per gli affari militari e civili. Detta agenzia ebbe una vasta gamma di funzionai ma nell'eseguire tali funzioni si presentava soltanto come organo di orientamento, senza alcun proprio diritto, il potere tutto essendo degli organismi territoriali. In pratica, ogni villaggio ed ogni distretto rurale gestiva i propri affari in totale indipendenza. Tuttavia, la struttura di questo potere spettrale era di tipo sovietico: ci furono comitati esecutivi, soviet dei deputati, dove degli individui eletti si riunivano per trattare le varie questioni, anche se non fondamentali". (9)
Una curiosa ammissione: con le loro azioni gli insorti mettevano in pratica le loro scelte antiautoritarie, realizzando le aspirazioni di vecchia data. Arscinov elenca le tre idee di base a tale approccio: "(a) il diritto dei lavoratori alla totale libertà di iniziativa; (b) il diritto all'autogestione economica e sociale, e (c) il principio antistatalista nella costruzione sociale". Per lui, la Makhnovshcina si dimostrò "...un movimento anarchico di massa dei lavoratori, non ancora interamente formato né cristallizzato del tutto, ma cercando di raggiungere l'ideale anarchica e passando per la strada anarchica". (10)
Arscinov trae una distinzione tra questo comportamento coerente e l'abdicazione e passività teoriche di molti anarchici intellettuali, la cui assenza fu risentita nel movimento. In questo è d'accordo con la critica di Anatol Gorelik, aggiungendo che secondo lui dietro tale mancanza vi è una certa indeterminatezza teorica e la cronica disorganizzazione che vige tra i militanti anarchici. Anche Makhno condivideva questa analisi; infatti per lui era chiaro che l'Anarchia non era un'utopia prediletta degli intellettuali i quali, in attesa dell'avvento dell'età della felicità, comodamente occupano le loro confortevoli nicchie nell'attuale sistema alienante, bensì un'ideale sociale pratica e immediata. Infatti, tale condivisione di posizioni fece sì che, in esilio, i due amici idearono una Bozza di Piattaforma Organizzativa per il movimento anarchico nella quale avrebbero ripreso e sviluppato la Bozza di Dichiarazione del 1919 e quanto avevano imparato dalle esperienze della Makhnovshcina, della Rivoluzione russa e la sconfitta del movimento makhnovista in quel periodo.
Note:
1. B. KOLESNIKOV, Profsoyuznoe dvizhenie i
kontrrevolyutsiya, Kharkov 1923, p. 320.
2. M. KUBANIN, Makhnovshcina, Mosca 1927, p.94
3. Pavlov era un tenente colonnello della Divisione Markov dell'esercito di Denikin.
4. V.E. PAVLOV, Markovtsy, Parigi 1964, p. 75.
5. B. KOLESNIKOV, op. cit., p. 321.
6. N. MAKHNO, Otkrytoe pis'mo Maksimovu, in Delo Truda, no.15, agosto 1926, pp. 10-12.
7. VOLIN, in Delo Truda, no.16, settembre 1926, pp. 15-16.
8. KUBANIN, op.cit., pp. 96-97, e I. TEPER, Makhno, Kharkiv 1924, p.61
9. I.E. YEFIMOV, Operatsii protiv Makhno c yanvarya 1920 g. po yanvar' 1921 g., in
Sbornike rabot voenno-nauchnoi assotsiatsii pri Voennoi akademii, Mosca 1921, I, p. 196.
10. P. ARSCINOV, Istoriya makhnovskogo dvizheniya
(1918-1921), Berlino 1923, p. 230-231.
Bozza di Dichiarazione dell'Esercito Insorto Rivoluzionario (Makhnovista) dell'Ucraina