I Comunisti Anarchici e
l'Organizzazione di Massa
Premessa
Questo lavoro segue di quattro anni la prima stesura nata originariamente come semplice esigenza di dibattito tra militanti comunisti anarchici. Già allora esso rappresentò un notevole strumento di confronto con tutti quei compagni che su posizioni di classe conducono sul proprio posto di lavoro una battaglia per la difesa dei lavoratori.
L'interesse incontrato fu dovuto al fatto che già allora sostenevamo la necessità di giungere ad impostare un processo reale di unità di classe, prima ancora di porre il problema dell'organizzazione e della radicalizzazione rivoluzionaria.
L'articolazione di questo processo e quindi la sua successiva verifica non è stata esente da critiche pervenute da quelle componenti che nel movimento anarchico e fuori di esso scelsero a suo tempo (e perseguono oggi) la via della semplificazione storica e teorica, per iniziare esperimenti, spacciando avanguardie per collettivi, cercando di cavalcare la tigre di questa o quella categoria, nella quale credono di individuare i germi dell'autonomia di classe e dell'anarcosindacalismo. E così per molti compagni l'autonomia di classe è stata quella degli ospedalieri prima e degli assistenti di volo poi, evitando di considerare che essa non è definibile dai soli comportamenti soggettivi di una categoria di lavoratori, magari esasperata dai tradimenti dei vertici sindacali, ma bensì dai comportamenti di classe che, partendo dai bisogni reali riescono a divenire proposta unificante per tutti i proletari.
Oggi, ripresentando la nuova stesura, sentiamo di poter affermare che le recenti vicende dello scontro di classe confermano le nostre posizioni.
L'esperienza delle "autoconvocazioni" indica che la presenza nelle strutture di base del sindacato in tutti questi anni non è stata vana: il lavoro silenzioso e capillare che centinaia di militanti (naturalmente non solo comunisti anarchici) hanno svolto, privi di velleità, nelle strutture di base del sindacato, ha certamente permesso le recenti lotte dei lavoratori italiani, i quali hanno trovato nei CdZ e nel CdD il solo punto unitario di riferimento.
Anche alla luce delle recenti vicende, ci sentiamo di affermare che le posizioni e le soluzioni adottate nel documento sono per noi un punto di arrivo, certo limitato, ma orami rappresentano acquisizioni sulle quali siamo disponibili a confrontarci con altri compagni e su cui basiamo il nostro intervento; intervento che non intendiamo ristretto alla nostra limitata realtà regionale, ma che cerchiamo di portare avanti con tutti coloro che sono favorevoli a queste proposte e che sono disposti al dibattito.
In questi anni abbiamo avuto modo di constatare che le strutture di base del sindacato rappresentano l'unico punto di riferimento unitario nel quale i lavoratori continuano, nonostante tutto, a riconoscersi. Ciò non è frutto di considerazioni semplicistiche, ma risponde a precise cause strutturali e storiche, e chi leggerà il seguente documento potrà facilmente comprenderlo; tale valutazione è densa di conseguenze proprio perché, anche alla luce delle attuali vicende, noi non diamo per scontato né la fine del comando dei partiti sul movimento sindacale, né il definitivo decollo dell'autonomia di classe. Crediamo inoltre che la bancarotta politica delle posizioni proprie di chi ha indicato ed indica l'uscita dal sindacato per fondarne di sempre più veri e rivoluzionari, come il progetto strategico da perseguire sia ormai evidente; tuttavia questa illusione è destinata purtroppo a riprodursi proprio perché, volendo, è facilissimo sopravvivere a se stessi.
Oggi la scelta di continuare a lottare nelle strutture di base del sindacato per restituirle ai lavoratori ed alle loro lotte è una scelta difficile e necessita di un dibattito approfondito sulle sue necessarie implicazioni strategiche. Quelle scelte che qui indichiamo e che abbiamo cercato di verificare nel corso di questi anni, rappresentano oggi tutta la nostra acquisizione e concorrono alla messa a punto della nostra strategia volta a perseguire l'unità di classe e a costruire il sindacato dei consigli.
I. Organizzazione politica comunista anarchica ed organizzazione di massa